Helena Petrovna Blavatsky
Fondatrice della “Società Teosofica”, garibaldina a Mentana.
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“Ogni donna eccezionale, specialmente una scrittrice, sarà perseguitata dal mondo”.

Mi trovo nuovamente a descrivere la personalità di una donna non italiana nata nell’Ottocento durante questo ciclo di conferenze che ha come scopo il ricordare figure femminili vissute ai tempi dell’Unità di Italia attraverso il racconto di donne che stanno vivendo oggi, un periodo in cui gli ideali di quell’epoca non sono proprio tanto celebrati.
Donne che ancora oggi possono essere riferimenti sicuri per noi combattenti in ambito culturale, donne a cui televisione, giornali e quant’altro hanno tentato di offuscare sempre di più la luminosità che il significato di ogni vita singola ha, offrendo e proponendo criteri di valutazione per definire il quoziente di realizzazione femminile ben lontani dall’interezza del suo essere.
Donne che sapevano vivere di una vita interiore potente, in grado di dar loro la forza per attraversare gli oceani in tempesta puntualmente presenti nella vita di chiunque non voglia restare a belare nel gregge, tanto più se donna.
Ed è proprio in questo periodo storico così poco eroico che l’interpretazione delle divinità nell’Olimpo pagano per ricollegarsi agli archetipi divini da cui trarre forza è quanto mai in disuso!
Eppure sarebbe davvero interessante sentire risuonare dentro di noi le voci di Artemide, Athena, Estia oppure di Era, Demetra, Persefone… riconoscerle, saperne vivere anche il lato oscuro per poi riuscire a superarlo e identificarsi in Venere, la dea alchemica, colei che personifica l’Amore. Dea mitomodernista è sicuramente stata Helena Petrova Blavatsky nata von Hahn, non solo per quel nome “Elena” che la riconduce al mitico Paride, al suo giudizio sulla bellezza e… a Venere, ma per la sua capacità di donare la propria vita agli altri, all’insegnamento di una via attraverso cui ricongiungersi al divino – paladina di un risveglio dal torpore del sonno in cui siamo immersi – ognuno secondo la propria religione!
Un vero e proprio mito per tutte quelle che fra di noi si sono avvicinate alla spiritualità guardando oltre all’apparenza e alla intellettualizzazione di chiese o scuole iniziatiche più o meno approfondite sul vero concetto dell’occultismo.

Madame Blavatsky fu certamente cittadina del mondo e quindi anche italiana nella sua veste di combattente insieme ad altre donne inglesi e americane in un episodio della Seconda guerra d’Indipendenza a fianco di Garibaldi a Mentana il 3 novembre 1867.

“Garibaldina a Mentana” è una definizione che può sembrare non del tutto appropriata ed elegante per una donna che nell’Ottocento fondò una scuola di pensiero imponente come la Società Teosofica.
“Garibaldino” è aggettivo nato per caratterizzare i soldati che combattevano alle dipendenze del generale, ma ha finito per assumere sia il significato di audace ed eroico; sia di impresa preparata ed eseguita senza un grosso lavoro preparatorio e senza grandi infrastrutture a supporto.
Della propria audacia ed eroico desiderio di combattere contro la tirannia H.P.B. non faceva mistero: indossava spesso la camicia rossa a ricordo della sua impresa e più di una volta aveva mostrato le proprie ferite sul braccio a chi metteva in dubbio la sua impresa “garibaldina”.

Sulla preparazione invece non mi sembra proprio la definizione giusta per una donna che a dodici anni già parlava di morti e rinascite con riferimenti filosofici ai grandi del passato!
E sull’argomento sono molte le testimonianze: dalla profondità degli studi fatti fin dalla più tenera età, alla voracità con la quale divorava i volumi della biblioteca dei nonni a Saratov e Tiflis nel Caucaso, alla qualità degli insegnamenti di una nonna che parlava correntemente 5 lingue ed era famosa per le sue ricerche scientifiche in botanica e archeologia in una terra dove non era permesso alle donne frequentare l’università.
Inoltre i continui viaggi durante tutta la vita alla ricerca di Maestri per ricevere insegnamenti importanti ne hanno formato un carattere ancora più determinato nella realizzazione di quel sapere ai più precluso.

In ogni caso sono convinta che se fosse fra noi sarebbe fiera e si divertirebbe moltissimo all’idea di esorcizzare il bigottismo e la bacchettonaggine di chi preferirebbe un linguaggio aulico – ma poco conforme al personaggio altrettanto poco conformista – per tratteggiare la molteplicità della sua personalità.

Madame Blavatsky è stata una combattente sin dalla nascita in una città della Russia chiamata Ekaterinoslav (Gloria di Caterina) il 12 agosto 1831: prematura, fu battezzata al più presto con una cerimonia che rimase impressa nei presenti a causa di un piccolo inconveniente… la zia/madrina di pochi anni maggiore, stanca e annoiata della cerimonia, aveva dato inizio ad un gioco pericoloso con la candela, provocando l’incendio non solo dei paramenti sacri sacerdotali, ma anche ustionando diverse persone: presagio non del tutto apprezzato dalla famiglia.
Era questo un altro cattivo presagio che si univa alle superstizioni contadine di nascita infausta durante l’epidemia di colera che aveva travolto la Russia e fatto vittime in ogni ceto sociale: perfino il granduca Costantino, fratello dello zar Nicola.

