LA DANDINI ALL’ESORDIO: BRAVA, MA CON RISERVA


L
’elegante, interessante, accattivante tomo di “esordio letterario” (come recita pomposamente il soffietto) della Serena nazionale, “Dai diamanti non nasce niente” (Rizzoli, 2011, 336 pp.), non è gravato da eccessivi errori, tranne due, enormi!

Ma iniziamo dalle cosucce: a pagina 99, descrivendo la produzione di Emily Dickinson, la Dandini definisce poemi e non poesie le composizioni dell’eremita americana, forse perché in britannico il termine è ‘poem’ per entrambi.

A pag. 207 e seguenti il capitano Louis De Bouganville viene depauperato del titolo nobiliare, conte, di un nome, Antoine, ma soprattutto di una i nel cognome: Bougainville!

A pag. 213, nella frase: “Secondo me è sempre meglio tenerla in vaso, anche in giardino; a parte che ne acquista in maestosità, anche il modo più pratico per gestire la qualità della terra e delle innaffiature”, manca ‘è‘ prima di anche.

Ed ecco la prima svista sconvolgente – a pag. 83, descrivendo gli effetti della mandragola sul finale di Romeo e Giulietta, l’Autrice conclude trionfalmente: “E così, per un equivoco causato dalla pianta malefica, muoiono avvelenati entrambi, uno nelle braccia dell’altra”. Assolutamente no! Lei si pugnala: vuole che il suo petto diventi il fodero dello stiletto con cui si trafigge!

Forse ancora più grave, per una visitatrice così assidua di giardini spettacolari in tutto il mondo, è l’imprecisione di pag. 250, dove la Dandini sta narrando di una delle ossessioni di Monet, quella per la rosa ”American pillar”: “… la piantò ovunque nel suo giardino, facendola trionfare sui suoi famosi archi in ferro battuto al centro del laghetto come è immortalata nel celebre quadro Les arceaux fleuris. Invitiamo i lettori a verificare su qualsiasi libro fotografico dedicato a Giverny: il sentiero sotto gli archi rosacei conduce in riva al laghetto, ma gli stessi non sono certo collocati nel suo centro!

M. M.

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