DONNE INNAMORATE MECCANICAMENTE

Anche David Herbert Lawrence, nel suo libro più influente del ‘900 (secondo l’opinione del compianto Anthony Burgess), indulge all’uso a nostro avviso smodato dell’avverbio ‘meccanicamente’ e simili; ma forse nel caso dei suoi quattro personaggi principali, come già accadeva per quelli di “Arcobaleno”, sono innate queste continue altalenanze tra amore e odio, passione e ripulsa, che li fanno agire spesso senza pensare a quello che fanno.

Dunque nella ristampa Rizzoli del 2013, che consta di circa 700 pagine, “Donne innamorate” (pubblicato originalmente nel 1920) presenta nelle prime 260 di testo effettivo quel che segue:

– meccanicamente
– come per un riflesso automatico
– involontariamente
– meccanicamente
– “casualmente di proposito” (virgolettato dell’Autore)
– quasi distratta
– distrattamente
– meccanicamente
– l’aria distratta
– distrattamente
– meccanicamente
– automaticamente
– magneticamente
– senza prestarci attenzione
– automaticamente (pag. 181)
– dimentico di ciò che stava facendo (pag. 181)
– senza pensare a ciò che stava facendo (pag. 181)
– meccanicamente
– inconsciamente
– un po’ distrattamente
– distrattamente
– automaticamente
– automaticamente
– automaticamente
– brancolava per conservare sufficiente padronanza meccanica di sé, per salvarsi (?!)
– risuonò la voce di lui, improvvisa, meccanica
– automaticamente
– meccanicamente
– meccanicamente
– automaticamente
– Meglio morire che vivere meccanicamente una vita che è una ripetizione delle ripetizioni.

Fin qui i ‘meccanicamente’ prevalgono per 8 a 7 sugli ‘automaticamente’, ma poi si giunge a pagina 282, ed è un’apoteosi della meccanicità:

– vivere meccanizzati
– una vita meccanica
– attività puramente meccanica
– quella meccanica nullità
– E tutta la vita era un moto rotatorio, meccanizzato, tagliato fuori dalla realtà.

Come appaiono tagliate fuori dalla realtà le seguenti frasi:

“… strana figura bianca tra il mobilio inanimato.” (pag. 117)
“… il grande orto, alle cui spalle si stendeva un bosco.” (pag. 124)
“… toccata fin nei recessi più impersonali.” (pag. 207)
“Ursula era tutta candida come la neve, a parte il cappello, che era rosa (…), e le scarpe di un rosso cupo, e il soprabito arancione che portava sul braccio” (pag. 228).

Un D.H. Lawrence daltonico o abbagliato dall’avvenenza cerea di Ursula!

M.M.

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