Accadimento per lo meno strano proprio di quei mesi – dal 22 giugno (solstizio d’estate) la prima scossa di terremoto percepita fino a Palermo al 8 dicembre (Immacolata Concezione) quando scompare del tutto – è il fenomeno “Isola Ferdinandea”, un lembo di terra ovviamente vulcanica emersa al largo della Sicilia durante le eruzioni che si susseguirono di ora in ora fino al 12 agosto – data di nascita di HPB – giorno in cui il cratere si aprì e in pochi giorni formò l’isola di 4.800 metri di circonferenza 63 di altezza massima.
In quel giorno a Palermo il tramonto si colorò di una specie di aurora boreale rossastra, in movimento da ponente verso N. E.

Naturalmente una coincidenza, ma date le caratteristiche della nostra eroina direi abbastanza indicative.
E coincidenza può anche essere definito il riapparire nel giorno 12 agosto 1863 dell’isola, per scomparire poco dopo, sommersa dalle onde: un periodo della vita di H.P.B. del quale sappiamo pochissimo se non che visse in Tibet con il maestro Moyra e affrontò l’esperienza di sdoppiamento da sé, vissuto coscientemente.

Helena era figlia di Elena Andreievna Fadeeva sposata von Hahn, celebre romanziera sotto lo pseudonimo di Zinaida R. i cui libri alla pubblicazione venivano celebrati come eventi straordinari della letteratura russa.
Era anche nipote da parte materna del Primo Cancelliere Andrey Mihailovich de Fadeyev e della Principessa Helena Pavlovna Dolgorukov scienziata e artista di rilievo, dall’influenza determinante sulla sua formazione culturale.
Questa apparteneva alla famiglia dei Dolgorukov, discendenti diretti del granduca Rurik, fondatore dell’impero russo dieci secoli addietro, nelle cui vene scorreva sangue vichingo.

Nell’immediato sostrato genetico di Helena esistevano quindi russi, francesi ugonotti e tedeschi: per chi pensi che la mischiatura dei popoli porti tratti negativi questa può essere una bella testimonianza.
Se devo essere sincera è in queste radici formate dalla miscellanea di popoli che intravedo il carattere non del tutto obbediente e poco tradizionalista di Helena. perché quando dentro di noi le caratteristiche genetiche sono molto diverse una dall’altra è probabile che le possibilità di agire secondo protocolli diversi si amplino.

Ma è sicuramente la bisnonna, contessa Henriette Bandre du Plessis, ad aver trasmesso il coraggio ugonotto, ereditato dal padre emigrato in Russia al tempo delle persecuzioni e nobiluomo alla corte di Caterina la grande.
Infatti da valutare attentamente nella Blavatsky è la discendenza per via femminile da personaggi all’avanguardia, antesignane della lotta per i diritti della donna: negli anni ’30 in Germania, Russia e Francia quasi in contemporanea tre scrittrici illustrano la condizione femminile ed è a questi romanzi che può essere fatta risalire la nascita del MOVIMENTO FEMMINISTA e della lotta per il suffragio femminile in Occidente.
La contessa Ida Hahn-Hahn (prozia di Helena) in Germania, Helena Andrevna Fadeeva von Hahn in Russia e George Sand in Francia: la parentela di due su tre è abbastanza significativa.

Le figure maschili di entrambe le famiglie sono invece attive nell’arte della guerra; solo il nonno materno è impegnato nel settore amministrativo.

Come poteva esprimere la nostra eroina il meglio di se stessa?
Mettendo a frutto il suo bagaglio culturale ereditato a livello cromosomico da parte femminile con scritti e insegnamenti filosofici e andando a Mentana a combattere con Garibaldi, vestita da soldato, seguendo l’impronta maschile delle due famiglie!
Solo con connotazioni diverse rispetto alle caratteristiche individuali di ogni altro componente della sua famiglia: le indubbie doti medianiche.
E su questo c’è molto da dire.

Le testimonianze in cui un numero infinito di persone dichiara di fatti avvenuti sotto i loro occhi senza possibilità di IMBROGLIO son un elenco interminabile: racconti della facilità con cui costringeva l’interlocutore più scettico, persino suo padre, a crederle facendo piovere fiori freschi dal nulla, tra una sigaretta e l’altra, con un frasario poco ortodosso o indicando dove trovare lettere manoscritte a distanza e facendo sì che queste puntualmente si trovassero in loco o creando dal nulla nella materia oggetti come anelli e altro!
Mentre le poche parole di personaggi dalla dubbia fama sono state ampliate in modo esponenziale tanto da rendere amari certi periodi sella sua vita.

Non posso non pensare a Gustavo Adolfo Rol, il sensitivo vissuto qui a Torino e morto nel 1994, e al suo “incontro/scontro” con Piero Angela.
È come se la vita di ognuno di noi dovesse passare attraverso una condizione di solitudine abissale, una specie di iniziazione in cui elaborare il concetto di isola (guarda che caso) per sapere che “Nessun uomo è un’isola” come recita la poesia di John Donne, cioè che ogni uomo è un pezzo del continente, una parte della terra anche se circondato dall’acqua.

