Poesia/Eresia
(la sovversione non sospetta dei poeti eretici, outsider e underground)
– Edizioni Eretica, 2023 – 
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La Prefazione di Marco Ercolani

…..Poesia/Eresia (la sovversione non sospetta dei poeti eretici, outsider e under-ground), di Donato Di Poce, appartiene a un genere letterario non frequente: il ritratto di artista. Qui non leggiamo saggi critici compiuti ma incontri improvvisati, disparati, appassionati, con opere e vite di artisti non canonici. Si parli di Artaud, di Villa, di Pasolini, di Daino o di altri contemporanei, il libro è il diagramma dei gusti dell’autore,
esposti con una libertà compositiva anarchica e irriverente.

…..Di Emilio Villa scrive Di Poce: “L’ampiezza di visione e i vortici di senso di tutta l’opera poetica e critica di Emilio Villa (nato ad Affori (Milano) nel 1914 e morto il 14 gennaio 2003, artista, poeta, biblista, intellettuale, fondatore di riviste e iniziative culturali, promotore di talenti artistici nonché fermo sostenitore di valori dell’avanguardia, artista e poeta geniale fuori da ogni schema e categorizzazione), continuano a dilatare i confini della poesia e dell’Arte”.

…..Eppure sentiamo come una mancanza, quasi una colpa, nei vuoti di corrispondenze dei giovani autori contemporanei, una mancanza di co-appartenenza e di un pubblico più ampio e partecipe, che Villa meriterebbe, non fosse altro per aver imposto al mondo la grandezza di Burri e dell’Arte primordiale e aver sperimentato e contaminato i linguaggi di glossolalie e ambiguità semantiche tali da rendere la sua scrittura oracolare e incantatoria.

…..L’arte accompagnò tutta l’esistenza di Villa, (è stato amico e sostenitore di Fontana, Burri, Rothko, Parmeggiani, Paladino e De Dominicis, tra gli altri) in modo sia teorico, speculativo e “profetico”, sia su un piano operativo. Non da ultimo, i suoi numerosi esperimenti di “poesia visiva” attestano la vocazione all’immagine, mai disgiunta dalla parola che la circonda”.

…..E, da un’intervista a Chiara Daino, performer e poeta genovese, cita queste parole: “…E sono figlia del figlio del Caos: «E allora… Allora dove la vita è creata liberamente, è là invece, nel teatro! Ecco perché mi ci sono sempre trovata subito, sicura – là sì!» [Trovarsi, del Pirandello meno diffuso e più determinato, determinante]. Ecco perché Carmelo Bene mi è Padre e Salvatore. Scomodo Carmelo, amato Carmelo, Carmelo furioso, Carmelo triste, Carmelo odiato e Carmelo dimenticato dal pubblico plaudente il Roberto di turno. Carmelo il Primo e Carmelo l’Unico. Carmelo Biblico e il Suo «Cattivario» è il mio breviario: Carmelo totalizzante, sinestetico e disperato. Per la stessa disperata vitalità di Pier Paolo. Senza un corpo carismatico il corpo cartaceo zoppica, monco”.

…..Bene erede di Artaud, Bene corpo zoppicante e parola eretica: simbolo della natura sulfurea, rapsodica, di questo volume che si mostra al lettore seguendo “la mossa del cavallo” di sklovskiana memoria: un passo avanti o indietro e due di lato, perché sia impossibile una definizione precisa del libro stesso. Ascoltiamo come Artaud viene
descritto dall’autore:
…..“Artaud scortica letteralmente le pagine, crea combustioni sul corpo della scrittura
per trovare un senso ancora possibile al dire a fare arte e poesia. I suoi tratti hanno una prospettiva dinamica, creano profondità terremotate tra testo, immagini e bruciature che debordano e destabilizzano i confini dell’estetica classica. I suoi Pittogrammi, sono un Vertice/Vortice CreAttivo, di vibrazioni e convulsioni, di percezioni di senso, ablazioni di pensiero che s’insinuano tra le vene insanguinate della scrittura e diventano gesto sacrificale e sacrale del corpo innamorato dell’ETERNITA’. Le pagine di Artaud, sono pareti laviche incandescenti, canali di lava cosmica che scende tra le righe assassinate dai silenzi, coaguli di volti polverizzati dal tempo, scalfiti dall’anima e dalla natura malvagia dell’uomo. I Pittogrammi di Artaud sono invettive atomiche, orti di massacro della vecchia
Arte e dei denigratori della vera, spontanea, lucida pulsione creAttiva, che si espande tra le aureole accademiche e crea palpitazione passionale nelle vene. I colori e le parole non disegnano e non dicono realtà, creano mondi, riproducono visioni, sono orbite sensoriali verso l’infinito e l’invisibile, antenne del nuovo e del vero. Dalle risaie della morte dell’Arte e della poesia, rinasce il riso della Storia umana di un cuore fatto a pezzi dalla Società”.

…..Di Poce ama frequentare, ricordare, esaltare le parole dei Grandi Eretici, ma è altrettanto vero che il libro riporta anche testimonianze di poeti e scrittori italiani del tutto rimossi dalla storia della nostra letteratura e che pochi ricordano, come Ulisse Casartelli, Giuseppe Battaglia, Nicola Manicardi, Marco Vetrugno.

…..Un libro come Poesia/Eresia assembla nomi diversi e di diverso peso letterario all’interno di una costellazione poetica che si oppone ai canoni della storia della letteratura e propone un approccio diverso al gesto eretico dell’artista outsider, non seguendo il metro della ricerca storiografica ma inventando improvvisazioni poetiche sul tema.

…..Ci piace concludere questo breve invito alla lettura con le parole di Emile Cioran citate da Nicola Vacca, parole che esemplificano il senso segreto del volume di Donato Di Poce: “Tutti i frammenti del suo pensiero chiamano allora in causa la sua stessa esistenza, inchiodandola sempre alle proprie grandi e piccole miserie, in un contraddittorio procedere per paradossi attraverso il quale lo scrittore manifesta uno sprezzante distacco da tutto, tranne che dalla carne viva del proprio esistere…”.

…..Esistenza e arte non sono che lo stesso coagulo doloroso.

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ANIME NERE

Ci sono anime bruciate per troppa luce
E quelle nascoste nell’ombra
Anime sepolte sotto la cenere
E quelle addormentate in una virgola.
Poi ci sono le anime veggenti
Che parlano di notte con gli spiriti bianchi
E i morti silenti che ti dormono accanto.
Ma le anime più belle e più pure
Sono le anime dei poeti
Sono le anime nere
Che seducono la vita con un respiro
E accarezzano il mondo in silenzio.
Le anime nere sono stelle bruciate
Che attraversano la vita
Quelle che per troppo amore
Si nutrono del dolore altrui
E sorridono silenziose nella notte
Regalandoci scintille di felicità.

Donato Di Poce

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