“CAPIRE LA MUSICA CLASSICA. Ragionando da compositori
di NICOLA CAMPOGRANDE
(Ponte alle Grazie, Milano, 2020)

…..Nicola Campogrande è prima di tutto un compositore, ma anche un conduttore di trasmissioni culturali, un giornalista e scrittore musicale che ha sempre avuto a cuore la divulgazione culturale, inoltre è da qualche anno Direttore Artistico del festival MITO Settembre Musica.
Questo libro testimonia, in maniera plastica, di questa sua intelligenza multipla, avrebbe detto Howard Gardner. Perché “Capire la musica classica. Ragionando da compositore” è un libro intelligente che riesce a coniugare diversi livelli di comunicazione.

…..Prima di tutto è scritto con notevole chiarezza, ma quel tipo di chiarezza di cui abbiamo bisogno per sentire che dietro c’è della sostanza. La sua prosa è infatti elegante e competente, lo stile è colloquiale e denota, con naturalezza, profonda conoscenza della materia. In secondo luogo è l’operazione in sé ad essere illuminata: Campogrande “finge” di rivolgersi ad un pubblico di aspiranti compositori, che poi è in realtà il pubblico degli ascoltatori-lettori appassionati di musica classica, frequentatori, non sempre consapevoli, delle sale da concerto.
A questa sua “classe” di compositori alle prime armi, Campogrande presenta, in maniera sintetica, il mondo della musica classica. Un mondo complesso, ricco di storia, di questioni tecniche ed estetiche, implicazioni e sfumature, ma che Campogrande riesce a far diventare semplice: è questo lo stile, il percorso e lo scopo del libro.

…..“Capire la musica classica” è un libro dunque di carattere introduttivo, scritto per non-musicisti. Anni fa in Francia Heinriette Goldenbaume, grande didatta e pioniera della musica popolare, organizzava per gli insegnanti delle scuole europee, degli stages di attività musicali per “non chanteurs” convinta che vi fosse una strada per superare pregiudizi e coinvolgere tutti nel mondo straordinario della musica. Campogrande, con questo libro, vuole introdurre l’ascoltatore-lettore alla comprensione del linguaggio musicale; spingerlo ad attivare la sua curiosità, la sua stessa passione. Se amate la musica da spettatori e ascoltatori, questo libro è per voi.

…..Il timbro della scrittura di Campogrande è quindi equilibrato e coerente allo scopo: non ha l’arroganza di chi possiede un sapere e lo elargisce “democraticamente”, e neppure tiene troppo basso il registro scritturale per blandire il lettore. L’autore è invece attento a creare un clima di tensione-attenzione, anche grazie a passaggi divertiti e divertenti, ma sempre senza mai perdere di vista il suo oggetto, lo scopo. Ed in più si appoggia su una vasta gamma di esempi musicali, rimandi, confronti, suggestioni che dovrebbero invitare il lettore appunto ad un ascolto, diretto e più consapevole.

…..Il ragionamento esplicito di Nicola Campogrande è : la musica parla a tutti, anche agli analfabeti musicali, a tanti non-musicisti che non sono in grado di decifrare una partitura, che non conoscono i ferri del mestiere di un compositore che, utilizzati, fanno che sì che quel brano “suoni così” e provochi piacere. Eppure tutti possiamo appunto godere e comprendere la musica classica a livello emotivo, sensoriale, sentimentale.
Ma si può passare ad un ascolto più profondo, più intenso? Secondo Campogrande si può. L’autore ovviamente conosce l’alfabeto, la grammatica, la retorica del linguaggio musicale, ed è un professionista che per mestiere deve assecondare e al tempo stesso far evolvere i gusti del pubblico anche organizzando concerti.