Nessun uomo è un’isola
intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del continente
una parte della terra.
Se una zolla viene portata via dall’onda del mare
la terra ne è diminuita
come se un promontorio fosse stato al suo posto
o una magione amica o la tua stessa casa.
Ogni morte di uomo mi diminuisce
perché io partecipo all’umanità.
E così non mandare a chiedere
per chi suona la campana:
essa suona per te.

La solitudine di Helena inizia presto: i continui spostamenti da una città all’altra per il lavoro del padre non permettono un vero e proprio radicamento nella terra, dandole però il senso di appartenenza al mondo che in seguito conoscerà nei suoi innumerevoli viaggi.
C’è da supporre che nonostante le premure della madre – 17enne al momento della sua nascita – la prima infanzia non avvenga in un’atmosfera casalinga delle migliori: il padre, decisamente più anziano (aveva il doppio degli anni della moglie) dotato di “umorismo caustico da scettico patentato” non è certo il più facile interlocutore per la moglie Elena Andrevna, una donna dalla sensibilità così pronunciata, tanto meno per Elena Petrovna la figlia con doti paranormali definite “cose da bambinaia”.
La madre, di salute cagionevole e minata da una profonda malinconia, non deve essere molto felice della vita isolata e senza la possibilità di comunicare con chi può condividere le proprie idee: inoltre, a diciannove anni, assiste alla lunga agonia del secondogenito morto senza poter avere le cure mediche a causa della inaccessibilità del luogo dove vivono.
Helena ha solo due anni, ma deve essere un dolore molto sentito anche da lei, una bimba sensibile oltre la misura.

Nel 1836 finalmente la famiglia viene trasferita a San Pietroburgo dove Elena Andrevna può incontrare intellettuali e scrittori come Puskin ecc. e iniziare il suo cammino di scrittrice di romanzi dove descrive la situazione della donna, spesso con racconti autobiografici.
H.P.B. ha cinque anni e dimostra già carattere poco facilmente educabile secondo i criteri tradizionali.
Una temporanea separazione dei genitori porta grandi cambiamenti per Helena: infatti si trasferisce con la madre e la sorella dai nonni prima a Odessa, poi sempre insieme a questi in Oriente, dove il nobiluomo assume la nomina di amministratore fiduciario delle tribù calmucche buddiste ad Astrakan.
Helena ha qui il suo primo contatto con l’Oriente attraverso il principe Tumen, capo dei calmucchi.
Nel 1840 la famiglia nuovamente si riunisce e iniziano altri spostamenti finché il 24 giugno 1841 la madre muore e le ragazze vengono affidate ai nonni.

Il periodo più felice è sicuramente quello trascorso dai nonni: lo testimonia il diario di Vera Petrovna, la sorella minore di Helena che dall’età di dieci anni inizia a tenere un diario.
Nella nuova fase della vita a Saratov le bambine vengono istruite da nuove insegnanti di cui una simpatica vecchietta – Henriette Peigneur – splendida ragazza rappresentante dea della libertà nelle feste della rivoluzione francese impronta la vita di Helena in modo determiante: la piccola decide e dichiara che anche lei sarebbe stata “una dea della libertà per tutta la vita”.

Ecco quindi, nel caso non fossero bastati i cromosomi ugonotti e dei propri avi, il motivo conduttore della vita della Blavastky: la libertà.
Perché in fondo dove si dirigeva massimamente la ricerca se non dallo sciogliere le catene che legano il destino umano alla materia, alla terra?

A questo proposito sono sempre stata affascinata dal concetto di libertà figlia della intelligenza e della conoscenza delle regole della vita di cui il gioco degli scacchi è una splendida metafora come ci insegna Titus Burchkardt.
Davanti alla scacchiera la libertà di azione è figlia della conoscenza delle possibilità e della preveggenza, cioè della natura stessa del gioco: è nell’identificazione più o meno perfetta con lo spirito (del gioco e quindi della vita) che si raggiunge la vera sapienza.
Lo Spirito è Verità e nella Verità l’uomo è libero, fuori da essa è schiavo del destino.
Non a caso nell’emblema della società teosofica è:

“Non c’è religione superiore alla verità”

In questi primi anni la ricerca di Helena avviene principalmente per conto proprio ascoltando anche le voci anche degli oggetti inanimati, in con un contatto particolarissimo con la natura, ai molti precluso e influenzata di certo dal nonno, antico cultore di alchimia, dalla biblioteca vastissima.

