Come già da noi altrove evidenziato, una parola emblema della prosa di Simenon è ‘machinalement’, che si potrebbe scegliere di rendere con: meccanicamente, in modo meccanico o automatico, soprappensiero, ma che i traduttori italiani insistono a rispettate con l’orrido macchinalmente.

Ebbene, dalla vasta esperienza acquisita sul campo di una lettura di almeno 130 libri del Nostro, possiamo affermare che il record di frequenza dell’avverbio si trova nel n. 187 dei Romanzi di Simenon, edito da Mondatori nel gennaio 1963: in 172 pagine effettive compare sette volte, un vero fétiche, che raggiunge però vette sublimi di bassa ridicolaggine con l’aiuto della traduttrice, Elena Cantini.

A pag. 15 si legge: “Non sentiva quello che diceva e, macchinalmente, sentì la suoneria”: arduo a nostro avviso il fenomeno…

A pag. 35: “prenderlo macchinalmente” (si tratta di un libro).

Proprio a cavallo delle pp. 63/64: “mangiava macchinalmente”.

A pag. 109: “gettò macchinalmente un’occhiata verso la porta”.

Ancora tra le pp. 139/140: “Forse macchinalmente, perché pensava ad altro, Louise accese la luce”: ma se non lo sai te, che fai muovere i personaggi !

A conferma della dilagante indecisione p. 163: “si tastò macchinalmente le tasche prima di balbettare”.

Ma la chicca estrema si tocca a p. 172: “Viveva una vita macchinale” (sic): non sappiamo se ringraziare più Simenon o più la Cantini.

I quali aggiungono altre perle lessicali alle pp. 153,157, 162 x 2, 177: stare di sentinella, di vedetta in francese è ‘de faction’, puntualmente tradotto in italiano, per le cinque volte suddette, molto ravvicinate, ‘di fazione’.

Ma è ancora la pagina 172 a recarci gaudio magno, grazie ad entrambi: “Sulla lista dei cibi c’erano delle lumache”… che si aggiravano indisturbate prima di essere acchiappate e messe a bollire?

M.M.

 

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