I PECCATI DI CHIARA IN FRIULI

Nel suo libro del 1981 “Vedrò Singapore?” ambientato in Friuli (Oscar Mondadori, 1983, 250 pp.), Piero Chiara incappa puntualmente in una serie di inciampi che andiamo doverosamente ad elencare:

A pagina 38 “venne introdotto un detenuto, che era un uomo di almeno sessant’anni”. Di almeno ottanta, visto che si laureò in legge nel 1877 e adesso siamo nel 1932!

A pag. 53 c’è ‘un covo di antitaliani’. Anti-italiani?

Alle pagg. 76, 115, 154 e 197 l’Autore inventa dei monarchi: (…) sollecitato dalla procura del re di Gorizia”;(…) chiede al procuratore del re di Trani”; “ (…) sul tavolo del procuratore del re di Udine”; “Il procuratore del re di Udine” … Ma non era meglio utilizzare l’aggettivo ‘regia/regio’?!

A pag. 83 si contempla il reato di ‘spendita di biglietti falsi.’ … Magari ‘spaccio’.

A pag. 107 si gioca a carte con un assurdo ‘asse’.

A pag. 114 manca un ‘io’: “Restai solo del precedente organico”.

A pag. 130 un buffo ‘andavano arrivando’.

A pag. 144 Chiara incorre nell’errore più grave a nostro modesto avviso: il protagonista/voce narrante racconta per filo e per segno le fasi di un suicidio con volo dal parapetto di un ponte cui non può avere assistito, e lo dice anche: “Nessuno se ne accorse.” (?!)

A pag. 145 ‘seppellisce’ Alarico sotto il Bisenzio, che è un affluente dell’Arno, ma noi ci ricordiamo perfettamente fin dalle elementari che si trattava del Busento, fiume in provincia di Cosenza!

A pag. 165 usa ‘fermata’ per ‘sosta’, trattandosi di due persone a piedi e non di un tram.

A pag. 232 conia un ‘attenagliarli’, ma esiste solo ‘attanagliare’, derivato appunto da ‘tanaglia’.

A pag. 233 l’usuale idiotismo ‘comminati’ che ormai quasi sempre e quasi ovunque sostituisce i corretti ‘irrogati’ o ‘inflitti’.

Si sa che l’Autore scriveva a spron battuto e a rotta di collo, avendo iniziato piuttosto tardi a produrre e avendo carrettate di racconti da scaricare sui lettori, e questi accorrevano giustamente tributandogli vendite che superavano le 100.000 copie a ogni uscita, come soltanto Moravia e Soldati all’epoca; e Mondadori lo lasciava fare, ovviamente interessato, ma senza badare agli strafalcioni: vergogna postuma!

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CHIARA A ZONZO SUL LAGO MAGGIORE

Chi rilegge “La stanza del Vescovo” del 1976 (Oscar Mondadori n. 777, ’77, pagg.177), veleggiando sul Verbano col protagonista, impara tutto sui venti che lo interessano, intendiamo il Lago: soprattutto l’inverna, citata undici volte, il ‘tramontanone’ tre volte, le ‘montive’ due volte e l’elusivo Munscendrin.
Ma a noi preme soprattutto snidare gli errori di Piero Chiara, che sono sempre molti, sfuggiti puntualmente a un inesistente (?) editor mondadoriano.

A pagina 32 e altrove l’Autore insiste con il ‘thè’ scritto così, che è uno strafalcione: o thé alla francese o, meglio, all’italiana.

I termini in lingua, poi, non li azzecca proprio: in tutto il libro gli Hôtel sono senza circonflessa sulla o, nonostante siano tutti francesi; a pag. 65 Zuricher non ha la i; a pag. 85 Yachting manca dell’acca; e a pag. 109 le Hawaii diventano ridicolmente Haway.

A pag. 42 si trova: “Quando alla sera, a pranzo (…)”.

A pag. 63 c’è una casa “dove ha dormito San Carlo Borromeo, quattrocento anni fa”. Solo che siamo nel 1946 e nel 1546 il futuro Santo aveva solo otto anni!

Frase oscura a pag. 82: “Sarebbe ora di tornare a casa, se no ci perdono di forza”. Ci dimenticano?

A pag. 97 il paesello di Ceresolo sarebbe stato “spopolato da una pestilenza del secolo scorso.” (?) Forse si trattò di un’epidemia di colera.

A pag. 104 Chiara s’inventa una ‘pergola di lauro ceraso’: vorremmo proprio vederla, con l’andamento a cespuglione verticale che ha la pianta citata, buona tutt’al più per siepi divisorie.

A pag. 120 esalta “la pace delle ville di delizia coperte di azalee e di camelie”. Ma siamo al 22 settembre, inizio d’autunno: le fioriture multicolori sono un vago ricordo.

A pag. 123 forza il tempo: “dalle ventitré alle ventiquattro e mezza”.

Bruttissima frase a pag. 140: “Che non la vedevano e non la sentivano erano i coniugi Orimbelli”. Meglio: “Chi non la vedeva e non la sentiva (…)”.

Ibidem: non si definisce il sesso degli angeli ma lo si cambia a un’ectoplasma (sic)!

Ultimo mistero a pag. 147: l’ingegner Berlusconi (banalmente omonimo) ricompare dopo oltre dieci anni di scomparsa in Africa e morte presunta, e Matilde, sua moglie per procura, che l’ha aspettato semi-illibata per tutto quel tempo, ormai apprezzandolo defunto, non ha alcuna reazione, e non disse nemmeno una parola, come recita un famoso titolo del Nobel Böll?!

M. M.

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