Alberto Rizzi: “Una distanza immane”. Antologia poetica
(La Linea dell’Equatore, Civitavecchia, 2018)
Alberto Rizzi: “Achtung Banditen”. Poesie per le Nuove Resistenze
(youcanprint, 2018)

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I VOLTI DIVERSI DELLA POESIA

Alberto Rizzi è un poeta certamente impegnato che non teme di prendere posizione e che, pur sapendo che la poesia non fa la “rivoluzione” non esita a collocare la sua poesia in uno spazio etico, sociale e politico ben caratterizzato. Nella sua vecchia raccolta “Poesie incitanti all’odio sociale” (Puntoacapo, 2008) Rizzi proponeva una poesia che non si accontentava della rabbia, di denunciare soprusi, di fare meditazioni sullo sfascio delle società ed arrivava anche a invocare soluzioni dirompenti, come scrive lo stesso autore nella prefazione di “Achtung banditen”.
Oggi Rizzi fa un discorso leggermente diverso. Per lui conta la presa di coscienza ed è come se avesse apparentemente rinunciato all’action directe. La cosa potrebbe essere anche avvallata dalla contraddizione tra il titolo che contiene il sottotitolo “Poesie per le Nuove Resistenze” e la dichiarazione del poeta, sempre nella sua prefazione, che forse sarebbe meglio parlare di “Resilienza” (un concetto più psicologico) che richiama “la capacità mercuriale di approfittare di ogni minima crepa del Sistema”.
Rizzi si propone come poeta vicino ai movimenti più radicali e pur restando fedele alle sue scelte politiche (ambientaliste, antisistema, ecc.) sembra non voler accettare “le scelte dell’italiano medio” che vota il meno peggio (ci mette dentro anche il governo gialloverde al potere oggi?) e che invoca “l’Uomo Nuovo”.
In tal senso Rizzi, ideologicamente, critica anche la cultura “marxista” positivista che fece parte della sinistra storica. Ma questo, tutto questo è solo la facciata, la patina esterna. Che a volte può irritare, risultare inutilmente esibita, che può apparire retorica. Sotto, dietro, dappertutto ci sono invece dei versi lucidi e creativi, belli e inaspettati che rivelano un poeta più “autentico”. Non perché banalmente ripiegato nella sua protesta, ma perché capace di cogliere situazioni, emozioni, contesti, esprimere punti di vista che vanno al di là della superficie del discorso “politico”. In più Rizzi è molto bravo a proporre un linguaggio che a me a ricordato i dettami di Gianni Celati: cogliere il poetico del linguaggio parlato. E Rizzi lo fa con una naturalezza sbalorditiva che si manifesta anche graficamente. E’ come se egli inventasse un linguaggio scritto nuovo che si ricollega alla parlata viva delle persone. Ma senza ammiccamenti o furbizie. La lingua scorre così come deve facendo che sì che la lettura dei testi sia già una lettura ad alta voce. Perché è ad alta voce che il messaggio deve arrivare.
In tal modo Rizzi connette i diversi volti della sua poesia: lirica e di battaglia, estatica e civile al tempo stesso, sospesa eppure materiale. Alcuni esempi: “il vecchio seduto a riva/racchiuso in un cambiamento arioso/stava spalle al mare/gli occhi alla terra fissa/ come sempre, lei/… (Prospettive) per esprimere una situazione di partenza in attesa. La poesia si chiude ancora con versi ispirati: “Ma le mani nette nella rena/ che sana le ferite/ad afferrare un futuro/creare realtà/altrove”.
Nel testo poi le invenzioni di cui dicevo: “foglie secche/mìstopolvere”“un giorno quàsipiòggia” il chiùderpòrta sul’appartamento vuoto”… “che vòlgespàlle al mare”. E’ come se le parole s’impastassero nella bocca facendo impazzire il correttore automatico, rompendo le regole, ma restando dentro al quadro della comunicazione diretta. Queste soluzioni sono presenti in tutto il libretto che propone anche altre soluzioni. In “Dopo Nassirya” troviamo: “Povera gente rincoglionita e opaca/piange chi muore per l’altrui ‘nteresse/come fossero/ quei morti/davvero morti suoi/” e in “Per lo sciopero nei trasporti a Milano, 1/2/2003” scrive “Ma non preoccupatevi/ mafiosi dei palazzi alti/io qui proclamo non è rivoluzione/ ‘st’infelici li cori sempre col prosciutto”. Quest’uso grafico della lingua come a star dentro ad un parlato è diffuso in tutto il libro che, come detto, non rinuncia all’invettiva, alla parola urticante, urgente, pungente.
