“Benjamin Britten. La poetica dei perdenti” di Massimo Arduino
(Gruppo Editoriale Castel Negrino, Arenzano (Ge), 2021)

…..Benjamin Britten è uno dei più famosi e importanti musicisti inglesi del sec. 20º (Lowestoft, Suffolk, 1913 – Aldeburgh, Suffolk, 1976).
Precocissimo talento musicale, studiò con F. BridgdJ. N. Ireland e A. Benjamin. Dal 1935 ebbe come collaboratore il poeta W. H. Auden che seguì nel 1939 negli USA. Tornato in patria (1942) scrisse l’opera Peter Grimes (1945), che gli dette rinomanza internazionale. Fu tra i fondatori, nel 1946, del Festival di Aldeburgh. Attivo anche come pianista (fece molte tournée con il tenore Peter Pears, suo compagno di vita e interprete delle sue opere.) e come direttore d’orchestra.
Musicista aperto agli influssi più eterogenei, da Strawinskij a Hindemith a Berg, dalla musica antica inglese all’opera romantica italiana, si è rivelato soprattutto come compositore di teatro, attento a esprimere il contenuto drammatico e la psicologia dei personaggi attraverso la vocalità. Accanto al suo capolavoro The turn of the screw (1954), vanno ricordate anche le altre opere The rape of Lucretia (1946), Albert Herring (1947), Let’s make an opera (1949), Billy Budd (1951), Gloriana (1953), Noye’s fludde (1958), A midsummer night’s dream (1960) e Death in Venice (1973). Oltre che di alcuni balletti, tra cui The prince of the pagodas (1957), è anche autore, in campo sinfonico, di Sinfonia da Requiem (1940) e War requiem (1962). Ha scritto anche molti lavori cameristici e Lieder; ha curato la revisione di opere di autori inglesi del passato.

…..Massimo Arduino , che da sempre si dedica a Britten, ci propone questo saggio davvero esemplare per chiarezza di stile e ricchezza di informazioni. Egli scrive nella sua introduzione:
“Edward Benjamin Britten fu sicuramente un artista di successo. Nei suoi 63 anni di vita si realizzò, sia come persona che come musicista, in maniera così completa come di rado accade trovare nell’intera storia della musica. Alla sua morte, il 4 dicembre del 1976, Britten era un uomo estremamente ricco, era il musicista più affermato d’Inghilterra e uno dei più stimati anche oltre confine, le sue opere erano in cartellone in tutti i principali teatri dei paesi anglosassoni e in molti del resto del mondo, aveva vissuto una storia d’amore ultratrentennale con la persona amata ed era, da poco, stato insignito del titolo di Barone come Lord Britten di Aldeburgh.
Nonostante questo, la poetica delle opere liriche di Britten fu quasi sempre focalizzata sui perdenti, sugli sconfitti dalla vita, dal caso o dal Male e senza nemmeno la consolazione di quell’aura eroica che ostentavano i protagonisti del melodramma ottocentesco italiano. Benjamin Britten nella vita reale non conobbe praticamente sconfitte, sfidò con ostinazione e a testa alta la società inglese benpensante del dopoguerra, difendendo tutte le proprie scomode posizioni, lui dalle idee di sinistra e amico del sovversivo Wystan Hugh Auden, lui scopertamente pacifista e antimilitarista, lui omosessuale dichiarato in una nazione in cui l’omosessualità è stata reato penale fino al 1967. Desta quindi meraviglia la pietas dolorosa con cui Britten e i suoi librettisti che, giova ricordarlo, lavoravano sempre sotto la vigile e strettissima sorveglianza del compositore, partecipavano alle vicende dei loro sfortunati personaggi”.

…..Michael Kennedy, biografo di Britten, così nota il fenomeno: Nei lavori di Britten, il tema dell’innocenza corrotta o tradita, del male trionfante sul bene, della purezza infangata, di grazia e virtù intaccate o derise, ricorre frequentemente. Ma l’innocenza, la purezza e la grazia stessa sono spesso trionfanti e stupendamente celebrate. Le sue opere potrebbero quasi essere divise (forse un po’ troppo schematicamente) in due gruppi: quelle della luce e quelle delle tenebre, quelle del giorno e quelle della notte. In alcune opere luce e tenebre coesistono. Con l’età, le tenebre divennero prevalenti, si potrebbe forse ipotizzare che, mentre cresceva in lui la consapevolezza del male, così le oscure presenze si palesavano nella sua musica.