Viene quindi a contatto con Baranig Bujrak saggio venerato come un santo che sa “vedere” e che vaticina le doti della ragazza, incoraggiandone gli studi. Studi che per lei sono alla base della sua formazione di ricercatrice e del suo modo di essere al di là delle credenze familiari: parla di metempsicosi*, reincarnazione** e argomenti che non può aver sentito in una famiglia cristiana



Nota

* Metempsicosi (metem trasferimento – psuché anima) rappresenta la trasmigrazione dell’anima che, ad ogni successiva morte del corpo in cui è ospitata, passa ad un altro corpo umano, animale, vegetale o minerale, finché non si è liberata da ogni vincolo con la materia. Viene semplicemente considerato un processo attraverso cui il corpo è “la prigione dell’anima”: la stessa vita corporea viene considerata come punizione. In mitologia, il dio Ermes, volendo fare un regalo al figlio Etalide, gli promise qualsiasi cosa avesse voluto a eccezione dell’immortalità, ed Etalide pensò bene di chiedergli un’eterna memoria, ovvero la possibilità di ricordare, anche dopo morto, tutte le vite precedenti.
La teoria della trasmigrazione delle anime fu proposta per la prima volta da Pitagora e successivamente fu adottata da quasi tutti i membri della scuola pitagorica.
Anche Empedocle nelle Purificazioni riprenderà la dottrina orfico-pitagorica della metempsicosi.

** Per reincarnazione si intende la rinascita dell’anima o spirito di un individuo in un altro corpo, trascorso un certo intervallo di tempo dopo la sua morte fisica: prevede un processo anche per il corpo.
In questa “teoria” la scienza assume un significato molto importante poiché essa viene vista come un valore per purificare l’anima.


Il carattere di Helena però continua a non essere dei migliori, né migliora col tempo.
La testardaggine e gli accessi di rabbia sono abbastanza comuni: non accetta imposizioni e non tollera nessuna forma di restrizione alla propria libertà o critica arrivando a gesti piuttosto plateali, spesso violenti.
È così che annuncia il proprio fidanzamento con Nicefono V. Blavatsky, di mezzo secolo più vecchio di lei, come risposta alla governante che aveva osato mettere in dubbio il desiderio di diventare suo marito per chiunque, persino per il vecchio generale.

Il 7 luglio 1848 Helena va in sposa, per nulla soddisfatta, al generale ma già davanti al prete che cerca di ricordarle i suoi doveri con “Tu dovrai obbedire” risponde “Certamente io NON DOVRÒ obbedire”
Resta tre mesi sotto il tetto coniugale rifiutandosi di consumare il matrimonio finché fugge a Tifflis dalla nonna giurando che si sarebbe uccisa piuttosto che tornare dal marito: il concilio della famiglia decide di mandarla a vivere con il padre, ma imbarcatasi su un piccolo battello a vela inglese dopo aver mandato i servi a terra, prende le sembianze di un mozzo ammalato e fa perdere le sue tracce. Resta però in contatto con il padre per il suo mantenimento.
Uscita quindi in modo folkloristico dalla Russia inizia la sua vita errabonda partendo da Costantinopoli dove incontra la contessa Kisselev con cui inizia i viaggi in Grecia, poi in Egitto, dove un certo Paulos Metamon, magista copto la cui identità resta misteriosa, la inizia ai primi rudimenti della Magia Egizia e dei Misteri Isiaci.

Nel 1851 lascia l’Egitto e dopo una permanenza a Parigi si reca a Londra.
Lì coltiva contatti con Mazzini e con l’ambiente para-massonico della Giovane Europa e, come lei stessa racconta, incontra il 12 agosto 1851 un personaggio orientale dal nome forse simbolico di Morya, che fin da bambina aveva conosciuto in sogno e che riconosce come proprio Maestro.

È il primo contatto con la Grande Fratellanza Bianca, occulta e solo in parte fisica, che da millenni dirigerebbe l’evoluzione dell’umanità.
Un mito noto fin dal Settecento tra gli eredi della Tradizione rosacruciana e in certi ambienti della Massoneria, ma che lei presenta come realtà concreta.
Da allora inizia la stretta collaborazione con il Maestro dal quale apprende a dominare le proprie forze e la disciplina.

– 1852 si imbarca per il Canada, New Orleans, Messico, Sud America, India Occidentale, Città del Capo, Ceylon.
– 1853 tenta di entrare in Tibet, ma rimane in Nepal in un tempio fondato dal Maestro Djival Kool incarnato in Asanga
– 1854 in America attraversa le Montagne rocciose con carovana di emigranti.
– 1855 è in Giappone attraverso India e Malesia
– 1856/57 si trova in India, Kashmir, Ladack, Birmania, parti del Tibet dove può incontrar i più alti adepti della Grande Fratellanza Bianca
– 1858 ritorna in Europa via Giava. Viaggia in Francia Germania e Russia (è a Pskov la notte di Natale) portando le necessarie conoscenze alle persone in grado di “risvegliarsi” e che vogliono incamminarsi sulla via della spiritualità.
È in circoli massonici e sicuramente è iniziata.
Dal ’58 al ’60 resta in Russia in famiglia, dove sembra che abbia raggiunto un’incredibile amplificazione delle sue facoltà paranormali: predisposizione naturale che gli Istruttori asiatici avrebbero sottoposto a un training rigenerativo per trasmutare una medianità problematica in una sensibilità pitonica maggiormente gestibile.
– 1860 parte per il Caucaso viaggiando fra le tribù indigene rimanendo fino al
– 1964/65 quando cade in una grave crisi fisica e psichica, da cui emerge acquisendo il completo controllo dei suoi poteri occulti.
– 1866/67 è nuovamente in Russia, nei Balcani, in Egitto, Siria, Italia poi nella Russia meridionale e il 3 novembre 1867 è a Mentana.

