Cosa ho già fatto

Cosa ho già fatto

 

Cos’è
già fatto


…oltre
a tanti articoli, rubriche, interviste, recensioni e critiche?
Anche oltre a tanti esperimenti (riusciti, eh eh! )
di scrittura ipertestuale?
Oltre tutto, insomma, il già fatto è questo:

 

infinito infinito
Per
troppo odio
e
per troppo amore”
(Edizioni Teknos – 1995)

 

[…]
No, perché ogni tanto vengo colta dal dubbio che l’amore non sia così prezioso ed essenziale a causa della misura in cui viene elargito, ma piuttosto a causa del modo con cui lo si elargisce. Qualità più che quantità, insomma.
Vengo anche aggredita dalla certezza che amare male possa produrre effetti più nefasti che odiare, che l’essere malamente amati nuoccia più che l’essere ben detestati. Perché non c’è difesa contro il malo-amore. Chi di noi se la sente di puntare un’arma contro qualcuno che sì, uccide sistematicamente la nostra serenità, ma convinto di muoversi soltanto per il nostro bene? Sarebbe quella legittimissima “legittima difesa” che ci farebbe sentire dei mostri, creandoci a vita insuperabili
complessi di colpa.
[…]

[…]
Il
volere” caparbio, inflessibile, ferreo ha in sé un germe di violenza, sempre. E dunque il volere ha anche un limite, sempre. Soltanto il credere
ha in sé la straordinaria forza indolore, inestinguibile che consente di
potere
qualsiasi cosa. Per favore, imparate a dir soltanto che credere è potere.

Perché questo sì che è vero. Davvero.

 

“Aforismi URLati”
(Fògola Editore – 1998)

“Una raccolta di aforismi
è il Bignami dell’umano Pensiero”

Qui approdarono
le massime dei navigatori:Incrociando nell’Arcipelago del Buon Senso
Nella Calanca dei categorici
Il Porto dei Pessimisti
Sulla Penisola della Cyber-ironia
L’inquieta Baia dei Cerebrali
C’è anche il golfo delle Anime Poetiche
Si può finire nelle Bocche degli Spietati
Su e giù lungo il Fiordo del Cinismo
L’Atollino degli Ottimisti
Risalendo l’Estuario dell’AssurdoQui stazionarono le massime dei “grandi”“Gli aforismi d’autore”

 

“Aforismi URLati 2”
(Fògola Editore – 2001)

I “Classici” e la nuova tecnologia
L’agrodolce stil novo de “Gli eminenti emergenti”
Quando si gioca con le parole; ovvero “L’aforisma Paradossale”
I serissimi: ovvero “Quelli che accusano il peso del mondo”
Gli ironici della Grande Rete: ovvero quelli che non accusano il
peso del mondo.

Un assaggio degli
aforismi lo trovate
QUI

“Voce del Verbo Vivere”
(Web – 2002)

http://www.vovevi.com/

copert_vovevi


VoVeVi
l’Oracolo Evangelico
( Italiano – English )

Il
tempo del Vangelo è sempre
il luogo in cui opera è qui
il momento è adesso
il Verbo è per te”

“Il Muro”
(LietoColle Libri – 2003)

 

Falsa dualità dell’Uomo,
lasciaci un po’ fantasticare
sulla tua menzogna.

Arthur Rimbaud

 

3copert_muroPrefazione di Antonio Miredi
Immagine in copertina: Michela Pachner

I

“Quanto sono esigui gli esseri viventi.
Anche gli umani, di sé così coscienti,
sono capaci di considerar soltanto
ciò che mostrano loro i cinque sensi;
quei loro cinque, sì scarsi sensi.”

Eccetera…

 

 

“Sono solo impressioni”
(Editrice Genesi – 2004)

Il pretesto della raccolta sono alcuni tra i quadri più belli dell’Impressionismo  elicemente riportati a fronte dei versi: nel proporci i maggiori rappresentanti del genere forse più conosciuto e amato dal grande pubblico, da Monet a Corot, da Boudin a Pissarro a Manet a Degas e altri – mi preme sottolineare la presenza di versi dedicati alle sole due donne che sono riuscite ad emergere dal panorama artistico ancora maschilista dell’epoca, cioè Berthe Morisot  e Mary Cassat – l’autrice riesce a entrare, a farci entrare con la forza dell’emozione e della visione, dentro ai quadri; l’emozione si fa visione, colloquio sentimentale ed emozionale con la restituzione di imprescindibili
atmosfere d’epoca alla Verlaine.

