Ormai è diventato un gioco a rimpiattino tra l’assiduo lettore e gli scrittori che intessono le loro trame di personaggi dalle azioni ‘inconsapevoli’: anche il Giulio Leoni ideatore di questo sorprendente D(ur)ante Alighieri priore di Firenze nel 1300, sanguigno e irascibile detective dell’antichità, infiora i suoi Delitti del Mosaico (Oscar Mondadori, Milano, 2004/5/6) di ben 32 gesti ‘meccanici’ su 315 pagine effettive di testo: una considerevole media di uno a dieci.

In dettaglio si incontrano cinque ‘meccanicamente’ e persino un ‘quasi meccanicamente’, sette ‘distrattamente’, cinque ‘d’istinto’, tre ‘soprappensiero’, due ‘quasi senza accorgersene’, e poi una volta ciascuno ‘in modo distratto, come pensando ad altro’, ‘senza avvedersene’, ‘apparentemente inconsapevolmente’ (?!), ‘involontariamente’, ‘istintivamente’, ‘senza riflettere’, e un pregevole ‘con un residuo di coscienza’ che abbiamo scelto come titolo della punzecchiatura.

Ma il bello giunge all’ultima pagina, quella dei ringraziamenti, dove l’Autore esce allo scoperto e accredita questo suo procedere, scrivendo testualmente: “Molti hanno collaborato alla stesura e alla stampa di questo romanzo (sic). Alcuni, e sono i più, lo hanno fatto spesso inconsapevolmente, magari parlando d’altro, senza accorgersi di come le loro parole (…) fornissero materia alla mia scrittura.”

Dunque è chiaro il procedimento, quasi obbligato: il Nostro è circondato da gente vera che non sa quel che dice e lui non fa che prendere di peso questi vaniloqui, calarli nella propria opera e ammannire al lettore NON SEMPRE INCONSAPEVOLE, VIVADDIO una sequela di detti e di azioni robotici, macchinali, senza il ben dell’intelletto… Complimenti a tutta l’operazione !

M. M.

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