Ci si potrebbe chiedere che cosa faccia Madame Blavatsky a Mentana, ma forse possiamo intuire qualcosa da uno saggio di Riccardo Scarpa in cui offre una panoramica abbastanza significativa delle figure che hanno animato il nostro Risorgimento Mazzini e Garibaldi.
Nell’Ottocento e nel Novecento, in India, in ambiente induista e soprattutto brahaminico, l’azione di Garibaldi era interpretata come azione della Grande Loggia Bianca, ispirazione anche per il “Risorgimento” dell’Indostan (territorio tra il Gange e l’Himalaya).
È Surendranath Banerjea, di famiglia brahaminica e seguace di Râmmohan Ray, che presenta in questa ottica durante una conferenza ad Utterpara le figure di Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, nel 1876.
E si giunge alla grande conferma dell’essere illuminati quando nel 1897 Lâlâ Lajpat Râi, pubblica a Lahore, in lingua urdu, una biografia di Garibaldi, parte di una trilogia che comprende quella del Shivajî della Gîtâ e di Giuseppe Mazzini, dove tutte e tre le figure vengono considerate degli Avatar, incarnazioni di illuminati Maestri, discese in terra per illuminare il cammino dell’uomo delle Nazioni e dell’Umanità. ***


Nota

*** In Lâlâ Lajpat Râi i due avatar manifestano su piano fisico il binomio ideale, archetipico, pensiero – azione, secondo il rapporto che lega il Santo Râmdâs nell’atto di conferire la dîksâ, l’iniziazione, al guerriero Shivajî.
Ma mentre la biografia del Mazzini termina con la Repubblica Romana, quella del Generale Giuseppe Garibaldi finisce con l’esaltazione della sua volontà testamentaria d’essere incenerito “al modo dell’ultimo rito degli Arî”.
Secondo la descrizione di Lâlâ Lajpat Râi: “Garibaldi desiderava di cuore che il suo corpo venisse bruciato […] Al momento della sua morte imperversava una tempesta mai vista prima. Si riuscì con grande fatica a porre la salma nella terra ed a coprirla con tre grosse pietre. E lì giacque il liberatore dell’Italia, il più valoroso generale e la figura più generosa d’Italia, e sempre aspetta che qualche amico fedele lo tiri fuori di lì e, secondo il desiderio di Garibaldi, compia l’ultimo rito, al modo dell’ultimo rito degli Arî”.
La tempesta, in quel 1882, fu più politica che metereologica, e fu la caparbiamente dogmatica posizione della Chiesa Cattolica Romana, che adoprò tutti i suoi mezzi di pressione per impedire il rito di cremazione, sulla pira omerica, ed indusse il governo italiano dell’epoca, per non esasperare lo scontro, ad imporre l’inumazione sotto quelle pesanti pietre del sarcofago di Caprera.
Qui occorre notare come il rituale chiesto da Giuseppe Garibaldi nei suoi testamenti fosse, sostanzialmente, quello poi eseguito per il corpo del Colonnello H. S. Olcott nel 1907: non un forno crematorio ma la pira antica, all’aria aperta, ed il dono delle ceneri agli elementi, almeno per la gran parte.
Nel 1907, sul settimanale “Kesarî”, cioè Il Leone, ad opera di Bâl Gangâdhar Tilak il generale Giuseppe Garibaldi viene descritto, come Vibhûti, al pari del Shivajî della Gîtâ, cioè come manifestazione di poteri creativi di natura divina, attivi in lui come Desabhakta, il devoto della nazione, porsi sul piano sociale del Devabhakta, il devoto a Dio.
Garibaldi è (il Râstrabhakta Vira) l’eroe nazionale che prepara il sacrificio nell’Homakunda, la buca dove s’accende il fuoco rituale.
Il Risorgimento d’Italia è assimilato, per valore e significato spirituale, al sacrificio vedico ed alla guerra epica descritta nel poema del Mahâbhârata.
Visione che ricorre anche nella biografia di Garibaldi edita a Baroda per ispirazione di Sir Aurobindo (Pondichery) sotto il sovrano marâthâ Sayâjirâo III Gâekvâd (Bombay).


Non è quindi difficile capire il perché Madame Blavatsky si trovi a Mentana.
H.P.B. era stata iniziata dai Maestri che lei stessa aveva cercato viaggiando in tutto il mondo da Koot Hoomi a Serapis Bey, Saint Germain, Maha Chohan ecc. per cui strettamente legata dalla fratellanza a questi eroi risorgimentali.

