Nonostante che nel precedente “La Preda” (Adelphi, Milano,2012), scritto nel ’36 e pubblicato nel ’38, non compaia MAI un meccanicamente o simili, nel recente “Una pedina sulla scacchiera” (Adelphi, Milano, 2013), scritto nel ’32/’33 e pubblicato nel ’34, per ben 36 volte nell’ambito di circa 165 pagine di testo effettivo, la traduttrice Marina Di Leo ha dovuto destreggiarsi magistralmente con la versione dell’avverbio prediletto da Simenon, ma ormai di dirittto nelle salde mani della Némirovsky: ‘machinalement’!

Bisogna darle atto di non aver MAI scelto la traduzione letterale che in italiano risulta brutale: macchinalmente, preferendo soluzioni che vanno dall’automaticamente (8 volte), al distrattamente (7 volte), al gesto meccanico o meccanicamente (9 esempi), ai più rari istintivamente e d’istinto (3 volte), come un automa (2 volte), con aria assente (un solo esempio)… fino alle ultime pagine, quando il protagonista Christophe pone in atto il malsano e semi-inconsapevole gesto di tagliarsi la gola col rasoio:

pag. 156 – A un tratto, per un movimento quasi involontario, il sangue schizzò sporcandogli le dita
pag. 159 – un movimento irriflesso
pag. 160 – C. ebbe un brivido involontario
pag. 160 – chiese, senza volerlo, con una certa cautela.
pag. 164 – Senza riflettere, fermò un taxi e vi salì
pag. 173 (ultima, in punto di morte) – Sentì che gli si irrigidivano le braccia, e con un movimento brusco e involontario le scostò dal corpo.

Insomma, per l’ennesima volta, si è costretti a segnalare quanto poco ragionino i personaggi dell’autrice russa: in media una volta ogni quattro pagine (ma esistono dei casi separati da poche righe) compiono un gesto ‘macchinalmente’ e nessun oculato editor di allora o di ora che si prese o si prenda la briga di eliminarne la gran parte! A meno che per La Preda alla traduttrice Laura Frausin Guarino sia stato imposto proprio questo: bisognerebbe chiederlo alla dea ex machina Ena Marchi, padrona assoluta delle traduzioni adelphiane…

M. M. 15 giugno 2013

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