Egregio Direttor Di Bella,
la sera di sabato 16 gennaio alle 20,10 circa, accendo la televisione per seguire il programma di RAI 3 (canale pubblico, non commerciale) “Che tempo che fa” che apprezzo molto, e nei pochi minuti che precedono l’inizio della trasmissione mi si para davanti una scena a dir poco sconcertante. Non faccio in tempo a capire a che tipo di programma appartenga quella incredibile sequenza: una donna seminuda “in sobrio stile similsadomaso” incede “felinamente” su una spiaggia deserta. È notte. L’atmosfera costruita è volutamente inquietante. Costei si avvicina ad una lussuosa auto parcheggiata poco lontano dalla riva del mare, apre il baule della macchina nel quale si trova un uomo legato e imbavagliato (la posizione del malcapitato ricorda chiaramente quella di Aldo Moro trovato morto nelle tragiche circostanze che sappiamo). La donna si china a sfiorare con un bacio la sua vittima, poi all’improvviso afferra un badile ed incomincia ad infierire sulla persona prigioniera nell’auto…

Questo è quanto ho potuto vedere nei pochi secondi precedenti l’inizio della trasmissione di Fazio. E sono rimasta sbalordita! Non ho avuto modo di “inquadrare” quella bella trovata, so soltanto che in un orario tutt’altro che notturno, in pochi attimi si è concentrata tutta la volgarità e la violenza di cui una trasmissione televisiva può essere capace! E ho immediatamente pensato ai bambini che in quel momento guardavano la televisione, molti dei quali sicuramente soli, senza un adulto che potesse fornire loro supporto con qualche plausibile quanto difficile risposta.

Poco più tardi Massimo Gramellini, intervistato da Fazio parlava della tragedia vissuta dai bambini di Haiti e della nostra colpevole indifferenza verso le loro vite miserabili fino al giorno prima del terremoto. Come è ovvio, concordo pienamente e mi chiedo: ma quando si comincerà a pensare seriamente e di conseguenza ad agire contro tutte le forme di violenza che i bambini subiscono, comprese quelle che senza alcun ritegno o senso di colpa propiniamo loro attraverso inqualificabili quanto ingiustificabili immagini televisive?

Paola Lazzarini

CONDIVIDI