La raccolta dei capperi e dei limoni

La raccolta dei capperi e dei limoni
nel giorno dell’illegalità:
la calata in Liguria al mattino
e il ritorno in Piemonte di pomeriggio.

S’è ricreata una frontiera tangibile
dove i cartelli stradali annunciano
che finisce Cuneo e inizia Savona
o viceversa:
di qua campi coltivati e poi boschi,
di là boschi, dirupi e poi il mare,
con le onde a spruzzare l’Aurelia
lunghe, fragorose;
di là un’estate solo presagita
con spiagge e bagnini cancellati,
di qua l’estate anticipata
dai fiori bianchi delle garzette.

In mezzo, sul confine,
la pantera della pula che ci tallona per chilometri,
ci intima di uscire dall’autostrada (?)
per controllarci l’alibi (!)

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Riduco ramaglie

Riduco ramaglie
all’ora del tè,
col sole bianco che filtra
tra i cedri del Libano.

E’ la stagione della pervinca
minor, dice l’esperta,
e delle primule
innumerevoli.

Il verso ritmico gutturale
del colombaccio
rammenta alla femmina
ch’è quasi primavera

Ma noi la stiamo sprecando
rifugiati relegati in casa
in attesa che il morbo
chissà quando passi.

Non ero stato falso profeta
sette lustri orsono
nel mio diario di viaggio
“Soffrire la Cina”

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Primavera tarpata?

L‘ape prònuba mi disputa
l’olezzo del glicine,
ma il lillà quest’anno
sa di mandorle come l’oleandro

Tulipani chiassosi
tre rossi e cinque gialli
si sono affermati
fra primule e violette

Passano due cornacchie gracchianti,
il colombaccio chioccia rauco,
la tortora ossessiva
simula di essere un cucù

Lo skyline di Torino
svuotata
si schiarisce nell’afa,
in attesa della prossima ambulanza

Marco Morello

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