Vaccini e fiducia: sono cose serie

Leggo sul sito di Repubblica, oggi 21 aprile 2017 che il Consiglio di Stato ha stabilito che è legittimo rendere obbligatorio vaccini per l’accesso dei bambini 0 – 6 anni agli asili e a tutti i servizi per l’infanzia. Ci si riferisce ad una norma introdotta dal Comune di Trieste.

Il Consiglio di Stato si è pronunciato, in sede cautelare. La legittimità di tale obbligo era stata contestata da alcuni genitori sulla base del cosiddetto ‘principio di precauzione’, non avendo avuto dalle autorità sanitarie una completa informazione sul rapporto costi/benefici delle vaccinazioni, inclusa la possibilità di eseguire preventivi accertamenti sanitari per poter escludere il rischio di reazioni avverse. La domanda cautelare dei ricorrenti è stata rigettata, confermando la decisione già presa dal Tar del Friuli Venezia Giulia.

L’obbligo di vaccinazione, oltre ad essere coerente con il sistema normativo generale in materia sanitaria e con le esigenze di profilassi imposte dai cambiamenti in atto – quali la minore copertura vaccinale in Europa e l’aumento dell’esposizione al contatto con soggetti provenienti da Paesi in cui anche malattie debellate in Europa sono ancora presenti – non si pone in conflitto con i principi di precauzione e proporzionalità. Il decisore pubblico deve optare sempre una soluzione che neutralizzi o minimizzi il rischio, in questo caso, opera a tutela della salute pubblica e in particolare della comunità in età prescolare, prevalendo sulle prerogative sottese alla responsabilità genitoriale. La cosa è importante perché su “La Stampa” del 19 aprile l’articolo “Contro i vaccini bufale via web. Così cresce l’emergenza” di Valentina Arcovio si spiegava come troppi genitori siano vittime di false paure ed i medici, almeno i più attenti, lanciano l’allarme sui pericoli per assenza di vaccinazioni, L’MS indica che siamo scesi sotto la soglia della “immunità di gregge” (il 95% della popolazione vaccinata) e che la cifra più grave riguarda il morbillo oggi all’85,3%. Sarebbero 1473 le persone colpite dal morbillo in Italia dall’inizio dell’ann0 a fronte degli 886 registrati in tutto l’anno passato e ai 220 dello stesso periodo.

In oltre 3 casi su 10 hanno avuto almeno una complicanza e in 4 casi su 10 hanno richiesto il ricovero. E’ quanto si legge nel quarto numero del bollettino settimanale a cura di Ministero della Salute e Istituto superiore della Sanità, nato per monitorare in modo tempestivo l’epidemia di morbillo in corso nel nostro Paese da gennaio 2017. Dal monitoraggio, pubblicato sul portale del Ministero, emerge che nel periodo dal primo gennaio al 16 aprile 2017 sono state 1.603 le persone che hanno contratto morbillo (16 nell’ultima settimana), nell’88% dei casi non erano state vaccinate, nel 34% hanno avuto almeno una complicanza, come diarrea, polmonite, otite, epatite, insufficienza respiratoria, calo di piastrine. Più rari i casi di encefalite (0,1%) e convulsioni (0,3%). Nel 39% dei casi sono stati ricoverati mentre nel 15% dei casi hanno fatto ricorso al pronto soccorso. In particolare l’età media delle persone colpite è stata di circa 27 anni, in virtù della più alta copertura di vaccinati tra i bimbi piccoli: il 57% dei contagiati infatti aveva tra 15 e 39 anni. Ben 152 inoltre i casi tra gli operatori sanitari. Numeri che hanno fatto sì che Italia sia di recente entrata nell’elenco dei Paesi ‘a rischio salute, insieme a Germania e Belgio, per gli americani che intendono viaggiare all’estero, proprio a causa dei focolai epidemici di morbillo.

Intanto infuria la polemica per il servizio di Report che lunedì 17 aprile aveva un po’ calcato la mano sugli effetti avversi del vaccino contro il papilloma virus, tra le prime cause del tumore all’utero. Report avrebbe diffuso ed alimentato, con la sua disinformazione, la diffidenza verso i vaccini tout court. Ho visto il servizio, per altro preceduto da ampi cappelli introduttivi pro-vaccini. Il fatto è che il vaccino contro il papilloma virus non ha la stessa sicurezza di altri vaccini. Non dico che è sperimentale, ma eminenti luminari (tra cui Silvio Garattini, Direttore del Centro “Mario Negri” di Milano) hanno confermato la generale sottovalutazione degli effetti avversi di quel vaccino non di tutti i vaccini. Si legga l’intervista del “Fatto Quotidiano” proprio Garattini “Report e l’inchiesta sul vaccino anti-papilloma”. Il farmacologo Garattini: “Nessuno scandalo, serve trasparenza” sul sito di quel giornale. Dice Garattini: “Il punto, per me, è la trasparenza”. Che riguarda tutti i farmaci, non soltanto i vaccini. Perché non possiamo valutare le conseguenze dell’assunzione dei farmaci basandoci soltanto sugli studi presentati dalle industrie farmaceutiche. Sugli studi è riportato il 10 per cento di quello che dovremmo sapere sulle sostanze che assumiamo.

Di che cosa abbiamo bisogno? Di una farmacovigilanza attiva. Di studi indipendenti e approfonditi. Perché un conto sono analisi compiute in laboratorio, in condizioni ottimali, un altro sono studi compiuti su persone vere, che magari insieme con quel farmaco assumono altre sostanze. La cosa che, credo Report volesse mettere in evidenza, è che le case farmaceutiche che producono quel vaccino sono anche i finanziatori dell’agenzia europea che dovrebbe controllare i processi. Cosa che è un evidente conflitto di interesse. La responsabile dell’Agenzia intervistata da Report non aveva alcun dato da esporre a sostegno del beneficio certo del vaccino e dava solo risposte diplomatiche o evasive. Report ha poi mostrato come un ex funzionario del Ministero accusato di mazzette, e colto in flagranza di reato, per aver favorito con informazioni riservate proprio una casa farmaceutica, reato poi prescritto, sia stato “promosso” dal Ministro e inviato a far parte proprio delle commissioni di controllo delle case farmaceutiche a Bruxelles. Niente male.

Insomma la questione non è il vaccino, la questione è la trasparenza, come dice Garattini, e la fiducia che dobbiamo avere nelle Istituzioni. Una delle poche cose che ci dovrebbe essere rimasta. Forse Report poteva fare meglio il suo servizio, ma tenere gli spettatori svegli ed allerta non è un cattivo servizio.

S. V.

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