Città senza demoni di Roberto Francavilla
(Feltrinelli, Milano, 2024)

….Roberto Francavilla, professore di Letteratura portoghese e brasiliana all’Università di Genova, ci dona un romanzo originale, completamente al di fuori del main stream, sicuramente destinato ad una nicchia di lettori, ma è così che funziona con la grande scrittura. Insomma, come primo romanzo, questo è un grande atto di coraggio e di sfida. Forse perché, come è scritto in quarta di copertina è “un romanzo che è un atto d’amore per Clarice Lispector, scrittrice di culto”.

…..Ma chi è Clarice Lispector? Non sono certo che il grande pubblico la conosca, così come non è molto nota presso i nostri lettori, la letteratura lusitana e brasiliana. Francavilla è allievo di Antonio Tabucchi e traduttore di Pessoa nonché appunto di Lispector. Qui ci basti dire che è considerata una delle scrittrici brasiliane più importanti del XX secolo nonché la più importante scrittrice ebrea dai tempi di Franz Kafka. Nata in una famiglia ebrea russa, all’età di due anni fu costretta ad emigrare in Brasile a causa della persecuzione degli ebrei durante la Guerra Civile. …..Durante gli anni dell’adolescenza la famiglia si trasferì a Rio de Janeiro. Mentre studiava legge, iniziò a pubblicare i suoi primi articoli giornalistici e racconti, e conobbe presto la fama, all’età di 23 anni, con la pubblicazione del suo primo romanzo, Vicino al cuore selvaggio (Perto do coração selvagem), scritto sotto forma di monologo interiore. Lasciò il Brasile nel 1944, dopo il suo matrimonio con un diplomatico brasiliano, e trascorse circa quindici anni in Europa e negli Stati Uniti. …..Dopo il ritorno a Rio de Janeiro nel 1959, iniziò a produrre le sue opere più famose, tra cui il libro di racconti Legami famigliari (Laços de família), il grande romanzo mistico La passione secondo G.H. (A paixão segundo G.H.), e quello che è probabilmente il suo capolavoro, Água viva. Lo stile di Clarice Lispector va oltre qualsiasi tentativo di definizione. Rimasta ferita in un incidente nel 1966, ha trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita scrivendo e pubblicando regolarmente romanzi e racconti.

…..Ma cosa fa Francavilla in questo romanzo? Trasforma Clarice da persona in personaggio del suo racconto. Francavilla entra letteralmente nell’interiorità di Clarice e guarda il mondo con gli occhi della scrittrice stessa. Ma non è un monologo in prima persona e non è neppure una biografia in forma di narrazione. Clarice si racconta attraverso Francavilla che racconta un momento particolare, un momento di vuoto della vita di Clarice. In un gioco di specchi “alla Borges” , denso e lucido, la narrazione procede come si fosse in trance, in uno stato di continua evocazione della realtà che si ricrea nel gesto della scrittura.
…..Qui siamo nel pieno della espressione dell’autentica funzione della letteratura: costruire il mondo con le parole e salvare il mondo con la forza della Lingua. Ma nulla in questo romanzo è artificiale: tutto scorre risucchiando il lettore nel vortice dolce e gentile del racconto. Dico “dolce e gentile” perché tale è, paradossalmente, il dolore che sorge dalla nostalgia, dalla malinconia (che è uno dei nodi del libro) della protagonista del racconto.

…..Questo è un romanzo in cui lo straniamento letterario pervade così a fondo lo stile dell’autore che esso diventa tutt’uno con i sentimenti della protagonista. Lo sradicamento personale, la vicenda biografica diventano metafora esistenziale senza però che si perda la forza dell’esperienze reale. Non si tratta di “realismo magico” ma certamente il racconto oscilla tra descrizione della realtà e vissuto soggettivo, tra una sorta di oggettivismo freddo quanto raffinato e “memoria emozionale” capace di evocare l’invisibile.

…..Il racconto ha, a mio modo di vedere, il ritmo e il passo del Fado. Questo genere di musica popolare portoghese si basa sul dialogo tra la voce e una chitarra a 12 corde: il nome deriva dal latino fatum (destino) in quanto essa si ispira al tipico sentimento portoghese della saudade e racconta temi di emigrazione, di lontananza, di separazione, dolore, sofferenza. Si tratta di una sonata su un tempo pari (2/4 o 4/8) generalmente armonizzata secondo lo schema mediterraneo e che, nella tradizione, ripete, di volta in volta, le coppie dei versi variandone la melodia. E’ esattamente quel che caratterizza, sul piano della scrittura e della narrazione che ne consegue, il romanzo di Francavilla. I temi ed i motivi narrativi ritornano lievi e lenti, in una sorta di vortice sensuale e progressivo costruito su variazioni sottili ed inesorabili, come accade nel Fado.

…..Molto spesso la scrittura stessa ha spesso un ritmo autenticamente musicale. La musica è quindi presente sia come stile narrativo e sia come contenuto in quanto la protagonista spesso fa riferimento alle proprie passioni ed esperienze citando Debussy, Ravel, Stravinskij, Faurè, ma anche Ginastera, Milhaud, Villa-Lobos, il jazz. C’è una musicalità “portoghese” che fa sia da sfondo, che da tappeto ritmico che accompagna e disegna talvolta il testo stesso. “La mia lingua è un cavallo, appartiene a quella stessa razza ma corre e scarta in modo assai diverso. Si imbizzarrisce spesso, è abituato a galoppare nelle foreste, a vincere la sete del sertao, a lasciarsi ammaliare ascoltando certi suoni, di più, certe canzoni che in Europa non esistono”.