Donato Di Poce

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“L’Albero degli Aforismi”
(LietoColle Libri – 2004)

Un’Antologia di aforismi inediti di grandi Autori
e di aforisti emergenti

3copert_alberoImmagine di copertina e disegni interni:
FRANCO COLNAGHI

 

I
miei libricini di

PULCINOELEFANTE

pulcino_el

 

” Sottosopra”

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“La Parola”

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“Senso di colpa”


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“L’altra faccia della
Luna”

(Fògola Editore – Novembre 2004)

Delitti di autore a Torino

 

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Recentissimo, e davvero notevole, è il romanzo giallo di Anna
Antolisei L’altra faccia della luna. Si tratta della storia di Alessandra
Chiesa, magistrato della Procura di Torino che sta vivendo al massimo
del fulgore e del bruciore delle contraddizioni la sua condizione
di professionista affermata e donna matura, orgogliosa del suo essere
e anche della sua condizione sessuale: lesbica, vive senza nessuno
dei carnevaleschi atteggiamenti apparentemente liberatori ed in realtà
autoghettizzanti degli omosessuali di oggi, opinione dello scrivente
ma forse confermata dal ridicolo nome di locale Night and Gay (un
omaggio a Joseph Hanse, creatore del primo investigatore gay Dave
Bradsletter?).
Donna caparbia, lucida ma umanissima, di specchiata onestà
ma continuamente pervasa da dubbi (o meglio invasa dal rifiuto del
dogmatismo, e comunque non crediamo al procuratore stesso quando dice
che una situazione colma di dubbi è per lei inusuale), viene
messa a dura prova dall’intricatissimo caso di una serie di delitti
che insanguinano la città e ruotano attorno a uno strano spillone
e a un libro. L’indagine si allarga sempre più, coinvolgendo
prima il mondo dell’editoria poi quello dell’alta finanza, dell’università,
della Giustizia stessa, ma Chiesa attraversa tutta la babele di testimonianze,
prove e controprove attenta ad ogni dato probatorio come ad ogni moto
psicologico (sempre molto ben descritto ed introdotto dall’autrice)
assistita dagli amici e collaboratori Francesco Schwiller (capo della
Sezione Omicidi), Sante Rosi (ufficiale giudiziario e assistente del
procuratore), l’ambiguo Gianluca Benelli (funzionario del SISDE)………….S. M.

” Dialoghi dell’Es”
(WunderKammer – 2005)

I dipinti di Elena Piacentini con le poesie di Anna
Antolisei

3copert_dialoghi-esQualche
dipinto, qualche poesia

clicca
la pallina

 

“A mani nude “
(Fògola Editore – Novembre 2006)

 

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A mani nude” è
il secondo mistery di Anna Antolisei che vede come protagonista il procuratore
Alessandra Chiesa, affiancata dai suoi più fedeli collaboratori.Nella cornice di una torrida estate torinese, l’assassino colpisce al
calare della sera seguendo il puntuale, preciso criterio d’eliminazione
di chi vuole liberare la città dalla peggiore feccia umana che
l’infesta.
La rapida sequenza e l’efferatezza dei delitti, compiuti appunto a mani
nude, incalzano gli inquirenti e il giudice Chiesa, richiamata dalle
sue quiete ferie, si troverà coinvolta in una vicenda ad alto
tasso di rischio, dov’è minacciata la sua stessa vita.
Intraprendenza, cocciutaggine, uno spiccato spirito intuitivo la porteranno
a identificare il “Giustiziere della sera” e a neutralizzare
la sua furia omicida attraverso una caccia piena d’azione e di tensione.


“Madre indomita”
(Fògola Editore – Giugno 2008)

 

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Madre indomita“:
il terzo caso di Alessandra Chiesa

E’ un autunno tipicamente torinese quello che vede Alessandra Chiesa
impegnata in un caso, anomalo e inquietante, che la tocca da vicino.
Le incombe addosso un delitto annunciato e, per prevenirlo, non basterà
attivare i consueti compagni d’avventura: dovrà ricorrere anche
all’ausilio di un investigatore singolare; ruvido come il legno grezzo,
abile e silenzioso.
Ma la rinforzata squadra d’inquirenti sarà vittima lei stessa
di un tragico imprevisto: vi farà fronte con impegno raddoppiato,
e Alessandra sarà costretta a destreggiarsi tra una madre sconvolta
dal desiderio vendetta, un manipolo di ragazzi tanto trandy quanto ambigui,
un sicario nostrano con la sua feroce manovalanza straniera. Sino a
che la soluzione del mistero emergerà, trascinando in superficie
i pensieri, i sentimenti, gli atti più reconditi della gente
“per bene” implicata nella vicenda: che vedrà il suo
finale a sorpresa proprio nel cuore della città, a mezza strada
tra un comizio leghista e un baluginare di specchi e stucchi.
Ne uscirà, il giudice Chiesa, con un successo e un’amarezza in
più: l’appagamento della vittoria, ed il rammarico di sapersi
sempre meno identificare con l’ambiente in cui affondano le sue radici.

