Certi autori americani indulgono nell’affettazione di segnalare, per ogni auto che fanno transitare nelle proprie opere, l’anno di produzione, come avevamo già segnalato a proposito di Ellroy e altri.

Ora ci capita per mano questo “La luna del falco” del marito di quella santa donna di Jessica Lange, Sam Shepard (Feltrinelli 1987, 94pp), il quale abbonda in tali annotazioni; ecco alcuni esempi:

– una Chevy del ’56 da mezza tonnellata dipinta di blu metallizzato sopra il colore di prima
– seduti nelle nostre Ford del ’32 lampeggiando con i fari della macchina
– Il piccolo amplificatore Fender Princeton (e l’anno?!) ronzò e sputacchiò come una vecchia Ford del ’32
– una vecchia Pontiac nera del ’36 tutta sola, rovesciata su un fianco
– con la sua Chevy del ’51
– All’epoca guidava una Renault verde del 1951
– Una Crysler (sic) del 1948.

Alcune considerazioni: Sam Shepard è un appassionato di vecchie auto, vista la frequenza con cui ne parla e la precisione sull’anno; a me lettore italiota di quest’altro millennio importa molto poco sapere l’anno di produzione e, in fondo, anche la marca; a qualsiasi lettore americano di questo e dell’altro millennio, non appassionato sfegatato di auto, credo che comunque possa fregare ben poco, ma soprattutto: un variazione di anno, cosa gli potrebbe significare ?
Anche si trattasse di auto italiane, la citazione di un modello, con o senza anno, potrebbe forse suscitare qualche vago ricordo dell’epoca (non parliamo di quelli attuali, diventati strabocchevoli),
ma non mi farebbe visualizzare automaticamente e precisamente quella certa macchina !

Però, secondo Shepard, pare proprio essere uno sport tutto yankee quello di tenere a mente per lo meno i deretani dei bolidi:
“Per uno che non sa niente di macchine ma memorizza le code posteriori di tutte le Chevy dal 1950
al ’59 te la cavi abbastanza bene.” (pag. 45)

M. M.

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