“IL CANTO DEL’ANIMA”. Vita e passioni di Giuseppe Sinopoli
A cura di Gastón Fournier-Facio
(Il Saggiatore, Milano, 2021)

…..“BERLINO – Il maestro Giuseppe Sinopoli è morto per un infarto mentre dirigeva al Deutsche Oper l’ Aida di Giuseppe Verdi. Pochi minuti dopo l’inizio del secondo atto, verso le 22, il maestro, che aveva 54 anni, ha avuto problemi cardiaci è crollato dal podio. Poco dopo i medici gli hanno praticato un massaggio cardiaco e gli hanno dato l’ossigeno. Poi la corsa in ospedale, dove Sinopoli è morto poco dopo la mezzanotte dopo un disperato intervento chirurgico. Sinopoli era svenuto sul palco. La rappresentazione era stata immediatamente interrotta. La situazione era grave. Il maestro veniva prima soccorso e poi subito trasportato per accertamenti in ospedale. Alla rappresentazione era presente anche la moglie del maestro. La prima stasera dell’opera verdiana segnava il ritorno del maestro italiano dopo 10 anni alla Deutsche Oper a Berlino. L’evento era atteso da tempo e il pubblico stasera era quello delle grandi occasioni. Dopo la rappresentazione i dirigenti del teatro lirico e gli assessori alla cultura della città  avevano organizzato un ricevimento in un grande albergo in onore del maestro. Sinopoli è un beniamino del pubblico tedesco: è direttore artistico da diversi anni del teatro dell’ Opera di Dresda ed è un veterano del festival wagneriano di Byreuth, dove l’altro anno per la prima volta ha diretto il ciclo completo del Ring.”
(La Repubblica, 21 aprile 2001)

…..Questa la cronaca, secca e stringata, che dava notizia della morte improvvisa di Giuseppe Sinopoli che, per ironia del destino aveva iniziato la sua carriera con l‘Aida di Verdi e con la stessa opera l’ha tragicamente conclusa. A distanza di vent’anni, Gastón Fournier-Facio cura la pubblicazione di questo libro dedicato al maestro: quasi settecento pagine, ma che non devono spaventare il lettore perché costruito sulla base di contributi diversi. Vi troviamo infatti saggi, documenti, cronologie, discografie, testimonianze personali, interviste che ci permettono di leggere il libro in grande libertà consultandolo a piacere. Concludono la raccolta, oltre ai doverosi e preziosi cataloghi, sei saggi scritti da Sinopoli stesso: illuminanti analisi di Schubert, Schumann, Wagner e Richard Strauss attraverso le quali si scorge l’acutezza del suo sguardo.

…..Un libro che ci racconta dunque la poliedrica e affascinante figura di Giuseppe Sinopoli, grazie anche alla sua famiglia che ha messo a disposizione molta documentazione per questa opera “corale” ben diretta da Fournier-Facio.

…..Ma, il libro, come vedremo, non è solo un doveroso ed approfondito omaggio a Sinopoli, ma è anche un importante contributo alla comprensione critica di una parte significativa della storia della musica occidentale e della nostra cultura, del gusto musicale del pubblico, delle dinamiche progettuali e programmatiche del mondo della musica oltre che delle principali e urgenti questioni culturali e sociali che ancora oggi investono la nostra realtà.

…..“Vita e passioni di Giuseppe Sinopoli” recita giustamente il sottotitolo: infatti ciò che emerge con forza sono proprio questi due aspetti che hanno fatto di Sinopoli un musicista speciale. Una vita breve, ma intensa, coerente con le sue idee e le sue passioni; una vita segnata dalla musica intesa come parte del proprio progetto di vita. Sinopoli era un “uomo universale” che, come aveva intuito già Massimo Mila, “veniva dalla cultura” e non dalla gavetta (giudizio che avrebbe comunque pesato su lui nell’ambiente musicale).
Egli teneva insieme le sue passioni: la musica, la psicoanalisi, l’archeologia, ma anche la medicina (era laureato in Medicina), la filologia, la letteratura, la filosofia. Una visione culturale amplissima che lo ha portato ad essere, nel campo della musica, direttore, compositore, studioso e organizzatore musicale. Una visione culturale aperta che lo ha sempre tenuto a stretto contatto con la realtà: non si immagini un intellettuale chiuso nella sua torre d’avorio: Sinopoli era uomo del suo tempo, attento alle contraddizioni politiche e sociali, sensibile alle mutazioni epocali, alle transizioni, un uomo le cui idee e valutazioni sono perfettamente attuali oggi. Naturalmente egli era un grande direttore d’orchestra, come tale esigente, intransigente e talvolta autoritario, certo una persona di grande carattere, deciso nel seguire i propri principi e le proprie scelte.