…..Il periodo in cui Kennedy comincia a vedere prevalenti le tenebre, coincide, grosso modo, con la composizione del Peter Grimes, prima autentica opera di Benjamin Britten, dopo il precedente fallimentare del Paul Bunyan, l’operetta scritta nel periodo americano su libretto di Auden. Peter Grimes andò in scena il 7 giugno 1945, Britten aveva 32 anni e, da allora in poi, si dedicherà quasi esclusivamente all’opera lirica, per cui la fascinazione della poetica oscura dei perdenti resta appannaggio della sua produzione operistica, che occuperà la seconda metà esatta della sua vita.
Davanti alle sue opere dalla musicalità potente, complessa e variegata, ma dalle storie disperatamente cupe e dai finali drammatici e persino atroci, viene naturale domandarsi: dove nasce in Britten la predilezione per le vicende senza speranza? Perché i suoi personaggi sono perdenti senza remissione? Lui, uomo di enorme successo, perché diventa il cantore degli sconfitti? In quei primi 32 anni potrebbero celarsi alcune risposte, negli anni dell’infanzia, dell’adolescenza e della prima maturità, quando il giovane Ben ancora non era Lord Britten.

…..Questa è la domanda centrale del libro a cui Massimo Arduino si dedica e cerca di rispondere. Per la verità la risposta è probabilmente già nella domanda. Un’artista profondo come Britten per prima cosa deve fare i conti con se stesso, con la propria inclinazione che, verosimilmente, prende le mosse dalla propria sensibilità e condizione umana. Britten fu certo un “vincente”, qualcuno che comunque non amava la sconfitta, né le critiche come ha ben messo in rilievo Arduino nel libro. Non si tratta di far risalire tutto alla sua condizione di omosessuale in una Inghilterra puritana e reazionaria, situazione personale che egli stesso visse con riservatezza e discrezione, senza pur tuttavia nascondere. Ma sicuramente egli fu, come scrive Arduino, “un combattente fragile” , un artista che ebbe il coraggio delle sue idee, di prendere posizione sempre, anche quando ciò poteva essere scomodo, si trattasse di politica, di vita sociale, personale o artistica.

…..Britten, ci dice Arduino, era una persona insicura, che aveva bisogno del consenso degli altri attorno a lui, magari lo si può identificare come narcisista, come spesso devono essere gli artisti. Ma l’arte lo aiutò probabilmente a reggere l’urto delle critiche, dei conflitti, dei giudizi. Britten rischiava di essere emarginato per le sue idee politiche progressiste, per le sue scelte sessuali: secondo lo studio di Massimo Arduino “tutto si sublimò nella pietas per i suoi eroi grandi e perdenti. Così Peter Grimes, assediato nel suo borgo dai benpensanti, andrà a morire al largo con la sua barca da pesca quasi fosse un re vichingo. E nel Billy Bud il protagonista è una vittima sacrificale pura, è la bellezza e la bontà corrotte dal Male … è il grande tema dell’innocenza corrotta prende centralità nei bambini del Giro di vite … E arriverà poi Morte Venezia, non già riflessione sull’omosessualità ma sulla finis vitae, su quanto Apollo e Dioniso possano influire in una vita condotta tutta nel rispetto delle regole rigorose cui mai derogare se non in sogno…” e poi Arduino ci dice che la vetta musicale e spirituale più alta mai raggiunta da Britten sarà nel bellissimo War Requiem dedicato ai “caduti di tutte le guerre”.

…..Britten scelse di essere “il cantore di chi non aveva voce, dei perdenti, degli sconfitti, almeno all’apparenza. Perché la musica gli aveva permesso di superare paure e insicurezze”. La musica di Britten, specialmente la sua musica per il teatro, continua così ancora oggi a darci emozioni, a commuoverci proprio per questa sua sensibilità ed offre a registi di ogni latitudine spunti importanti per mettere in scena e per rappresentare questi drammi eterni eppure così precisamente determinati.