Lei stessa racconta di essere stata ferita (per difendere Garibaldi) e gettata in un fossa comune in quanto creduta morta, ma di esserne stata estratta e portata in salvo nonché curata dai maestri proprio a Mentana (dove l’esercito francese giunto in aiuto del papa aveva sbaragliato i garibaldini, munito come era del fucile chassepot modello 1866, a retrocarica, con un otturatore e caricato a cartuccia che permetteva di caricare sino a 12 colpi al minuto).
Possibile? Per i Maestri della Grande Loggia Bianca sicuramente.
I Maestri della Grande Loggia Bianca possono materializzarsi in un corpo e vivere nella realtà per realizzare accadimenti e aiutare coloro il cui compito non è quello di morire in battaglia o in un incidente.
I maestri concedono il libero arbitrio nelle piccole situazioni, ma vegliano sulla globalità della vita degli adepti.
Infatti per H.P.B. c’è ancora un grande compito: la fondazione della società teosofica e la scrittura, sotto dettatura, delle sue opere.

Così la troviamo ancora nel:
– 1868 in Tibet dove incontra il Maestro Koot Hoomi “K.H.” e per la prima volta soggiorna nella sua casa nel Piccolo Tibet.
– 1870 è in Grecia
– 1871 dopo essere scampata a un naufragio vicino all’isola di Spetsai il 4 luglio giunge in Egitto dove tenta di organizzare un scuola magica a Il Cairo.
– 1873 Cerca di organizzare una scuola magica a Parigi, ma su ordine dei Maestri parte per gli Stati Uniti, dove prende contatti con le Fratellanze magiche che diventano il nucleo promotore del suo movimento.

Perché Helena è sempre in attività per costruire scuole magiche portando testimonianza della propria medianità?
Può essere definito NARCISISMO, il suo agire?
No, la risposta sta nel “Io sono stata mandata per fornire la prova dei fenomeni e della loro realtà e per mostrare la fallacia della teoria spiritualistica dello spirito” e nel suo vivere quotidiano al di là delle proprie origini di cui non si è mai vantata; come prova vivente della spiritualizzazione della materia e della materializzazione dello Spirito.
Le critiche al suo modo di vivere e all’irruenza delle sue asserzioni non sono altro che la dimostrazione del limite molto umano dei suoi detrattori, pronti al giudizio, ma non altrettanto aperti al conoscere la vita in tutti i suoi aspetti.

– 14 ottobre 1874 incontra nella fattoria di Eddy, a Chittenden il colonnello Henry Steel Olcott, un uomo di valore che aveva acquistato considerevole fama durante la guerra civile; aveva servito il Governo U.S.A. con distinzione ed era, allo stesso tempo, praticante avvocato a New York.
Nello stesso anno incontra anche William Quan Judge, un giovane avvocato irlandese che avrebbe pure giocato un ruolo nel futuro lavoro teosofico.
– 3 aprile 1875 sposa, nonostante il generale Blavatsky sia ancora vivo e vegeto, Michael C. Betanelly: si lascia infatti convincere che presentandosi al mondo come donna sposata può trarne un’immagine meno attaccabile, ma pare che alla richiesta sempre più pressante di consumare il matrimonio decida di separarsi pochi mesi dopo.

È in rapporto con l’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Mitzraim, filiazione massonica di determinante influenza per la nascita di Ordini iniziatici europei come l’Ordine Martinista in Francia e l’Ordo Templi Orientis (O.T.O.) in Germania, uno dei cui fondatori, Franz Hartmann, sarà suo segretario.
Si affilia inoltre alla Hermetic Brotherhood of Luxor, di antica tradizione operativa legata alla Magia Cerimoniale e all’alchimia sessuale.
È proprio dal sodalizio con membri della Massoneria e della Luxor che fonda a New York la Società Teosofica il 8 settembre, la cui inaugurazione ufficiale avviene il 17 novembre 1875.

L’essenza della teosofia è l’armonizzazione del divino con l’umano nell’uomo, la regolazione delle sue aspirazioni e qualità divine e il loro dominio sulle passioni terrene o animali in lui.
Tre i suoi scopi:
1 – formare un nucleo di fratellanza universale estraneo a distinzioni di razza, religione, sesso e livello sociale;
2 – incoraggiare lo studio comparato di religioni, filosofie e scienze;
3 – investigare le leggi nascoste della Natura e i poteri latenti del l’Uomo.

Nell’autunno 1877 la prima sintesi del suo pensiero, “Iside svelata”, un’opera che descrive a grandi linee:
– la storia, lo scopo e lo sviluppo delle scienze occulte
– la natura e le origini della magia
– le radici della cristianità
– gli errori del dogmatismo cristiano
– le errate credenze della enunciata scienza ortodossa, contro lo sfondo dei segreti insegnamenti che scorrono, come un filo d’oro attraverso i secoli passati, emergendo, di quando in quando, nei vari movimenti mistici degli ultimi 2000 anni.

– l’8 luglio 1878 diventa cittadina americana.
– 17 dicembre 1878 parte per l’India con il Colonnello Olcott, stabilendosi a Bombay dove vengono contattati da Alfred Percy Sinnett, successivamente Editore del giornale governativo “The Pioneer” di Allahabad.
– Nell’ottobre 1879 lancia la sua prima rivista, The Theosophist, di rapida diffusione grazie al lavoro dei teosofi in India durante il 1879-83.
– Gennaio 1883 trasferisce la sede a Adyar (Madras) che diventa il fulcro mondiale della Società Teosofica.
– 20 febbraio 1884 parte per l’Europa accompagnata da Olcott, Mohini e altri.
Dopo aver visitato Nizza, si stabilisce per un po’ a Parigi, per lavorare su La Dottrina Segreta.
La troviamo a Londra nell’ottobre 1884 e il 21 dicembre in l’India a Adyar.
È in questa occasione che diventa buddista insieme al colonnello Olcott.

