LE STRANEZZE DELLA HOLT, DELLA SUA TRADUTTRICE E DELL’EINAUDI

I
l ponderoso e complicato giallo di Anne Holt, “La paura”, uscito a marzo nella traduzione di Giovanna Paterniti, ma risalente al 2008/9, come anche l’ambientazione, annovera una lunga serie di errori, imprecisioni, frasi illogiche ed errori ortografici vergognosi per la casa editrice di riferimento del Novecento!

Einaudi non ha mai saputo mettere gli accenti ma oggigiorno risulta particolarmente sbalorditivo, visto che un qualsiasi pc te li corregge automaticamente: le 540 pagine del volume sono ovviamente tempestate da una caterva di sì, così, lì, più, giù, lassù, lunedì, martedì e venerdì, tutti assolutamente con gli accenti acuti; e il colmo si raggiunge a pagina 333, quando una bambina pronuncia un ‘Sììì’ con tre iii con gli accenti rovesciati !

Fin dalla seconda riga del testo si legge: “Uno di quei sabato sera…”: il plurale non esiste?!

A pagina 16 c’è un nonno facoltoso che “aveva dato il suo generoso contributo a diverse organizzazioni umanitarie … a partire dal 1920”: quando aveva solo nove anni?!

A pag. 18 si precisa che “Era come se i polmoni fossero indipendenti dalla sua volontà”: perché invece, di solito…

A pag. 88 “La luna nuova splendeva obliqua sopra la casa dei vicini”. Bah: dipenderà dalla prospettiva e dal momento, no?!

A pag. 100 istruzione controversa: “… mio padre che non è mai andato oltre la laurea breve”: personaggio nato nel ’46, in Norvegia avrebbe potuto conseguirla a partire dal 2003_2006, cioè a 60 anni, non certo nel ’70, quando non sarebbe stato fuori corso, ma non esisteva ancora.

A pag. 117 “Era il 27 dicembre 2008 e le undici e trenta del mattino erano passate da tre minuti”: modo un po’ lambiccato per dire che erano le 11.33.

A pag. 203 si trova forse la stupidaggine più grossa: “Da quella distanza la casa sembrava una scena tratta da un film nazista.” No comment.
Ma a pag. 262 una immagine analoga viene descritta più correttamente (a parte una frecciata al Beaubourg di Renzo Piano): “Sulla sinistra spiccava una manciata di edifici di mattoni gialli; per qualche motivo l’architetto aveva deciso di posizionare all’esterno ogni tubatura: il risultato ricordava il fondale di un film di fantascienza a basso costo”.

Un’altra chicca a pagina 225: “Prima ancora di girare l’angolo dove il corridoio faceva una curva a novanta gradi stava già correndo”: l’architetto sarà sempre stato Renzo Piano.

Le due gazze di pagina 231 alla pagina successiva sono diventate due cornacchie: sempre di corvidi trattasi.

A pag. 253 di nuovo un’istruzione un po’ ritardata, questa volta negli USA, se la rampante Karen, nata nel ’61, discute la tesi di dottorato solo nel 2000.

A pagina 268 compare un altro volatile dal sesso incerto (come molti dei personaggi della Holt): “Un’anatra maschio”: meglio ‘un germano’ per risparmiare almeno un apostrofo!

M.M.

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