NABOKOV, BRUNO ODDERA & C.

…..Bruno Oddera è ricordato come uno dei maggiori traduttori del ’900, con più di 800 titoli inglesi e francesi al suo attivo, compreso “Invito a una decapitazione” (Mondadori, La Medusa n. 459, dic. 1961, 232 pp., Lire 1400), tradotto dall’americano del ’59 del figlio Dmitri dell’Autore, che l’aveva scritto in russo nel ’34.

…..Orbene, la Collezione della Medusa era diretta da Elio Vittorini, altro traduttore molto chiacchierabile (v. nostri articoli in questa rubrica) e curatore miope, infatti alla prima pagina della Prefazione, la 11, si legge testualmente: “Lo stabilire se il fatto (…) si sia riflettuto in qualche modo su questo romanzo dovrebbe lasciare indifferente il lettore ideale quanto lascia indifferente me”. E invece no: il lettore ideale non può rimanere indifferente di fronte a quel ‘riflettuto’ al posto del sacrosanto ‘riflesso’!

…..Per cui gli scappa decisamente la voglia di leggersi tutta l’opera, soprattutto quando ci si accorge che Nabokov l’ha infarcita di ben 124 incisi tra parentesi su 215 pagine di testo effettivo (?!), con un record a pag. 179, dove se ne contano otto; mentre a pag. 95 il capitolo VIII addirittura inizia con una frase di sette righe tra parentesi.
A pag. 178 vi è poi la chicca, quando l’Autore irride il Lettore e pone tra parentesi la frase seguente: (sia detto tra parentesi, l’illusionista si era servito delle fotografie di sua madre).

…..Resta il tempo per segnalare una curiosa creazione fisiologica a pag. 53, dove si parla dei “calcagni delle mani” (?); e di tre triplici ripetizioni presenti nel testo: tum-tum-tum; Là, là, là; Bu… bu… bu…
Poi applichiamo salomonicamente il precetto di Pennac, che il Lettore ha sempre il diritto di interrompere la lettura di un libro che non gli piace: lo facciamo verso pagina 55; infine ne applichiamo un altro, di andare a vedere come va a finire, e prevedibilmente vi troviamo un finale aperto.

…..Continuando nel sondaggio della frequenza delle parentesi tonde nelle opere maggiori del Nostro, troviamo che in “Lolita” (Medusa Mondadori, 1959) ve ne sono circa 500 in 469 pagine di testo, più altre 15 nella postfazione di 9 pagine a firma Wladimir (sic) Nabokov.

…..In “Pnin” (Garzanti, 1959, trad. di Letizia Ciotti Miller) se ne trovano 171 su 236 pagine, più varie altre relative a traduzioni di termini e frasi dal russo.

…..In “Risata nel buio” (I libri del Pavone Mondadori, 1961, trad. di Anna Malvezzi), solo 90 su 228 pp.
Ma ne “Il dono” (Medusa Mondadori, 1966) se ne trovano addirittura 783 su 469 pp., più un’altra quarantina per traduzioni dal russo.

…..Anche ne “I bastardi” (1947, Rizzoli 1967 e BUR 1978, pp. 235) Nabokov abbonda con le parentesi tonde: una quarantina nelle sette pagine e mezzo della Prefazione, e 285 nelle 235 di testo, oltre ad altre 60 e più quadre contenenti le traduzioni di termini e frasi in russo.

…..Oddera, da par suo, si supera a pagina 8, dove traduce: “Mentre stavano assoggettando il lasciapassare a un intenso esame”Sottoponendo!

…..E ancora a pag. 72. “un ragazzo (…) aveva incidentalmente decapitato la sorellina”.  Accidentalmente, supponiamo.

…..Infine, tante triplici ripetizioni, tra l’isterico e il disperato:
cadere, cadere, cadere // Worte, worte, worte. Verruche, verruche, verruche. // Tump-ah, tump-ah, tump-ah, // sussulto sussulto sussulto; il mio bambino, il mio bambino, il mio bambino… // Qualunque cosa, qualunque cosa, qualunque cosa. // uno, uno, uno, // “uno-uno-uno”// Ho-yo-to-ho! Ho-yo-to-ho! Ho-yo-to-ho! // giù, giù, giù.

…..Marco Morello

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