“Actung banditen” è una sorta di poemetto organico che invita il lettore a riflessioni politiche, fatte attraverso un linguaggio che mescola i toni e i registri, che inventa, alla maniera degli anni settanta, un lessico diverso, alternativo. Il suo “manifesto” politico è poi racchiuso nella poesia “Delirio” dove Rizzi esordisce dicendo “Diamoci cinque anni di tempo” e invoca dei cambiamenti che, in certi passi, a me ricordano anche gli slogan che abbiamo udito da alcune fazioni politiche.
Ma Alberto Rizzi ha pubblicato anche “Una distanza immane”, antologia poetica che raccoglie 40 poesia tratte dalle precedenti raccolte (dal 1998 al 2017) con alcuni inediti.
Qui il tono è, a mio modo di vedere, diverso. O meglio, non è che Rizzo venga meno alla sua ispirazione etica e civile, ma non c’è più lo sbalzo di corrente dell’invettiva, della rabbia. La scelta è apertamente lirica. Anche il linguaggio ritorna nel suo alveo e nel suo incedere normalizzato. Le poesie sono una lunga, accorata, ma consapevole e lucida analisi della posizione dell’Io nella realtà, un Io che coglie appunto la distanza immane tra sé e le cose, tra le cose e le altre cose, tra gli uomini stessi. “Paesaggio lontano/ricordi sparsi/un arcobaleno di metallo iridescente/alberi sulla collina/certo/ e l’ultimo pensiero di una stella che muore” (pag. 4).
Il poeta fa i conti con se stesso “Alcune volte è facile credere/a un inganno della mente/è facile confondere/ la strada coi campi/ (pag. 5). E ancora “Spugne noi siamo/aperti ad acque/a sospiri/pronti ad accogliere per crescere…” (pag. 12). “So che porta sentore d’alba/questo giorno/ e che tutto si consuma/ anche l’occhiata scarna/che godo alla finestra” (pag. 18); “Espandi la tua mente e guarda/ oltre il deserto improvviso/sperso/ vi è un vecchio che estrae i numeri/ e null’altro ti chiede in pegno”… (pag. 21).
Come detto, il poeta non perde di vista la sua postura eretta e la sua voglia di scardinare la lingua usando qui una forma “ispanica” d’interrogazione: “?Conosci le alternative/ all’insulso e compulsivo andare/?Quanti esempi sciupasti/che viapassàrono i tuoi occhi/L’andare tuo contro l’altrui restare/?Orgoglio/forse” (pag. 34).
Bella anche la poesia di pag. 37 “Scruta il caos nel cielo/il caos sulla terra/non esistono/se la tua mente è vuota/il tuo cuore è pieno/ognicòsa ha il suo ordine perfetto/nello sdradicarsi del giono/ e nello sfiorirsi dei petali/così puoi dire che è ovunque il caso/tranne che déntroté/ perché “ovunque” non esiste.” Ma non solo, si legga anche “Ti s’incidano negli occhi/le figure care/che ognuno che guardi/ te le veda nell’istante” verso davvero profondo che segna il legame del poeta con le sue più autentiche radici; “tu specchio del tutto/arcobaleno da spezzare il cuore” (pag. 39).
Idealmente queste complesse dimensioni della lirica e dell’etica le ritroviamo sintetizzate in “Non v’è altra strada/modo/misura/ al vuoto e falso dei subumani attorno/palesemente inutile è opporre specchio/già il cuore suggerisce la risposta/nell’essere non altrove/solo oltre” (pag. 41). Io forse non avrei scritto “subumani” ma se l’interpretiamo aristotelicamente si può intendere noi umani che viviamo sotto questo cielo. Dico questo perché nella sintesi non viene meno l’idea che il poeta è un occhio “altro”, diverso, forse umano appunto, ma l’importante è non elaborare spirito di superiorità, cosa che le molte “avanguardie” dei tempi hanno inevitabilmente coltivato.
Resta che Rizzi è un ottimo poeta, libero dalle convenzioni e capace di produrre poesia alta, che non perde in efficacia quando passa da una poesia arrabbiata e politica ad un’altra più lirica e dolente. Questo perché le due diverse dimensioni convivono. Semplicemente si manifestano in modo diverso.
Due libri davvero consigliati per scoprire e percorrere le strade di un’autentica poesia contemporanea.

