D. Per scrivere da professionisti, basta il talento innato?
R. No, ma è un buon inizio, anche per quello che riguarda lo scrivere si deve fare la gavetta.

D. Su per giù quanti libri hai letto per ogni opera che hai scritto?
R. Centinaia e centinaia, ma se conto i miei inediti il rapporto cambia, anche se non di molto.

D. Poesia, narrativa, saggistica, giornalismo: se un genere ti ha catturato più degli altri, sai il perchè?
R. Al primo posto metterei la saggistica, al secondo la narrativa, questa preferenza pero’ non rispecchia l’ordine temporale. Ho cominciato dai romanzi e dai racconti. Quanto al giornalismo lo considero troppo ripetitivo e sciatto perche’ mi soddisfi. Se pongo la saggistica al primo posto il motivo va ricercato nella mia predilezione per il linguaggio astratto e per le idee; penso che questo corrisponda a una mia evoluzione personale; le storie, i racconti non li trovo stimolanti come mi accadeva in passato.

D. La scrittura di oggi esige una differente preparazione culturale rispetto a quella necessaria ieri?
R. Le due cose cambiano insieme; lo stile ottocentesco, purtroppo, adesso fa sorridere piu’ che interessare veramente. In ogni caso ritengo che una preparazione culturale sia indispensabile e che vada aggiornata ad ogni generazione.

D. Di chi è la maggiore responsabilità se in Italia si legge così poco?
R. I media, direi, ma ci saranno altri fattori come l’avere tempo disponibile che scarseggia vieppiù, la carente preparazione culturale; i sociologi ne son ben consapevoli.

D. Come lo vivresti un eventuale insuccesso di critica e successo di pubblico?
R. Non lo scarterei certamente, pur ritenendolo improbabile.

D. Il tuo rapporto con l’editore è generalmente più d’amore o di odio?
R. Nessuna delle due cose, forse prevale una certa diffidenza.

D. Vincere oggi un importante premio letterario, appaga l’Ego dell’Autore tanto quanto soddisfa la sua borsa?
R. Penso di sì.

D. Incide, nel successo di uno scrittore, l’appartenenza ad una corrente politica o ideologica?
R. Forse in passato più che in questo periodo storico; molti indizi mi fanno pensare che ultimamente prevalga l’indifferenza e quindi ritengo che l’appartenenza a gruppi politici o ideologici sia diventata di importanza relativa.

D. E’ possibile, oggi, che un grande scrittore non venga mai scoperto e resti per sempre nell’ombra?
R. Sì oggi come ieri; anche in passato sarà successo ad alcuni; a volte, di rado, assistiamo a qualche scoperta inaspettata come per esempio nel caso di Pessoa.

D. Può durare oltre la sua generazione la fama di un mediocre scrittore asceso agli allori per ragioni “promozionali”?
R. Lo ritengo improbabile.

D. Quando metti la parola fine a una tua opera, hai la consapevolezza di quanto sei riuscito a dare o a non dare?
R. Chissà, si vorrebbe sempre far meglio e in ogni caso una rilettura a distanza di tempo è per me più importante della prima impressione a opera terminata.

D. Hai mai provato il desiderio di rinnegare qualcosa che hai scritto?
R. Finora non mi è mai capitato.

D. Leggere un’opera altrui che giudichi eccellente ti stimola o ti scoraggia?
R. Entrambe le cose, ma prevale la gioia di poter ‘dialogare’ con un grande scrittore e capirlo.

D. Hai già scritto l’opera che hai sempre voluto scrivere?
R. Credo proprio di no, e non so neppure se mi trovo a un punto in cui potrei farlo; ma non si sa mai: tante volte le idee si fanno avanti inaspettate.

D. Prima, durante, dopo il parto letterario: cambi umore durante queste tre fasi della scrittura?
R. Certo, all’inizio prevale un senso di spaesamento e di incertezza, anche di irritazione; durante la scrittura vera e propria gli umori si alternano a seconda di come procede il lavoro, ma di solito provo soddisfazione per il solo fatto di essermi messa all’opera. Una volta finito un progetto, uno scritto il mio umore è ottimo, sento di meritarmi un po’ di serenità.

D. Cosa ami del mondo e del tempo in cui in vivi? Cosa detesti?
R. Pensando al mondo contemporaneo sono più i timori che non le gioie, ciononostante apprezzo il grande sviluppo delle arti: musica, teatro e tutto ciò che fa pensare. Amo il gusto del nuovo. Detesto invece la superficialità, la ripetizione costante degli stessi temi e i cliche’, anche quelli che credono di avere valore scientifico.

D. Quale luogo comune, imperante nel nostro tempo, vorresti sfatare?
R. Che la tecnologia e le scienze risolveranno tutti i problemi, che il progresso (comunque venga inteso) è cosa di tutti i giorni e che la ricerca scientifica e medica in particolare in futuro ci salveranno da tutte le malattie. Questo legittima troppe ricerche che o sono dannose o inutili.

D. Qual è il valore più importate che ritieni vada difeso o recuperato?
R. Non ho esitazioni al riguardo: la cultura nell’accezione più alta del termine poiché ci offre la capacità di pensare e di riflettere al riparo da condizionamenti.

D. Dando un voto da 1 a 10, quanto sono della persona e quanto del “personaggio” le tue risposte in questa interSvista?
R. Andando a occhio e croce mi darei 8 per quello che riguarda la mia persona, e al personaggio un 7 o un 6.

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