La versione televisiva appena proposta da RAI2 della prima inchiesta di Rocco Schiavone ci ha portato tra le mani il testo di Sellerio (262 pp. effettive) che, pubblicato nel 2013, è già giunto alla trentaduesima edizione nel settembre scorso!
E dopo tre anni e ben 32 edizioni nessuno è ancora andato a bussare alla porta della casa editrice palermitana a chiedere notizia di uno straccio di editor, che dia conto delle tante stupidaggini presenti nel libro?!
Ci proviamo dunque noi a elencarle, tanto ci paiono sorprendenti.

A pagina 45 si legge : “Le mandibole di Amedeo caddero come se qualcuno le avesse slegate.” A parte la somiglianza con certa catastroficità fisiologica à la Mazzantini, di mandibola ce n’è una sola, come la mamma!

A pag. 61 “… le montagne di pietra lavica nera…” : infatti Aosta è notoriamente circondata da vulcani.

A pag. 79 veniamo a sapere che Schiavone ha 46 anni, ma a pagina 83 ci viene detto che “mancavano più di 3650 giorni ai suoi 55 anni.” Erroraccio cronologico!

A pag. 84 il vicequestore ci informa che nei suoi sogni di futuro pensionato vi è “Un casale. In piena campagna. Con almeno 10 ettari di terra in modo che nessun rompicoglioni potesse dormirgli vicino nel raggio di un paio di chilometri.” Erroraccio geometrico: un ettaro equivale a 10.000 metri quadrati, quindi dieci ettari = 100.000 = 0,10 chilometri quadrati, mentre una superficie circolare con due chilometri di raggio corrisponde a oltre 12! E a trovarla una proprietà tonda!

A pag. 171 ”Il vicequestore gettò un’occhiata a 360 gradi.” … in un bar affollatissimo, anche alle proprie spalle, da dove è appena entrato?

Alle pagg. 206-207 Manzini fa stare una novantina di persone in un soggiorno di baita: va bene la proverbiale ospitalità valdostana (?), ma quasi novanta cingalesi in una sola stanza ci paiono proprio eccessivi.

A pag. 214 la fantasia del Nostro continua a scatenarsi: “…seduto con un fucile mitragliatore in grembo come un vecchio apache in attesa”. Ma che film western vietnamiti ha visto?!

A pag. 215, poche righe dopo la precedente perla, eccone un’altra: “Rocco avrebbe fatto la fine di un alpinista alle prime armi sulle punte dell’Everest”, montagna celeberrima per la sua cima unica.

A pag. 247 un’altra vetta di sapore mazzantiniano: “L’eco (…) dal microfono fu accompagnata dal rumore di tutte le teste che si giravano verso di lui.” Ogni commento è superfluo.

A pag. 250 si raggiunge il sublime: “…succhiava avidamente con occhi orecchie e naso ogni particolare, frase, movimento e odore.” Efficacissima multisinestesia! E la bocca?

Ancòra due inciampi sul cammino di Manzini: il loden di Schiavone è sempre tassativamente blu, ma a pag. 242 diventa banalmente verde; e a pag. 263 la semiassiderata vittima risulta addirittura legata (dettaglio che non era mai emerso nel corso dell’indagine).

Che fine han fatto gli editor di una volta?

MANZINI STECCA ANCHE SU “LA COSTOLA DI ADAMO”
Il volumetto n. 947 della “Memoria” di Sellerio (284 pp. del 2014) è giunto alla 19° edizione nel settembre scorso e ancora reca i seguenti disguidi:

a pagina 88 “le mandibole del delinquentello facevano cianghete splash”. Ricordiamo che di mandibola ce n’è una sola, di mascelle invece… Ma a pag. 252 Manzini si ravvede e nota che “Rocco … doveva stringere la mandibola”.

A pag. 105: “un setter … muove le froge del naso”. E di cosa se no?!

A pag. 108: “… sullo zigomo… c’era un livido grosso come il palmo di una mano”. Esagerazione: o lo zigomo è enorme o la mano estremamente piccina!

A pag. 133: Ciriè è definita “un paesino vicino a Torino”. Ci vivono circa 19.000 abitanti e i chilometri dal capoluogo ammontano a 25!

A pag. 161 si parla di pena comminata, ma si sa che quando te la infliggono ormai è irrogata: comminata significa solo prevista dal codice.

A pag. 183: Schiavone precisa che la primavera entra a mezzanotte tra il 20 e il 21 marzo: banale e impreciso! La nuova stagione inizia quando il sole “entra” nell’Ariete, e non sempre a San Benedetto. Ad esempio nel 2012, quando apparentemente è ambientata la vicenda, l’equinozio si ebbe il 20, così come nel 2013, anno di ambientazione secondo una battuta a pag. 262; peccato però che altrove si ricordi sempre che sono passati cinque anni da quel fatidico 7-7-2007, giorno della morte di Marina.

A pag. 250 si fa per dire: “Il colpo gli fece girare la testa di 180°”. Una gomitata sullo zigomo potrebbe provocare uno spostamento del genere solo se il colpito fosse stato di profilo, ma ci è arduo immaginarlo; oppure si tratta di un colpo alla Bud Spencer, con esito fumettistico.

Ancora due scelte infelici del Nostro: a pag. 268 si parla di “risoluzione” del caso, ma è preferibile “soluzione”; mentre a pag. 276 “trecento metri distanziavano la libreria dalla casa di Adalgisa”: stavano facendo una corsa?

M. M.

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