…..Sul piano del lessico poi abbiamo qui a disposizione un magnifico esempio di come si possa ancora “scrivere bene” oggi. Un testo denso di metafore, mai banale, in cui la descrizione del quotidiano, ad esempio, non abbassa mai il tono della lingua. Francavilla ci propone un racconto sorprendente per raffinatezza ed eleganza in cui il linguaggio sembra quasi prendere per mano il lettore e portarlo a spasso in un mondo diverso, “altro” da quello abituale. Libro esigente, dunque, libro poetico se per questo termine intendiamo appunto la capacità che ha la parola di sollevare la riflessione e la descrizione del mondo e del sé, oltre la chiacchiera direbbe Heidegger. Ma questo lo sapeva bene anche Pessoa, uno degli autori più presenti in filigrana e al quale era anche debitrice Clarice, se non altro come “paesaggio culturale”.

…..Mi sono soffermato sullo stile, sulla forma del romanzo perché credo che questa sia la novità ed originalità del libro di Francavilla, libro che ci offre momenti memorabili, ovvero degni di essere ricordati proprio sul piano della scrittura. La nostalgia e i ricordi vengono sottolineati con frasi come : “adesso era costretta a fare i conti con la riprova del fatto che, quando si lascia un logo, si abbandona sempre qualcosa di prezioso alle proprie spalle”; oppure per descrivere Berna “Lì c’era un fiume arrotolato su se stesso come un rettile dormiente a contenere quei porticati umidi e odorosi di granaglie e salumi”. E per dire di uno stato di inquietudine: “Ecco cosa temeva. La tristezza imprigionata in quel frullo d’ali che aveva qualcosa di insano e predatorio”.

…..Clarice Lispector in questo romanzo è colta, come detto, in un momento di vuoto, di smarrimento. Siamo a Berna nel 1946 in un momento in cui l’Europa è ancora frastornata per la guerra da poco finita. Lei moglie di un diplomatico, è donna bellissima, misteriosa ed enigmatica, permeata di cultura sudamericana e di consapevole cognizione della propria contemporaneità storica e culturale.
…..Clarice lega spiritismo e inconscio, mondo animale e vegetale al mondo della cultura dell’uomo, al cinema, alla musica, alla letteratura, all’arte; razionalismo e irrazionalismo, simbolismo e naturalismo si rincorrono nei suoi pensieri. Ma la città svizzera è troppo piccola, silenziosa, forse anche troppo noiosa in ogni stagione. Una vera “città senza demoni”, un ambiente che non invita alla creatività, un paesaggio che tende a soffocare la forza e la linfa creativa di Clarice.
…..Lei si sente estranea, lei che è scampata all’Europa dei pogrom, profuga ebra aveva messo le sue radici in Brasile. La città, gli incontri, le cene a casa degli amici, gli impegni mondani, i concerti, le mostre, le conversazioni pur nutrendo la mente di Clarice non riescono a dare un senso pieno al suo vivere.
…..Questo romanzo racconta quindi della crisi di un’artista, ma soprattutto ci narra il senso della distanza tra sé e il mondo, ci narra del desiderio di essere altrove, in compagnia dei propri demoni, lontani dai riti della mondanità vellutata e soffocante cui deve sottoporsi. Ma, attenzione, non è la sua una ribellione violenta, una protesta ad alta voce. Clarice resta una voce sommessa, educata, dolente e malinconica, turbata da sogni e ossessioni. Romanzo apparentemente inattuale per stile e contenuto, “Città senza demoni” non potrebbe forse, proprio per questo, rappresentare la condizione di stallo, di incertezza in cui gran parte del nostro tempo si trova a vivere?

…..Roberto Francavilla, intanto, ragiona e “sente” con sensibilità femminile e ci regala una visione critica e una lettura del suo oggetto d’amore decisamente fuori dal comune. Lui che ha tradotto e studiato per anni i libri e la vita di Clarice Lispector ci restituisce la sua viva presenza immedesimandosi in lei, scomparendo a poco a poco nell’eco dei suoi passi leggeri. “Chi fugge nella neve lascia sempre qualcosa dietro di sé, lei lo sapeva bene”.

Stefano Vitale

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…..Note sull’Autore
Roberto Francavilla è professore ordinario di Letteratura portoghese e brasiliana presso la Scuola di Scienze umanistiche dell’Università di Genova dopo essere stato per molti anni docente dell’Università di Siena. Ha pubblicato volumi e articoli sulle letterature e sulle culture lusofone: tra questi ricordiamo “Quel che il mare non vuole. Paesaggio e letteratura in Portogallo” (Mimesis, 2023). È traduttore e critico letterario ed ha curato presso Adelphi la traduzione e pubblicazione dei romanzi d Lispector. Per Feltrinelli ha curato Il secondo libro dell’inquietudine di Fernando Pessoa e Tutti i racconti di Clarice Lispector. Città senza demoni è il suo primo romanzo.

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