…..Una cosa che emerge chiara e forte da questo libro è appunto il progetto culturale di Giuseppe Sinopoli. Non siamo dinnanzi alla descrizione di un musicista la cui biografia professionale può essere banalmente scandita dalle sue collaborazioni artistiche o discografiche. La vita professionale di Sinopoli coincide con la sua vita e le sue passioni, non c’è cesura. I suoi giudizi, le sue analisi artistiche, le sue scelte professionali, ad esempio, di repertorio, di collaborazioni orchestrali, di legami musicali sono sempre coerenti e sincere. Sinopoli lavorava al tempo in cui Herbert von Karajan era la grande star del sistema-musica, anni in cui si affermavano, solo per fare due grandi nomi, direttori del calibro di Abbado e Muti. Non si tratta di fare paragoni: ma certamente la figura di Sinopoli appare in una luce diversa da tutti gli altri leggendo questo bel libro. Con Il canto dell’anima riscopriamo la genialità di uno dei personaggi fondamentali della cultura musicale occidentale del secolo scorso, percorrendo le connessioni tra campi del sapere apparentemente distanti che solo una personalità come quella di Sinopoli può sperare di conciliare in un’opera più grande di qualsiasi composizione: è una vita dedicata all’arte e alla conoscenza.

…..Nella prima parte “L’uomo universale” troviamo i contributi di Sandro Cappelletto che ci parla del Sinopoli consapevole della profonda crisi di valori vissuta tra Ottocento e Novecento, segnata dall’horror vacui alla base di una riflessione (anche musicale) sull’esistenza e sul suo tempo tragico, doloroso ma comunque affascinante, mentre oggi, lamentava Sinopoli “predomina un grande eclettismo. Ma l’eclettismo è uno dei tipici figli del vuoto” (pag. 55). Sinopoli era un grande interprete di Wagner, letto nella prospettiva del legame tra mito e pensiero, con al centro l’idea di un tempo narrativo multidirezionale e soprattutto non disponibile a “concedere spazio alla pratica della rimozione”. Cappelletto ci racconta di un Sinopoli “archeologo della partitura” che verrà ricordato non come “direttore decadente” perché attento alle strutture formali dei testi; del Sinopoli segnato dalla figura di Mahler che rappresentava un altro pilastro della sua idea di lettura della realtà e della musica.

…..Vi troviamo poi i contributi di Mario Messinis sul Sinopoli direttore ma anche compositore. Troviamo poi un vasto studio di Dino Villatico che analizza il rapporto tra Sinopoli e Nietzsche; Pietro Bria affronta le relazioni con la psicoanalisi e ci spiega come l’interesse di Sinopoli per la tecnica del Leitmotiv in Wagner “diventa immersione nello spazio-tempo multidimensionale” in cui “l’Inconscio come matrice affettiva può trovare, attraverso di essa, quell’espressione privilegiata” altrimenti impossibile. Frederick Mario Fales in “L’archeologia: una passione vitale” ci svela l’importanza di quest’aspetto per Sinopoli, uomo di cultura e musicista di “pensiero”. Chiudono il capitolo due brevi ma intensi ricordi di Luciano Berio e di Michele Dall’Ongaro.