…..Nicola Campogrande raccontando quali sono i fattori che un compositore deve tenere presente, parla al pubblico della musica classica, a quello che già c’è ed a quello che potrebbe esserci. E allora ci spiega delle differenze di velocità, di ritmo, delle armonie che possiamo incontrare nella musica classica; ci fa ragionare su cosa voglia dire alternare il forte col piano, organizzare melodie ed accompagnamento stabilendo gerarchie e passaggi di ruolo, ci indica quali effetti produce una musica che orienti l’ascolto con la sua organizzazione o che ci sorprenda con accordi imprevisti. Già in questa prima parte, denominata appunto “I ferri del mestiere”, Campogrande descrive questi ed altri elementi, rivolgendosi al lettore per incuriosirlo, nel mentre che gli impartisce alcune “lezioni introduttive”. La musica classica si svela e si rivela così, a poco a poco, come un mondo speciale, che però ci è vicino e che possiamo scoprire con orecchie diverse.

…..Il passaggio successivo è interessate: Campogrande, sempre fingendo di volerci insegnare a divenire compositori, ci spiega cosa voglia dire scrivere musica per pianoforte, per gli archi, i fiati, l’orchestra, la voce, ecc. Qui, oltre a rivelarci aspetti dell’ambiente della classica, egli entra nel merito, ad esempio, del rapporto tra la sonorità degli strumenti e le modalità compositive, che rimandano a forme di ascolto diverse, a scelte musicali che caratterizzanoe questo o quel compositore, che connotano un dato periodo storico, per mettere in luce un certo gusto di fruizione da parte del pubblico. Così veniamo introdotti al mondo percussivo del pianoforte di Bartok o a quello gorgheggiante e lirico di Chopin, a quello di Debussy per il quale il piano è una tavolozza di colori.
Qualche “esperto” potrebbe pensare che il libro sia pieno di luoghi comuni, di stereotipi. Parlare al grande pubblico vuol dire essere comunicativi e può implicare delle “semplificazioni”. Ma ciò non vuol dire non essere appropriati e banalizzare. Campogrande ha come obiettivo “fare in modo che, al prossimo ascolto, sonate, sinfonie e quartetti possano riverberare nella mente con più intensità, aprendosi a nuovi pensieri e aumentando il godimento”.
Insomma non si può sempre parlare tra addetti ai lavori: fare divulgazione, se fatta bene, non è un delitto. Inoltre, come detto, nel libro mi pare abbiano una fondamentale importanza gli esempi e i rimandi musicali: il libro diventa quindi anche un invito all’ascolto di brani per nulla scontati, scritti da compositori non sempre così presenti nelle stagioni abituali. E ciò che invita ad un ascolto consapevole è sempre importante. Una notazione: forse sarebbe stato utile introdurre anche l’uso dei codici QR per permettere al lettore anche l’ascolto immediato di tali esempi. Ma è un dettaglio.

…..Nei due capitoli “Luoghi e generi” e “Storia”, Nicola Campogrande affronta, con penna sicura e sintetica, la descrizione di questi sterminati argomenti che, per un non-musicista, sono spesso territori in cui ci si può perdere o chiudere in pre-giudizi troppo scontati e perentori.
Qui Campogrande ha il merito di invitare il lettore ad avvicinarsi a periodi storici, forme esecutive e sonore diverse. Poi, da bravi “allievi”, sarà compito di ciascuno sviluppare un proprio percorso.
Per intanto godiamoci questo libro ricco di suggestioni e proposte. Un libro diverso che potrebbe far arrabbiare gli addetti ai lavori perché dire bene e con chiarezza cose difficili non è da tutti, ma che farà piacere agli appassionati e che potrebbe portare, speriamo, nuovi ascoltatori alla musica classica.

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autore
Nicola Campogrande, compositore, è nato a Torino nel 1969, vive a Roma e ha tre figli. La sua musica, regolarmente eseguita dai maggiori interpreti internazionali, è pubblicata dall’editore Breitkopf & Härtel e incisa su più di trenta CD.
Dal 1998 conduce trasmissioni culturali per Rai Radio3 e dal 2013 anche per il canale televisivo Classica HD. Già critico musicale per la Repubblica, è ora tra i collaboratori de La Lettura, supplemento del Corriere della Sera.
Ha pubblicato 
Musica e amore (Utet, 2009), Occhio alle orecchie. Come ascoltare musica classica e vivere felici (Ponte alle Grazie, 2015; Tea, 2018), 100 brani di musica classica da ascoltare una volta nella vita (BUR Rizzoli, 2018).
È direttore artistico del festival
‘MITO SettembreMusica’.

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