“Aforismi a porte aperte. Il silenzio del poeta sta nelle parole“ di Cesare Vergati
Postfazione: Giampiero Neri
Illustrazioni di Bimba Selvaggia Landmann
(Edizioni ExCogita, 2022)
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…..Dalla prefazione: conversazione di Giampiero Neri
…..“Intenderei l’aforisma principalmente come verità, come verità morale. Per questo, personalmente, mi sono dedicato a capovolgere i detti abituali, che sono peraltro degni d’attenzione. Il fatto che il capovolgimento funzioni è un segno della loro validità. Una verità fondata sull’esperienza personale e che rappresenta la parte più nascosta, vorrei dire quindi l’espressione individuale, interiore dell’uomo; e al contempo anche quella più mimetica della parte esteriore. Scherzosamente si usa dire per esempio: “Piccolo, brutto e cattivo“.
…..Una verità naturalmente non soggetta ad alcuna ideologia esteriore quale si mostra per l’appunto sotto forma di sistema chiuso, d’un apriori. Una verità non concepibile sotto forma di volontà eteronoma, legata evidentemente a un interesse di parte, bensì concepibile come urgenza interiore, intima alla persona: infine una necessità dentro l’uomo“. […]
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La recensione di Rinaldo Caddeo
…..Sotto l’insegna del sermo brevis, in questi Aforismi a porte aperte di Cesare Vergati, ci sono le caratteristiche retoriche fondamentali della tradizione della scrittura aforistica, da La Rochefoucauld, a Leopardi, Wilde, Nietzsche, Cioran, Bufalino: antitesi, paradossi, ossimori, peripezie, antifrasi. A cui si associano figure retoriche del suono, più tipiche del sermo poeticus: allitterazioni, assonanze, consonanze, rime, paronomasie.
.….C’è una cifra inconfondibile che costituisce lo stigma di questi aforismi. Questa cifra non è designata da una scelta ideologica o teorica ma dallo stile. Sgorga dall’accurata ricerca di un vocabolario, garbato e impertinente, forbito e ruvido, obsoleto e attuale. Deriva da una costruzione ellittica concisa, cristallina e reticente, (non a caso un maestro della reticenza, Giampiero Neri, dialoga, alla fine del libro, con l’autore), della frase che fa librare, con acrobatica e calcolata leggerezza, il senso poliedrico dei testi, senza perdersi nei cieli o sfracellarsi a terra o farsi inchiodare da un significato unico.
…..L’aforisma rimane in bilico sul contrario. È come se gli opposti si contaminassero e capovolgendosi l’uno nell’altro, l’un l’altro s’intridessero, risemantizzando il contrario e il contrario del contrario.
…..«La capacità di sopravvivenza della speranza non eguaglia quella della disperanza» (p.22). L’economia semantica apparente di questo testo s’impernia sull’antitesi speranza/disperanza. L’autore, però, non usa il contrario lessicale normale di speranza, cioè disperazione, ma adotta un vocabolo arcaico e post-moderno: disperanza. L’uguaglianza fonetica, fondata sulla particella sper e sulla rima anza, richiamano e rimbalzano sulla rima interna della/quella/della. Viene innescato un effetto eco che attenua l’antinomia e fa emergere il sintagma iniziale: la capacità di sopravvivenza. Speranza e disperanza sono posti in un’oscillazione altalenante dall’una all’altra che induce un riverbero dell’una sull’altra. Capacità di sopravvivenza riceve un rilievo che la isola, la rende, quasi, autonoma.
…..Lo stesso meccanismo dell’antitesi e del quasi uguale semantico in «Il piacere ambisce alla stessa intensità del dolore» (p.23). L’antitesi semantica piacere/dolore, sul piano del significante è una consonanza che mette al centro l’allitterazione delle esse: “stessa intensità”. Come nell’aforisma precedente gli opposti tendono a ibridarsi, anche per l’uso di ambisce, un verbo intenzionale. Il senso profondo, ironico, s’impernia su di uno scarto sottile: piacere e dolore si assomigliano e tendono a diventare quasi la stessa cosa. La differenza, il quasi, è l’intensità. Il piacere, per quanto aspiri a raggiungere il dolore, non potrà mai eguagliarlo. La differenza è incolmabile. Il dolore è più forte.
