NEPPURE MONDADORI CORRESSE MANKELL

Nel suo thriller senza Wallander del 2005, “Il cervello di Kennedy” (Mondadori, 2007, pp. 330), come già nei molti tomi Marsilio manca l’Indice, e ai numerosissimi hotel utilizzati dalla protagonista manca sempre l’accento circonflesso sulla o.
Ma i problemi più grossi l’Autore li ha come al solito con le date e con i luoghi:

tra le pagine 12 e 13 Louise “aveva solo sedici anni. Era l’inizio dell’inverno del 1967.” Ma a pagina 16: “… nell’autunno del 2004 (…) Louise Cantor ha cinquantaquattro anni.” E a pagina 40: “Nel 1950 (…) Louise era nata nell’autunno di quell’anno.” Insomma, ne ha o 53 o 54.

Le stagioni in Svezia non corrispondono alle nostre, lo sappiamo, infatti il succitato autunno del 2004, a pagina 25 si precisa come ‘venerdì 17 settembre’.

Alle pp. 43 e 66 nel centro-nord svedese troviamo degli apocrifi ‘boschi finnici’ e/o ‘finlandesi’ (?)

A pag. 49 si legge forse l’imprecisione più deleteria: “Nel novembre 1963, circa a mezzogiorno ora locale, il presidente JFK veniva colpito mentre sfilava in corteo per le strade di Dallas.” Ma di che giorno?! Mankell lo sottace.

Genitori ciechi o sbadati a pag. 53: “Aveva avuto molte malattie infantili, come il morbillo, senza che noi ce ne rendessimo conto.” (?!) Forse grazie al clima svedese non si formano gli esantemi.

A pag. 29 la provincia storica di Hàrjedalen viene collocata a 80 chilometri da Stoccolma, e invece si trova mediamente a 240, e in particolare la cittadina di Lung a circa 300!

A pag. 80 la traduttrice Barbara Fagnoni in un paio di righe inverte gli ausiliari: “Louise sapeva che Aron non sarebbe mai potuto resistere a lungo in un hotel (sic). Aveva smesso di piovere”.

A pag. 168 Louise ha preso stanza a Maputo, in Mozambico, ma si vede che mentalmente non l’ha ancora introiettato e lo confonde col Sudafrica.

Subito dopo viene fermata da un locale che “Parlava inglese con accento portoghese, ma si faceva capire bene.” Ma se l’ha solo chiamata due volte per nome e cognome!

A pag. 193 probabilmente c’è un ‘non’ di troppo, quando la prostituta Lucinda, alias Julieta per un solo cliente, terminata la serata veniva accompagnata a casa “e non potevo smettere di essere Julieta”.

Infine, a pag. 283 ci s’imbatte in una sorprendente area di rifornimento “lungo la nuova autostrada del Peloponneso in direzione di Argo”: “Si fermò in un’area di servizio dove c’era anche una pompa di benzina.” Neanche a farlo apposta!

M. M.

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