 

“Caccia all’innocente”

 

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“Caccia all’innocente”: il quarto caso di Alessandra Chiesa E’ il mese delle grandi vacanze, ed anche a Torino le giornate trascorrono in un pigro languore per chiunque sia rimasto in città. Da questa sonnolenza estiva, però, sono esentate due categorie
almeno: i criminali e gli inquirenti. Toccherà dunque, ancora una volta, al PM Alessandra Chiesa ed ai suoi vecchi e nuovi collaboratori
confrontarsi con dei delitti di particolare efferatezza, che si consumano
in una realtà urbana la cui configurazione è recente,
nel punto esatto d’incontro tra l’ambiente abitudinario della piccola
borghesia autoctona e quello, assai più vario ed irrequieto,
delle nuove comunità d’importazione.
A chi appartiene il corpo smembrato di donna che affiora dall’erba
del Circolo del Golf? E chi è l’uomo fatto a pezzi che s’incaglia
poco distante, nel letto disseccato del torrente Ceronda? Sono domande
che implicano, per il giudice Chiesa, una sfida tanto obbligata quanto
irresistibile da raccogliere, malgrado quella stessa estate sia foriera,
per lei, di un secondo mistero, ben più privato ma altrettanto
coinvolgente, che va ad ogni costo chiarito. Caparbietà, impegno,
esperienza e intuito femminile saranno gli strumenti sui quali Alessandra
dovrà fare leva per godersi poi un sospirato riposo libero
da inquietanti, angosciosi punti interrogativi.

 

 

“Legno e cristallo”
Edizioni Robin

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“Legno e cristallo”:
il caso di Giò Molino e del piccolo, magico Macs dal punto
di vista dell’Editore

L‘ex commissario Giò Molino, prematuramente costretto alla pensione
a causa di uno scontro a fuoco, viene contattato dal suo amico e vice-questore
Chicco Servillo per indagare, parallelamente all’inchiesta ufficiale
della Polizia, su un terribile attentato che ha sconvolto Torino.
A Molino, detto “l’uomo di legno” per il carattere spigoloso e per l’hobby di costruire,
rigorosamente in legno, le piazze del mondo in miniatura, l’incidente
sul lavoro non ha procurato solo una ridotta capacità polmonare,
ma gli ha anche dato un dono: la facoltà di vedere l’aura emanata
dalle persone. Scoprirà presto di condividere questa dote,
indesiderata e sempre tenuta segreta, con Macs, un bambino “dii
una delicatezza struggente”, che sembra avere un contatto privilegiato
con la natura e attorno al quale Molino vede un’aura cristallina.
Macs, però, certe volte è turbato da “qualcosa dentro che mette paura”, qualcosa
che sente quando succedono cose brutte, o quando qualcuno muore: è
questa la sensazione che lo lascia impietrito sulla collina dove sorge
la casa di Molino, proprio nell’istante in cui gli ordigni esplodono
alla stazione di Porta Nuova.
Da qui si snoda la vicenda che porterà alla soluzione del caso, non prima di averci fatto
scoprire i tratti meno spigolosi del nostro uomo di legno, l’ironia
della sorella Agnese, il coraggio di mamma Ada e la sottile impertinenza
di Servillo, avvicinandoci ad una curiosa teoria new-age che
nulla ha di scientifico, ma che ci fa venire voglia di incontrare
un bambino come Macs.

“Legno e cristallo”
dal punto di vista di Agro Pinto

Anna Antolisei individua nell’opera scultorea di Mario Ceroli il compendio
perfetto per la copertina del suo ultimo giallo; esso infatti rappresenta
in toto il temperamento del co-protagonista ex-Commissario di Polizia
Giò Molino, legnoso, robusto, non eterno né indistruttibile
profondamente umano in ogni manifestazioni di affetto, dolcezza, odio,
rabbia; il ritratto di uomo in una posa estrema che esprime l’onere
di sostenere il greve fardello e, del pensionamento anticipato imposto
dall’incidente sul lavoro e, del Dono non richiesto.

L‘eroe del giallo è Macs, bambino speciale, avvolto da un’aura cristallina e dotato di una particolare predisposizione nell’individuare prematuramente azioni buone o malvagie, qualità particolari che il Commissario riesce a scorgere a
differenza del mondo. E ancora altri personaggi, Ada e Agnese, rispettivamente
la mamma e la sorella del protagonista, il vicequestore Chicco Servillo,
il cane Poldo guardiano de La Quadra, ognuno con caratteristiche singolari
e intimamente attuali per un poliziesco coinvolgente e ricco di colpi
di scena che procede attraverso una narrazione fluida, intensa e vivace,
colma di immagini colorate e vitali.

La vicenda si svolge nel plumbeo e tranquillo inverno torinese con il resoconto di un feroce attentato e sanguinei colpi di scena nel cuore della vita torinese Porta Nuova
e Corso Vittorio e, successivamente a La Quadra – dimora di Giò Molino – situata sulla collina del capoluogo piemontese.

Gli interpreti e i luoghi raccontati con rapidi e sapienti lemmi, fanno da sfondo per una indagine appassionante.

La narrazione delinea un attentato di stampo mafioso in piena regola, stemperandosi in stoccate di penna davvero memorabili.

Agro Pinto


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