…..Presenta una geometria analoga l’aforisma: «L’orrore non si lascia intimorire dal terrore» (p.26). La polarità, questa volta, si gioca su due parole contigue sia per significato sia per il significante, tanto da costituire una paronomasia. Il guizzo, l’esprit, scaturisce nel mezzo, intimorire, che è anche in allitterazione con orrore e terrore. Il centro, “non si lascia intimorire”, è un corollario paradossale e ironico dell’incontro tra orrore e terrore. L’orrore, anche se sfocia dal terrore, non si fa condizionare, va per la sua strada, è una variabile indipendente.
…..L’aforisma: «La mosca bianca non posa su escrementi» (p.26) sviluppa un’antitesi su di un piano visivo e simbolico. La mosca bianca è un insetto parassita ma è soprattutto una metafora della lingua che indica rarità. Inevitabile il raffronto con le altre mosche, quelle che sugli escrementi, invece, camminano volentieri e se ne nutrono, le mosche nere, con tutta la gamma ironica di significati, anche sociali, che questa allusione porta con sé.
…..«Si plaude al nugolo cui si appartiene» (p.45). Di nuovo un ritmo ternario che mette al centro un vocabolo arcaico, nugolo, forma desueta di nuvolo, (nuvola oscura, caterva, moltitudine, sciame), in catacresi di solito abbinata a insetti (nugolo di moscerini), per dire: gruppo caotico ma denso, oscuro, rumoroso e fastidioso. È marcata e aguzza l’ironia associata alla voce si plaude, anch’essa forma letteraria, vicina al latino.
…..Il gusto per la forma obsoleta, antica, non appartiene tanto a una poetica dell’indeterminato, come per Leopardi, quanto a una formulazione sfumata, minuziosa, dell’ironia, che acuisce la pointe antifrastica.
…..L’orizzonte della panoramica del mondo e di riflessioni che offrono questi aforismi a porte aperte, è ampia, multiforme, sfaccettata. L’ellisse li governa come un sortilegio che scava nella lingua dei loci communes, delle frasi fatte, dei proverbi e dei motti, togliendo la patina gialla che vi si accumula con l’uso quotidiano. Dissestando il senso comune, Vergati rimette in sesto le parole, in un nuovo circuito semantico, che ridona loro lucentezza.
…..R. C.
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…..ALCUNI AFORISMI
– Il desiderio ha nell’orizzonte il suo inalterabile luogo d’elezione
– Il rabdomante spiritoso intende magica la sua bacchetta
– Il viandante non si interroga sull’inconoscibile
– Siamo la metafora di un frutto
– I pensieri poveri sono onnivori
– Il pensiero emula l’arte
– La soave malinconia chiede insaziabile inquietudine
– In ambiente neutro la speranza si perde d’animo
– A parte il senso delle cose
– Ogni interprete lede i diritti del personaggio
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…..Note sull’Autore
…..Cesare Vergati vince una borsa di studio per un anno: USA, dove consegue il Diploma High School. Si laurea a Roma in Psicologia e in Filosofia. A Madrid e Barcellona studia letteratura spagnola. Frequenta per un anno la facoltà di Filosofia a Berlino. Studia e lavora a Parigi per più anni e consegue il Dottorato in Filosofia e Psicanalisi. A San Pietroburgo e a Mosca studia letteratura russa
…..Dal 1988 al 2019 è stato Responsabile Cinema Institut français Milano. Con ExCogita Editore pubblica Trilogia dell’Eco: A sorpresa, romanzo in poesia; Soldato a veli, romanzo in teatro (rappresentazioni teatrali a Milano e San Pietrobur go); Ragazzo a pendolo, romanzo in musica ( disegni di Bimba Selvaggia Landmann, Nevia Gregorovich); Trittico d’ombra: Faust o l’inconverso; Don Giovanni o l’incomodo (tradotto in inglese, in francese); Falstaff o l’inconsueto; Triangolo d’attesa: Diòcreme in vincoli. L’Uomo umido. Canto primo (rappresentazione teatrale a Milano); Diòcreme in filigrana. L’umido uomo Canto secondo; Diòcreme in ciance. L’uomo umido, l’umido uomo. Canto terzo; (le tre trilogie sono tradotte in russo); Trifoglio d’inquietudine: Cédro, il vogatore scapolo: Prima voce. Aforismi a porte aperte.
…..Con Pulcinoelefante pubblica libretti. I disegni delle opere sono di Bimba Selvaggia Landmann.
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