Stefano Vitale

Note sull’Autore
Nato nel 1956 ad Arco di Trento, architetto, Alberto Rizzi inizia ad operare nella seconda metà degli Anni 70 nella pittura astratta, prima, ed allargando poi i suoi interessi ad altri campi dell’arte visiva e della scrittura. Abita – non per sua scelta – a Rovigo e nella stessa Provincia lavora come insegnante di Storia dell’Arte.
Per quanto riguarda la letteratura, è nel corso dei primi Anni 80 che si avvicina alla poesia, ma solo dal 1991, grazie ai canali apertisi con l’Arte Postale, entra in contatto prima con fanzines e poi con riviste disposte ad ospitare i suoi lavori: inizia così un lungo periodo di testimonianza poetica che trova spazio anche in letture, radiofoniche e non. Quando l’autore si rende conto che con la scrittura riesce a raggiungere un pubblico maggiore con minor dispendio di mezzi, tempo ed energie rispetto all’arte visiva, nel giro di alcuni anni (alla fine dei Novanta) si ritira da quella, per dedicarsi quasi del tutto alla poesia.
Durante il periodo che va dal ’89 al ’93 è significativo il suo apporto ad una fanzine di poesia, poesia visiva e performances, che gli permette di acquisire buona parte dei contatti anzidetti: “The Mouth” (questo il titolo del periodico), fondata e curata assieme al Mail Artista adriese Alessandro Ceccotto, vedrà l’uscita di 12 numeri; e la partecipazione in essi di circa 120 artisti da ogni parte del globo: alcuni di loro (come Amaro, Deisler, Fiorentino, Maggi, Padin) di fama internazionale.
Dal ’96, poi, collabora prima col gruppo di Teatro Sperimentale “Luther Blissett” (con presenze a Bologna e Santarcangelo di Romagna), poi – dopo averne frequentato per due anni la scuola – col Teatro Polivalente di Occhiobello, nell’ambito del quale si dedica alla sceneggiatura e alla regia, specie nel campo dei video: riprendendo le frammentarie esperienze di cortometraggi e performances iniziate alcuni anni prima, anche in questo caso nell’ambiente dell’Arte Postale.
Interrotta la sua collaborazione col “Teatro Polivalente” nel 2002, per motivi indipendenti dalla sua volontà, riprende un paio d’anni più tardi la realizzazione dei video, autoproducendoli con l’aiuto de “La Scatola dei Lumi”, un gruppo di giovani prevalentemente di Loreo (RO) che fino al 2007 operavano sotto il nome di “Brain Optional”, realizzandone una decina.
A parte la presenza su riviste e fanzine (anche straniere) e su siti del settore, ha realizzato circa 25 raccolte (5 delle quali pubblicate da editori non a pagamento e le altre autopubblicate, ultimamente attraverso la piattaforma online “Youcanprint”) e partecipato più o meno ad altrettante antologie: l’ultima, uscita nel Maggio 2015, è stata lo “World Poetry Yearbook 2014” – Ed. The Earth Culture Press, Pechino (Cina) anche con fondi UNESCO; in esso è l’unico poeta italiano presente.

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