ERRORI ANTOLOGICI NEI POLIZIESCHI

 

Nell’Omnibus Mondadori del maggio 1965, “I magnifici sette del giallo”, in 1215 pagine sono presentate in sostanza sette opere anni ’50 di sei autori, in quanto il settimo, William Irish, è Cornell Woolrich sotto pseudonimo.
Ma ci preme soprattutto segnalare qualche pecca qua e là, ad esempio in “Appuntamenti in nero” appunto di Woolrich, a pagina 42 a una serata di gala Esther “Stava consegnando al maggiordomo la pelliccia di martora”, ma poi, una pagina dopo: “Il maggiordomo si era avvicinato per prendere la pelliccia”. E quante ne indossava?

In “E’ un reato, Dottor Fell!” di John Dickson Carr, Mark nel giro di una ventina di pagine, 356 e 378, si ripete:(…) mai come in quel momento gli era apparsa così desiderabile.” E: (…) non gli era mai apparsa più bella e desiderabile”.

Frank Cane, a pag. 653 del suo “Il cancro della metropoli” dà per morto anzitempo lo sventurato poliziotto Hurley, che soltanto a pag. 678: “Hanno telefonato dall’ospedale, per avvertire che l’agente Hurley è morto dieci minuti fa”.

Per “Colpo a freddo” di James Hadley Chase dobbiamo coinvolgere anche la traduttrice, Ida Omboni, che, oltre a preferire sempre ‘apersi’ per ‘aprii’, a pag. 958, a Venezia: “Contro il cielo violaceo, vedevo stagliarsi i quattro cavalli di bronzo che fanno la sentinella al tetto della basilica.” (?!)
E mezza pagina dopo, sempre in piazza San Marco: “I negri del campanile batterono la mezz’ora”. Si chiamano i Mori!!!

Altra invenzione dell’Omboni a pag. 975: “No” – sibilò lei, quasi con astio“. Abbiamo difficoltà a immaginare un No sibilato…

Infine William Irish (alias Cornell Woolrich) nel suo supernoir “Dinastia di morti” insiste a conteggiare le vittime del misterioso assassino in quattro, almeno da pagina 1142 in poi, quando invece sono già state evidentemente cinque, oltre allo ‘scemo del villaggio’, che forse s’è inguaiato da sé, ma con un certo contributo del ‘mostro’.

M. M.

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