QUALCHE SCOMPENSO NELL’ULTIMO ROBECCHI

…..Si legge con gusto e divertimento l’ennesimo capitolo della saga di Monterossi e soci, “Pesci piccoli” (Sellerio, gen 2024, 440 pp.), ma qualche neo si trova sempre, oltre ai tanti ‘dai’ esortativi senza accento, come anche sui ‘che’ che significano giacché, poiché, ecc.

…..Lo sfondone più clamoroso si trova a pagina 68, dove si legge che “Carlo (…) potrebbe trovarsi in un frammento qualunque degli ultimi due secoli. Se ora don Camillo attraversasse la piazza – ma anche don Abbondio perché no? – sembrerebbe la cosa più normale del mondo”. Perché no?! Don Camillo è personaggio del secolo scorso, ma don Abbondio risale a quattro secoli fa!

…..A pag. 300 Angela si ricorda che “Nasir (…) ha mangiato i suoi spaghetti in due forchettate enormi”. Peccato che a pag. 242 il fatto era avvenuto diversamente: “La pasta l’ha finita in un lampo, tre bocconi giganteschi e non c’era già più”

…..A pag. 386 Carlo attribuisce a Teresa una frase: “Come aveva detto? – Sessantacinquemila non ti cambiano la vita, ma duecento… trecento… –. Gli sembra di sentirla, ora, quella voce un po’ roca”. Solo che a pag. 314 lei le aveva solo pensate quelle cose: “Che più soldi ancora sarebbe stato meglio, che sessantacinque non ti cambiano la vita, ma duecento sì, trecento anche di più”.

…..Concludiamo con cinque triplici ripetizioni, tanto per gradire:

– Bum, bum, bum, un martello.
– Scema, scema, scema.
– Io… Io… –. –Io…
– Voglio, voglio. voglio.
– un no che era un no, no, no, e poi ancora no.

…..M. M.

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