La sua determinazione nell’infervorare gli animi degli indiani nella riconquista del proprio orgoglio spirituale e culturale contro il potere coloniale cristiano accende però contro di lei l’odio delle autorità religiose e nel contempo una grande parte del mondo scientifico prende posizione contro le sue idee in netto contrasto con le certezze accademiche.
– Nel 1884 in India, su ispirazione di ambienti missionari, i coniugi ricattatori Coulomb esibiscono false lettere di H.P.B. da cui risulta che i fenomeni da lei prodotti sono fraudolenti.
– Nel febbraio 1885 si ammala gravemente e viene nuovamente salvata dal Maestro, tanto è che il 31 marzo salpa per Napoli
– Nel dicembre 1885 dopo un’indagine della Società per le Ricerche Psichiche di Londra è Richard Hodgson che compila un rapporto in cui viene denunciata come “uno dei più istruiti, ingegnosi ed interessanti impostori della storia” (solo nel 1986 la stessa Società di Ricerche londinese, nella persona di Vernon Harrison esperto di falsificazioni, ha riabilitato H.P.B. rilevando la superficialità e la faziosità di Hogdson e rivolgendo postume scuse alla grande occultista diffamata).

Ci si chiede perché con le sue doti abbia lasciato accadere un simile misfatto.
Molto ci sarebbe da discutere sulla funzione di figure come Giuda e dei tanti che hanno tradito il proprio maestro: certo è che la vita di ognuno di noi è una tessera dell’enorme mosaico che componiamo, e che forse è proprio vero che ognuno di noi ha bisogno di imparare quella e non altre lezioni che le proprie azioni provocano non solo sugli altri, ma su se stesso.
E, credo, imparare soprattutto il significato del “perdono”, azione del tutto spontanea in Helena dopo ogni sfuriata.
Del comportamento sleale dei Coulomb lei stessa in una lettera a Sinnet dice “Il Maestro ha lasciato a me la scelta se seguire i dettami di Budda che ci ingiunge di nutrire fino all’ultimo serpente affamato, disprezzando ogni paura” facendo intendere quanto fosse consapevole della possibilità di essere tradita, ma di quanto poco le importasse il giudizio degli altri fino a che questo non potesse essere di ostacolo ai suoi insegnamenti.

Il trauma dello scandalo è grande, ma Helena prosegue per la sua strada: nonostante nel febbraio 1885 si ammali gravemente, viene nuovamente salvata dal Maestro, tanto è che il 31 marzo salpa per Napoli e, dopo un breve soggiorno, si trasferisce prima a Würzburg (Germania) poi a Londra, dove costituisce la Loggia Blavatsky; lancia la sua seconda rivista “Lucifer”; compila contemporaneamente sua seconda opera: “La dottrina segreta”, pubblicata nel 1888.
Sono questi tre volumi di 2200 pagine complessive, presentati come “una sintesi di scienza, religione e filosofia” e basati sulla decifrazione di un arcaico testo tibetano solo a lei noto, il Libro di Dzyan, la cui reale natura è ancora oggetto di controversie.
Il corpus dottrinale di Helena rappresenta il primo tentativo moderno di rielaborazione gnostica, ermetica, magica delle dottrine esoteriche, proponen do concezioni quali:
– l’unità fondamentale di tutte le tradizioni del Sacro,
– l’estrema antichità dell’Uomo e la sua origine cosmica,
– la negazione di Dio come essere personale,
– l’eternità e divinità della Materia,
– la possibilità per l’umanità di raggiungere la saggezza attraver so l’Iniziazione,
– l’eterna ciclicità di ogni manifestazione,
– la legge di causa-effetto (Karma) regolatrice dell’ordine natura le delle cose,
– l’esistenza di Esseri e Poteri Superiori.
– E infine la condanna radicale di ogni dogmatismo religioso, e particolarmente del Cristianesimo storico, alla luce di una sorta di Luciferismo Gnostico o Teo-Sophia, la Sapienza del Divino.

Sempre nel 1888 fonda la Sezione Esoterica e incontra Annie Besant, colei che proseguirà la sua opera.
Nel 1889 pubblica “La chiave della teosofia” e “La voce del silenzio”.
1890 pone la Sede Generale Europea della Società Teosofica al 19 di Avenue Road, in Londra, dove, circondata dai pochi che davvero l’hanno amata muore il 10 maggio 1891.
In queste convinzioni Helena visse e in queste convinzioni morì:

Noi tutti siamo come membra di un unico corpo,
perciò, chi cerca di danneggiare o distruggere gli altri
agisce come se la mano destra cercasse
di tagliare quella sinistra, per gelosia.
Chi uccide il prossimo suo, uccide se stesso;
chi deruba gli altri, froda se stesso;
perché gli altri esistono in noi,
come noi esistiamo negli altri.

