VECCHIO POMILIO
…..Ri-leggendo il drammatico e coinvolgente libro di Mario Pomilio del ’56, “Il testimone” (Editrice Massimo, collana “Il Mosaico” n. 15, Milano, pp. 202), non si può fare a meno di annotare tutta una serie di bizzarrie ortografiche e lessicali imputabili all’Autore, ma anche all’Editore.
…..La vicenda si rifà a un fatto di cronaca parigina e dunque ambientazione e atmosfere risultano essere assolutamente simenoniane, con persino un’abbondanza di ‘distrattamente’ (5), ‘macchinalmente’ (2), ‘meccanicamente’ e ‘automaticamente’.
…..Gli accenti acuti dei seguenti vocaboli sono tutti tassativamente gravi: perchè, sicchè, finchè, benchè, purchè, macchè, sè, nè, riflettè, ripetè, potè, dovè, credè, premè, procedè, insistè…
…..Pomilio usa sette volte ‘pel’ e una volta ‘pei’; glie lo / glie le / glie l’… Una sola volta gliele a pag. 157.
Due volte ‘aperse’ per ‘aprì’; ‘per entro’; ‘essi due’.
…..Poi vi sono i neologismi: angustiosamente, angustioso, crucciosamente, incurioso…
…..E infine gli errori gravi: aveva arrossito (tre volte); e un refuso buffissimo a pagina 123: dopo ave rinvano !?
…..Ultimissima annotazione: a pagina 135 si odono richiami di ‘clacksons’. O ‘clacson’ o ‘klaxon’.
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IL CAPPOTTO DI ASTRAKAN VA UN PO’ STRETTO
…..Anche nel suo famosissimo libro del ’78, ridotto per lo schermo da Marco Vicario con l’interpretazione di Johnny Dorelli e dell’enigmatica Carole Bouquet, Piero Chiara compie una serie di errori e imprecisioni che come al solito in Mondadori nessuno emendò.
…..Nell’edizione Oscar del marzo ’81 abbiamo rilevato quanto segue:
– a pagina 43 il protagonista afferma di aver “ormai camminato per tutta Parigi”, poi però precisa che, fatta centro dell’agglomerato urbano nelle planimetrie l’Ile Saint-Louis, faceva “girare da quel punto un raggio per cent’ottanta gradi senza trovare (un luogo) che non avesse battuto o visitato”. Quindi rimane fuori mezza Parigi: tutta la parte nord o sud, per esempio.
– A pag. 46 l’enigmatica Valentine al primo approccio fa la sostenuta oppure l’Autore si sbaglia di brutto, poiché alla richiesta di un’informazione stradale: “<<La seconda a destra>> – mi rispose seccamente, indicando a sinistra, verso l’alto”.
– Crudeltà gratuita dell’Autore a pag. 56: una clinica per incurabili o cronicario viene definita anche ‘marcitoio’, cioè ‘macero’.
– A pag. 80 la cresima viene prima della comunione: strano, forse a Parigi intorno al 1920 succedeva così (dato autobiografico: 26 aprile 1964, Chiesa di Sant’Alfonso a Torino, prima comunione di mattina, cresima con buffetto del vescovo al pomeriggio).
– Altra indelicatezza di Chiara a pag. 95: le croci metalliche di un cimitero le considera ‘ferraglia’.
– Imprecisione cronologica a pag. 143: il protagonista dice di avere 39 anni nel 1950, ma a pag. 80 ne accusava uno meno del suo ‘sosia’, nato il 5 luglio 1912; quindi Chiara-Dorelli, essendo del ’13, ne ha solo 37.
– Bizzarro rumore a pag. 144: “il ruggito semispento dei primi autobus della giornata”. Attutito?
– Stranezze oniriche a pag. 146: “Il sonno (…) mi rapì ai miei incubi. Dormii più di un’ora, passando attraverso vari sogni”.
– Infine si sveglia a pag. 205, l’ultima: “Mi alzai ingranchito che era quasi mezzogiorno”. Cioè aggranchito, intirizzito, anchilosato, formicolante: meglio… sgranchirsi un po’!
…..M. M.
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