Egregio dottor Riotta,
Le scrivo a proposito del Suo Benjamin, encomiabile sforzo d’indurre gli italiani a prendere maggior confidenza con l’oggetto-libro e, ovviamente, con i suoi contenuti.

Come ben sa, i lettori del nostro Paese sono pochi e, per orientarsi nelle loro scelte, si affidano ai suggerimenti ed alle recensioni dei critici che scrivono sulle pagine culturali di quotidiani e riviste. E che recensiscono sempre gli stessi autori, sempre pubblicati degli stessi editori che possono usufruire di una distribuzione su scala nazionale; nonché della opulenta promozione che solo i grandi gruppi editoriali possono permettersi.
Benjamin, dottor Riotta, segue lo stesso schema: diventa così un doppione televisivo della critica su carta stampata. Le domando, dunque, il senso di tutto ciò. Soprattutto quando una vera opera di educazione alla lettura consisterebbe nel far “scoprire” al potenziale lettore nuovi nomi, nuovi editori, delle alternative – insomma – ai soliti noti che, il più delle volte rispondono bene ai criteri commerciali, ma non altrettanto bene a quelli dell’autentica qualità letteraria.

Posso solo rivolgerLe l’invito, dunque, a rompere uno schema tanto consueto quanto obsoleto e fazioso e, nella Sua trasmissione, di avere più coraggio. Quello di non rispondere solo alla logica del gruppo di potere e di consumo, ma di svolgere un’azione davvero utile aprendo la porta del suo “salotto buono” a quella vasta (ed eroica!) porzione di editori medi e piccoli che rappresentano, spesso, l’autentica ricchezza culturale del nostro Paese; perché danno voce ai letterati veri che, giovani o meno giovani, hanno da dire ben di più e ben di meglio dei vostri consueti, immarcescibili, abusati e spesso immeritevoli beneficiati.

E’ un invito illusorio, il mio: lo so. Educare la gente alla cultura autentica, quella che sfugge al “sistema” del profitto e della vanità, rappresenta sempre un rischio per il sistema stesso. Però qualcuno dovrà pure farLe presente che non esistono solo i lettori della domenica, non crede? E che i lettori di ogni giorno dell’anno, il Suo Benjamin così com’è concepito, lo vedono (mi correggo; in genere proprio non lo guardano) come l’ennesima manifestazione di quel deteriore “spirito di gruppo” già sin troppo ricco e potente perché abbia necessità di essere ancora rafforzato da una rubrica come la Sua.
Se intende, com’è suo sacrosanto diritto, continuare sulla medesima linea, dica però più onestamente che la Sua è di nuovo pubblicità: non parli mai – La prego – di incentivo o di educazione alla cultura letteraria.

Grazie,

Anna Antolisei

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