VITTORINI TRADUTTORE DATATO

Sempre che l’avesse tradotto (tutto) da solo per poi darlo alle stampe presso Mondadori nel ’34, Vittorini infarcisce “Luce d’agosto” di Faulkner (Oscar Classici Mondadori, 1974, 340 pagine effettive) di una serie di stranezze traduttive degne di nota già nelle prime sessanta pagine.

Conia il neologismo ‘meno-d’un-villaggio’ per rendere forse l’espressione ‘less than a village’, ma perché non tradurre ‘un paesino’?

Adotta un ‘benfare’ in relazione a un ‘malfare’ che ricordano il Benvolio e il Malvolio di shakespeariana memoria.

Altro neologismo di squisita fattura: ‘pelugine’, a metà tra pelo e lanugine.

Ma per venire agli anglismi trasposti direttamente in italiano, segnaliamo i ‘suppongo’ a iosa (ma la colpa è di Faulkner); i verbi ripetuti tipo ‘parlava e parlava’, mentre nel Bel Paese si dice ‘continuava a parlare’; ‘as’ sempre tradotto con ‘come’ anche nel senso di ‘appena’, ‘man mano’; ’I see’ risulta sempre ‘vedo’ invece di ‘capisco’; ‘around’ è sempre ‘attorno’ invece di ‘in giro’, che sia a piedi o in macchina; ‘to look at’ è sempre ‘guardare a’, che per noi però significa considerare.

Le vette di pronazione all’inglese Vittorini, o chi per lui, le raggiunge con l’inversione, o mancata inversione, aggettivo soggetto, ottenendo perle del genere:

– perduto grano
– accoccolati uomini
– malandrino cappello
– Ma non ancora aveva concluso il gesto che l’uomo…
– i grevi fianchi
– interessata faccia
– un gentile pensiero (ma non si tratta di un regalo, bensì di un pensiero gentile!).

M. M.

***

CONDIVIDI