Succede che, nel giugno del 1944, Massimo De Benedetti venga deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove morì quattro mesi dopo.
Succede che il nome non dica niente, se non fosse che il 18 gennaio di settantaquattro anni dopo, l’artista tedesco Gunter Demming abbia posato a Collegno, comune torinese, una delle sue pietre d’inciampo per ricordarne la tragica fine.
Succede che, due giorni fa, la Solpersteine sia stata rubata.
Succede che la memoria della Shoah venga offesa, ridicolizzata e persino negata.
Succede troppo spesso, però.

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