LE PECCHE DI BUSSI

Nel 2017 le edizioni e/o pubblicarono il giallo di Michel Bussi del 2014 “Mai dimenticare” per la traduzione di Alberto Bracci Testasecca, e tutti e tre nelle 450 pagine di testo compiono una lunga serie di misfatti: tralasciando i numerosi banali refusi e gl’innumerevoli D’istinto, istintivamente, distrattamente, meccanicamente, con un riflesso, in maniera meccanica e con gesto automatico, ci chiediamo perché oltre agli ovvi gendarmi francesi, a volte anche definiti poliziotti o agenti, si preferisca spessissimo usare il termine ‘guardie’, visto che nessun capitolo si svolge in prigione.

Ma veniamo all’usuale sequela di incongruenze disseminate nei libri del Nostro:

tra le pagine 19, 21 e 71 non si è certi di come sia s-vestita la candidata suicida: “… rivelando la coppa fucsia di un reggiseno”; ma poi: “Lei si piegò delicatamente coprendosi il seno nudo con un pezzo del vestito per un ridicolo pudore”; e ancora: ”Non abbiamo però ritrovato le mutande, probabilmente un tanga abbinato al reggiseno fucsia”.

A pag. 53 vi è un’esagerazione: “Sul muro del casinò era attaccato un immenso poster di due metri per tre”. E che sarà mai?

A pag. 71 ci viene raccontato che “Magali Verron (…) era rappresentante farmaceutica, responsabile di una grossa azienda per il settore di Le Havre”. Non possiamo crederci, a soli diciannove anni!

A pag. 73 un errore temporale: “… è una storia che risale a più di dieci anni fa”. E invece no: siamo nel febbraio 2014 e si parla di un assassinio avvenuto a giugno 2004.

A pag. 79 oggetti fisici del protagonista si personificano: “Sperma, capelli unghie… Nessuno aveva toccato e neanche avvicinato quella ragazza”. = Niente di tutto ciò, cioè di sé !

Tra le pagg, 96 e 97 ‘Insisterono’ per ‘Insistettero’.

A pag. 111 altro errore cronologico: “Quattro mesi dopo l’omicidio (…) c’è stato un secondo delitto (…) verso la fine delle vacanze”. Invece no: il primo avvenne il 5 giugno 2004 e il secondo il 26 agosto, cioè meno di tre mesi dopo.

A pag. 113 scorgiamo una sorprendente anatomia femminile: “Alcune radici rossicce spuntavano sul pube depilato”. (?!?)

Erroraccio di Bussi a pag. 113: “La immaginai prendere una delle conchiglie (…) e coprirsi il sesso, tipo Venere di Botticelli”. Ma l’ha mai visto il quadro dal vero?!

A pag. 131 vengono definiti ‘donatori’ tutti coloro che sono stati sottoposti ad analisi del liquido seminale: piuttosto ‘controllati’ o ‘schedati’.

A pag. 171 il Sudafrica del 2014 viene accostato alla Corea del Nord per quanto concerne la fabbricazione poliziesca di “false prove per incastrare un innocente”: stupiamo.

Tra le pp. 180 e 181 torna il bisticcio temporale dei dieci anni: “Il secondo (…) è morto (…) probabilmente tra l’autunno 2004 e l’inverno 2005”.  Ma poi: (…) essendo ormai trascorsi i dieci anni di prescrizione legale”. E invece no, essendo solo la fine febbraio 2014.

Sempre nel gelido febbraio succitato, a pag. 206: “Gocce di sudore mi colavano lungo le braccia fino alle mani bagnando tutto quello che toccavano”. Esagerato!

A pag. 316 qualcuno ‘ricevé’ invece di ‘ricevette’.

Ibidem: siamo nell’estate 2007, ma “Il tempo non aveva minimamente intaccato la determinazione della presidentessa dell’associazione Fil Rouge, rimasta sola al comando da quando Charles e Louise Camus si erano suicidati”. Sì, però nel dicembre 2007 (v. pp. 287-288).

Il consiglio è sempre il solito, ma nessuno più lo segue: rileggete i vostri testi appena scritti, dopo tradotti, e senz’altro prima di ammannirli al pubblico al non indifferente prezzo di 16,50 euro: oltre trentamila lirette!

M. M.

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