…..Il libro di Arduino è importante perché segue passo passo l’evoluzione dell’esperienza artistica di Britten dosando sapientemente i registri biografici con gli aneddoti storici necessari a comprendere la sua vicenda personale e con le riflessioni strettamente creative ed artistiche che spingevano Britten a seguire la propria vocazione poetica. Arduino sa disegnare sapientemente e lucidamente, con parole nitide il percorso creativo e compositivo di Britten trovando le corrette corrispondenze, dando conto dei legami artistici e personali con i librettisti, gli autori, i musicisti e gli interpreti a cui Britten faceva riferimento.

…..La vicenda artistica e personale di Britten non è però stata una marcia trionfale: Arduino è attento a mostrarci i nodi critici, le depressioni, le fughe e le debole di Britten. Ne vien fuori un ritratto coerente: Britten viveva sulla propria pelle, in ogni caso nel proprio intimo, i contrasti che poi metteva in scena coi sui memorabili personaggi. Dotato, oltre che di una grande padronanza degli strumenti compositivi, anche di una cultura letteraria e poetica non indifferente, Britten cerca e trova nel dramma musicale la sintesi della sua vita. Massimo Arduino completa quindi il suo meritevole lavoro con una preziosa rassegna antologica di testi di George Crabbe, Michelangelo Buonarroti, Wystan Hugh Auden, Herman Melville, Henry James, Thomas Mann, Wilfred Edward Salter Owen, Arthur Rimbaud che a vario titolo hanno sostenuto e ispirato “con le loro parole uno dei suoni più limpidi del Novecento”.

…..Per chi già conosce la musica e la poetica di Britten questo è un libro che ha il merito di sintetizzare con serietà e competenza una vicenda personale ed artistica complessa; per chi avesse il desiderio o la curiosità di avvicinarsi a questo musicista fondamentale del ‘900 il libro di Massimo Arduino offre, con un linguaggio chiaro e diretto, un quadro di riferimento ideale per ricchezza di elementi critici, storici e documentali.

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autore
…..Massimo Arduino. Nato a L’Aquila nel 1954, risiede a Genova dal 1974.Si è laureato con 110 e lode al DAMS di Imperia con una tesi ad indirizzo musicologico su Benjamin Britten. Si è diviso per tutta la vita tra due passioni: l’informatica e la musica. Per l’attività di divulgatore musicale ha tenuto, tra gli altri, un ciclo biennale di conferenze La storia dell’Opera Lirica presso la sede della Giovane Orchestra Genovese. Ha curato e presentato, col professor Enrico Cinquini, i cicli di conferenze La musica nel Cinema Da Broadway a Hollywood per l’Associazione Carlo Felice.Ha collaborato con l’Associazione Idea (Istituto per la ricerca e la prevenzione della Depressione e dell’Ansia) come consulente sugli effetti tearpeutici delle arti insieme a Marco Sciaccaluga.
…..Ha tenuto conferenze monografiche presso l’Auditorium Montale del Teatro Carlo Felice, per il ciclo “Storia della musica sinfonica” organizzate dal Conservatorio Niccolò Paganini e dal Teatro su Mozart, Mendelssohn Bartoldy, Glinka, Balkirev, Scriabin e Prokov’ef.

…..È uno dei relatori delle presentazioni delle Opere in stagione al teatro Carlo Felice per cui collabora anche alla scrittura dei programmi di sala. Nell’ambito del Festival della Scienza 2015 ha tenuto presso l’Auditorium dell’Acquario di Genova la conferenza Come l’Arte e la Musica possono aiutarci a ritrovare gli equilibri perduti insieme a Giulio Sommariva.
…..Ha fondato, nel 2010, la WEB TV del Teatro Carlo Felice, in cui continua a collaborare nella conduzione delle dirette delle opere liriche e dei concerti sinfonici. È vice presidente dell’
Associazione Teatro Carlo Felice.
…..È il corrispondente da Genova per il mensile “Il Mondo della Musica”. Ha un blog in internet dedicato alla Musica intitolato Il Musicofilo.

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