…..Nel secondo capitolo “Il direttore” va segnalato l’importante saggio di Giorgio Rampone che ricostruisce la presenza come direttore d’orchestra di Sinopoli in Italia. Egli era considerato troppo “tedesco”, comunque più legato alle orchestre di quel territorio e di quella cultura. Tuttavia Rampone, con un accurato lavoro d’archivio, ci documenta che le sue presenze in Italia “sono state oltre 500, con 17 titoli operistici, 2 balletti e circa 200 programmi concertistici” toccando 40 città. E vengono rilevati come fondamentali i rapporti con le orchestre di Milano, Venezia, Firenze, Roma e Torino.
L’Orchestra Sinfonica della Rai, specie quella di Torino (sia prima che dopo essere divenuta Nazionale ed unica orchestra Rai) era tra quelle cui Sinopoli era più legato umanamente ed artisticamente, legami rafforzati con Direttori artistici quali Roman Vlad, Giorgio Pestelli. Non si nasconde il carattere forte, magari a volte “aggressivo e tenace” , neppure “l’egocentrismo” di Sinopoli, ma egli era consapevole delle sue idee e diceva, ad esempio, proprio a proposito del lavoro da fare in Italia con le “sue” orchestre: “trovo indispensabile dare spazio a gente che ha davvero bisogno della musica, un messaggio forte molto più che per qualche borghese annoiato” (pag. 169).
Il capitolo è poi arricchito da testimonianze relative alle esperienze direttoriali di Sinopoli con le orchestre giovanili, la Philarmonia Orchestra di Londra, la Staatkapelle di Dresda, la Deutsche Oper di Berlino e il Festspielhaus di Byreuth. A proposito di queste ultime due esperienze è molto toccante il contributo di Karl-Heinz Brössling, tra i violini nell’ultima sera di vita di Sinopoli a Berlino, testimonianza raccolta dal curatore, che ci presenta quei drammatici momenti con autentica partecipazione emotiva. Ma molto interessante è anche lo scritto di Guido Maria Guida, che con naturalezza e sincera commozione ci racconta dei suoi 8 anni (dal 1985) in cui egli fu assistente di Sinopoli a Roma, Londra e appunto a Byreuth nel “Tempio” wagneriano.

…..Nel capitolo “Le affinità elettive”, Antonio Rostagno traccia un quadro molto approfondito del rapporto di Sinopoli con la musica di Verdi e di Puccini. Rostagno sottolinea, tra le altre cose, come per Sinopoli “La “espressione” per lui significa sempre una scelta di campo: ciò che va “espresso” non si colloca sul mero piano sonoro…. ma deve esser costruito su basi culturali, politiche, filosofiche, etiche” (pag. 324).
E Verdi rientrava in quest’orizzonte. Ma attenzione: ciò che veniva fuori in Sinopoli era una lettura interna, strutturale delle opere di Verdi capace di mettere in luce ora il carattere intimo quasi cameristico di alcune opere ora quello “politico”, persino violentemente politico, del messaggio espresso con “materiale minimalista”.
Puccini, poi, era apprezzato da Sinopoli perché il come direttore egli “voleva dimostrare che è un compositore europeo e non un compositore verista italiano come Leoncavallo”. Ancora Sandro Cappelletto ritorna sul rapporto decisivo con Wagner, ed è poi da segnalare il testo di Gastón Fournier-Facio “Mahler, Freud e la pulsione di morte” un lungo, ma chiarissimo saggio che ci accompagna nei meandri dei alcune topiche composizioni di Mahler rilette da Sinopoli alla luce di Freud: “Sinopoli era convinto che molta musica orchestrale di Mahler, dall’inizio alla fine della sua produzione, fosse caratterizzata dalla visione dualistica in seguito sviluppata ad Freud, cioè, dalla dialettica fra Eros e Thanatos” espressa nelle sue partiture da momenti musicali (individuati già da Adorno) quali la “lacerazione/irruzione” come forza dirompente delle libido fonte di “insopprimibile urgenza espressiva” e la “precipitazione/crollo pauroso” che Sinopoli paragonava alla pulsione di morte. Sinopoli era un intellettuale, oltre che un direttore d’orchestra e lo dimostra anche Giorgio Satragni che, avendo avuto accesso alle partiture, ci spiega che anche la sua lettura di Strauss è segnata da un filtro filosofico: quello di Nietzsche. In particolare le opere “Also sprach Zarathustra” e “Eine Alpensinfonie” sono costellate da notazioni del Maestro tratte appunto dalle opere del filosofo tedesco.

…..E si arriva al capitolo “Interviste” con la bella e ricca di Alberto Sinigaglia in cui Sinopoli si racconta a tutto tondo. “Se fossi Dio mi prederei cura del cuore degli uomini” questa è una frase di Maeterlinck che Sinopoli amava ripetere: a Sinigaglia spiegava che questo è anche il suo scopo attraverso la musica, la psicoanalisi e la medicina, l’archeologia. Affascinanti poi le analisi fulminee di Sinopoli : “… con Wagner e con Strauss si dimostra quell’ambiguità ricca di liberà a cui è giunta la cultura di oggi, ed è soltanto frequentando quest’ambiguità che si può essere liberi” (pag. 467), e ancora parlando di Schumann e Schubert, Wagner e di Mahler, di Schönberg e Debussy: “Io penso che il senso della perdita e la capacità di elaborazione della perdita, la capacità di elaborazione del lutto, sia uno dei temi più forti e più importanti della nostra esistenza oggi”. Oppure spiegando il proprio modo di lavorare: “La musica non è semplicemente un momento di esternazione istintiva ma è un ora di documentazione … di “documentazione dell’anima” (pag. 472). Per Sinopoli: “La cultura è la possibilità di riflettere su se stessi, di riflettere sullo spazio che noi occupiamo nel mondo” (pag. 475) ed è per questo che già allora egli domandava “Perché la musica o l’arte non vengono insegnate nelle scuole?” (pag. 475).