Ma chi o che cosa si è mosso dietro, o sopra, o attraverso Madame Blavatsky?
Quale indefinibile energia ha animato questa strana miscellanea di vestale, soldato di ventura, filosofa, strega e pontefice pagano?
È uno genio di creatività, truffa e idealismo o uno strumento di quei poteri che agiscono dietro le quinte della Storia?
È possibile che dopo essere stati “ideati” da lei i Mahatma abbiano preso vita in una sorta di Realtà Virtuale e incontrato altri pontefici e altre pitonesse?
Può esistere un’interazione tra Archetipo e Storia al punto che un mito altamente simbolico come quello dei Superiori Sconosciuti possa concretizzarsi, dettare libri, fondare Ordini, assumere forme diverse in tempi e ambienti diversi?
Inoltre per quale arcana rete di saggezze precognitive in testi pubblicati da Madame Blavatky tra il 1877 e il 1888 si trovano concetti elaborati solo nel nostro secolo, come la divisibilità degli atomi, il loro perpetuo movimento, la convertibilità reciproca tra materia ed energia, il vuoto subnucleare, il moto ondulatorio delle particelle?
E perché Einstein, come riferisce la nipote, teneva sulla scrivania una copia della Dottrina segreta?
Perché mitologi e psicologi della statura di Campbell e Jung han dimostrato profondo interesse per alcune parti della Teosofia?

Resta di fatto che il sostrato culturale neo-gnostico diffuso oggi in tutto il mondo trova le sue radici nelle sue opere principali e nelle “lettere” dei suoi Mahatma, che grafologi specialisti, oggi supportati anche dall’aiuto di computer, hanno dimostrato non poter essere state scritte dalla stessa mano dell’occultista: manoscritti che apparivano nei luoghi più assurdi, spesso cadendo dall’aria nelle mani di seguaci esterrefatti, alcuni dei quali dichiararono poi di avere incontrato fisicamente i Mahatma.
Prestidigitazione? Ma come spiegare il fatto che i fenomeni avvenissero anche mentre lei era assente?

Bisogna per altro riconoscere che chiunque nel nostro secolo abbia aperto la mente e il cuore alla riscoperta dell’antica Saggezza Iniziatica deve qualcosa all’enigmatica Madame Blavatsky.
E tra tanti non scettici che hanno conosciuto La Sfinge del XIX secolo ci sono persone come Edison, Eintein, Gandhi, Kandinsky, Jung, Steiner, Mondrian, Flammarion, Maeterlink, Krishnamurti.
Ha inoltre influenzato il pensiero di Jack London, D. H. Lawrence, Gaugin, Klee, Mahler, Sibelius, Maria Montessori, Shuré e molti altri.

Infine voglio ricordare una sua previsione a me molto cara lasciata come inno di speranza: per la fine millennio e soprattutto per l’inizio del nuovo, Helena ha visto la nascita dei bambini blu/indaco, bambini con una fortissima condensazione di pianeti in Acquario, incarnazioni di antichi spiriti evoluti, gli Atlantidei, che avrebbero concorso a suo dire, con l’inizio dell’Età dell’Acquario, all’evoluzione della specie umana.
Questo “uomo nuovo” finalmente dovrebbe avere un diverso atteggiamento nei confronti della terra, dei propri simili, delle scienze occulte, di tutto quello che lega l’umano al divino; impregnato di una profonda spiritualità e ben lontano dalle inesattezze maturate sotto la bandiera della New Age saprà riportare l’equilibrio fra la Natura e l’uomo.

Chicca Morone

Torino, 10 ottobre 2008
Circolo dei Lettori su invito di Pier Giorgio Gili, promotore del ciclo “Donne che raccontano donne” per l’Associazione 150 dell’Unità d’Italia.

*Si ringrazia:
– la dottoressa Patrizia Calvi della “Società Teosofica Italiana” per il valido aiuto nella ricerca delle fonti e la grande disponibilità intellettuale.
– Il dottor Roberto Romiti per la sua visione non solo approfondita, ma anche disincantata e realistica dell’argomento.


LIBRI CONSIGLIATI

1. Helena Blavatsky di Sylvia Cranston – Ed. Armenia
2. La vita straordinaria di H.P.B. di A. P. Sinnet – Ed. Astrolabio
3. Blavatsky a cura di Roberto Romiti – Ed. B.I.S.
4. I primi passi nell’occultismo di H.P.B. – Ed. B.I.S.
5. Donne celebri nella letteratura di Bianca Rosa
6. Glossario teosofico di H.P.B. – Ed. Libraria Sirio
7. Iniziazione umana e solare di Alice Bailey – Ed. Nuova Era
8. Un’isola di mistero di H.P.B – Ed. Età dell’acquario
9. Lettere dei Mahatma di A. P. Sinnet – Adyar Edizioni
10. Teosofia nel pensiero antico e moderno di Bratina – Ed. Società Teosofica
11. La grande Loggia Bianca di Coquet – Ed. Amrita
12. Donne ottimiste di Scaraffia e Isastia – Ed. Il Mulino

 

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