D. Per scrivere da professionisti, basta il talento innato?
R. Non saprei. Considero il professionismo una gran barba. Viva il dilettantismo!
Scherzi a parte, il talento innato non è sufficiente se non ci si tiene in esercizio. Senza allenamento i muscoli della scrittura si indeboliscono rapidamente.

D. Su per giù quanti libri hai letto per ogni opera che hai scritto?
R. Difficile dirlo. Leggere è la sola cosa che nella vita ho fatto con continuità. La mia biblioteca privata (che è molto eclettica – leggi disordinata) conta quasi 6000 volumi e quella specializzata nella saggistica femminile che ho contribuito a fondare ne conta più di 4000. Libri che non sono lì per essere decorativi. Infatti non sono nemmeno trattati tanto bene… ferri del mestiere.

D. Poesia, narrativa, saggistica, giornalismo: se un genere ti ha catturato più degli altri, sai il perché?
R. Narrativa e saggistica. Perché? Curiosità onnivora. Perché il giornalismo di meno? È come se mi lasciasse sempre dell’appetito non saziato.

D. La scrittura di oggi esige una differente preparazione culturale rispetto a quella necessaria ieri?
R. Nooo!

D. Di chi è la maggiore responsabilità se in Italia si legge così poco?
R. Temo che la colpa sia della scuola. Riesce a rendere la lettura indigesta come ha spiegato benissimo Daniel Pennac in Come un romanzo.

D. Come lo vivresti un eventuale insuccesso di critica e successo di pubblico?
R. Mi parrebbe di sognare! Non sono mai riuscita a superare le 2500/3000 copie vendute con tanti complimenti dai recensori e lettori qualificati. Ma quanto mi piacerebbe riuscire a scrivere un best seller!

D. Il tuo rapporto con l’editore è generalmente più d’amore o di odio?
R. Né l’uno né l’altro. Direi di solito una buona collaborazione e dei consigli sensati.

D. Vincere oggi un importante premio letterario, appaga l’Ego dell’Autore tanto quanto soddisfa la sua borsa?
R. Non so. Premi letterari ne ho vinti alcuni (e l’ego era molto contento), ma mai nessuno di quelli “grossi”.

D. Incide, nel successo di uno scrittore, l’appartenenza ad una corrente politica o ideologica?
R. Immagino di sì, se si tratta di una corrente potente e con risorse. Io sono un’autrice femminista e credo che chi mi legge lo sappia. Perciò penso che questo allontani i lettori misogini e piaccia invece alle lettrici simpatizzanti.

D. E’ possibile, oggi, che un grande scrittore non venga mai scoperto e resti per sempre nell’ombra?
R. Oh, sì. Soprattutto scrittrici.

D. Può durare oltre la sua generazione la fama di un mediocre scrittore asceso agli allori per ragioni “promozionali”?
R. Di autori sopravvalutati ce ne sono secondo me anche tra i classici.

D. Quando metti la parola fine a una tua opera, hai la consapevolezza di quanto sei riuscito a dare o a non dare?
R. Sì. Di solito sono piena di pentimenti.

D. Hai mai provato il desiderio di rinnegare qualcosa che hai scritto?
R. Altroché. Però mi è capitato anche l’opposto: di trovare degli scritti completamente dimenticati risalenti a parecchi anni prima e trovarli inaspettatamente buoni.

D. Leggere un’opera altrui che giudichi eccellente ti stimola o ti scoraggia?
R. Mi fa una grande invidia (nel senso buono, nel senso che vorrei essere lui o lei).

D. Hai già scritto l’opera che hai sempre voluto scrivere?
R. Mai. E ho la certezza che sia un mai definitivo. Anche perché non c’è “un'” opera che avrei sempre voluto scrivere, ma almeno un centinaio.

D. Cosa ami del mondo e del tempo in cui in vivi? Cosa detesti?
R. Credo che rispetto al passato, anche a un passato che mi affascina (quello di Jane Austin per capirci) il nostro sia un mondo sempre ingiusto, ma molto meno classista. Essere poveri è già brutto, ma esserlo e perciò essere anche considerati impresentabili mi sembra veramente troppo.
– Invece trovo detestabile l’omogeneizzazione culturale che caratterizza il presente. Prendo ad esempio una cosa che in realtà mi piace: i ravioli del plin. In Piemonte una volta si producevano almeno 40 diverse varietà di agnolotti. Poi arrivarono dalle Langhe i ravioli del plin e la loro pacifica colonizzazione. Basta. Soltanto più quelli. E la stessa cosa accade per moltissimi oggetti, prodotti, anche culturali o artigianali, o artistici. Tutto diventa facilmente raggiungibile e molto meno desiderabile. Il castelmagno che compro nella gastronomia sotto casa mi permette sì di condire gli gnocchi, ma quando per comprarlo dovevo andare a Castelmagno aveva tutto un altro sapore.

D. Quale luogo comune, imperante nel nostro tempo, vorresti sfatare?
R. Che le cose diventano vere quando passano in televisione. Attenzione: io ci ho lavorato e poche cose sono altrettanto fasulle.

D. Qual è il valore più importate che ritieni vada difeso o recuperato?
R. Dopo una vita dedicata a valori come la liberazione delle donne, la giustizia sociale, l’uguaglianza e la pace nel mondo, adesso che sono una signora anziana sto dando uno straordinario valore alla buona educazione.

D. Dando un voto da 1 a 10, quanto sono della persona e quanto del “personaggio” le tue risposte in questa interSvista?
R. Accidenti! Persona 10. Sono una così patetica boccalona che ho preso l’interSvista sul serio e ho cercato di rispondere con sincerità. Scusate tanto.

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