…..Seguono poi altre due interviste, una di Leonetta Bentivoglio dedicata a Verdi e alla lettura de “La Forza del destino” di cui Sinopoli ammirava lo “sperimentalismo espressivo” e l’altra di Giorgio Satragni dove Sinopoli, ancora parlando di Mahler, dice che la sua musica racconta “il male di vivere” ma che è “una musica liberatoria, non è una musica depressiva, come, ad esempio, è per me Šostakovič, che non riesco affatto a dirigere: musica che mi mette in una difficoltà psicologia, una musica scritta stupendamente, che ha dei grandi valori, ma che personalmente mi mette di fronte a un senso del vuoto” (pag. 483).
Quel vuoto che Giuseppe Sinopoli denunciava e fuggiva, che riconosceva nel presente (“l’ansia per il vuoto di valori”) cercando comunque una “soluzione positiva” anche attraverso il suo personale percorso: “Tutta la cultura mitteleuropea … in cui ho percorso la mia vita culturale, porta indietro fino ala Grecia e al Mediterraneo… arrivato a cinquant’anni, il percorso del filo rosso fa marcia indietro … alla mia natura iniziale, nel mio genius loci, che sono le isole Eolie, dove veramente i presocratici sono semplicemente dei cronisti ella vita, non dei pensatori a sistema. Tu sei nelle isole Eoli, guardi Vulcano e capisci i rapporti tra aria, acqua, fuoco e terra” (pag. 487).

…..Chiude questa parte l’ultima intervista rilasciata a Carmelo Di Gennaro a Roma il 16 marzo 2001: Sinopoli avrebbe dovuto discutere la sua tesi per la Laurea in Archeologia in aprile. Non farà in tempo: “Si tratta di un’indagine su un mondo i cui messaggi, i cui approcci con l’esistenza contengono stratificazioni che danno della vita una dimensione per me insostituibile” (pag. 500).

…..Insostituibile come è per noi Giuseppe Sinopoli, grande intellettuale e uomo di cultura di cui, non solo nel mondo musicale, sentiamo la mancanza. In un ambiente sempre più dominato dall’indifferenza, dalle ipocrisie, dagli opportunismi, dalle conventicole più o meno potenti ci manca una figura di intellettuale come la sua, forse scomoda, ma certamente coerente e così luminosamente e intelligentemente al servizio della musica, dell’arte.

…..Stefano Vitale

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…..Note biografiche
…..Giuseppe Sinopoli (1946- 2001) «Veneziano di nascita, lego la mia origine a quella parte della Sicilia che sta ad oriente e che sotterranei percorsi uniscono a quell’antichissima cultura che fu la società dei vecchi maestri greci che da Anassimandro corre fino a Empedocle.»
…..Con queste parole Giuseppe Sinopoli apre il suo breve autoritratto, presentandoci un uomo in grado di trascendere i confini del suo tempo e del suo, amatissimo, paese di nascita. Sinopoli non si è limitato a essere uno dei più rinomati compositori e direttori d’orchestra, nonché il primo italiano a dirigere
“L’Anello del Nibelungo” al festival wagneriano di Bayreuth, nel 2000: era un pensatore poliedrico e uno studioso instancabile, capace di passare dalla psicoanalisi all’archeologia, appassionato delle leggende nordiche quanto delle tradizioni esoteriche dell’antico Egitto; e, sopra e prima di tutto, un amante della vita in ogni sua espressione.

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…..Gastón Fournier-Facio (San José, Costa Rica,  1947), storico e musicologo, è stato coordinatore artistico del Teatro alla Scala e direttore artistico del Teatro Regio di Torino; oggi è consulente artistico dell’Orchestra Mozart e consulente musicale di Daniele Cipriani Entertainment.
…..Per il Saggiatore ha scritto 
L’inizio e la fine del mondo. Nuova guida all’ascolto del Ring di Wagner (2013; con Alessandro Gamba) e curato Gustav Mahler. Il mio tempo verrà (2010), Ascoltare il silenzio, dedicato a Claudio Abbado (2015), e Canti di viaggio di Hans Werner Henze (2017).

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