“FFFORTISSIMO”, di ALBERTO SINIGAGLIA
(Edizioni Accademia Perosi, Biella, 2019)

…..Questo libro è importante perché è la testimonianza di una vita professionale e di una passione autentica per la musica: Alberto Sinigaglia vi ha raccolto le sue interviste ad artisti del mondo della musica apparse su La Stampa dal 1972 al 2016. Non ci sono proprio tutte: l’autore ha dovuto fare una scelta: poter leggere questi pezzi a distanza di tempo e averli tutti insieme è un dono straordinario.
L’altro aspetto importante è l’unitarietà del libro. Mettere insieme interviste diverse, potrebbe provocare un effetto frammentato, specie se si pensa all’ampio arco di tempo in cui sono stati scritte. Ma qui non è così. Sarà perché lo stile della prosa di Sinigaglia è definito e strutturato, sarà perché la costruzione del suo discorso, che comunque rispetta e presenta passaggi “retorici” classici del giornalismo, è sempre appassionata, fantasiosa, arguta e soprattutto lucidamente tesa all’ascolto del suo interlocutore. E questa dote di ascolto è davvero costante in tutti gli articoli.

…..Gli articoli sono un esempio da utilizzare nelle scuole di giornalismo per la loro organizzazione architettonica, per l’articolazione di una sintassi sobria ed elegante, per la capacità di cogliere questo o quel dettaglio del contesto, per l’abilità nel rendere leggeri e vivi i dialoghi, per l’accortezza di alternare i registri più seri a quelli più divertiti, per il sapiente dosaggio delle doverose curiosità giornalistiche con l’esigenza di informare correttamente sugli “oggetti” culturali che trattano.

…..Ma sono esempi da considerare anche perché Sinigaglia fa un giornalismo che oggi non esiste più: un giornalismo che era consapevole di avere un ruolo culturale importante nel dialogare col pubblico, nell’essere un interlocutore serio dei protagonisti, nel suo stare dentro ai processi culturali reali dell’attualità. Leggendo Sinigaglia mi sono venuti in mente Massimo Mila, che Sinigaglia stesso ricorda come il responsabile del suo incarico e impegno nell’ambito de La Stampa, e il poeta Eugenio Montale. Questi, oltre ad amare la musica e a praticarla (sino al 1923 aveva persino sperato in una carriera di cantante) fu, come sappiamo critico musicale raffinato al Corriere d’Informazione. Cito questi esempi per sottolineare proprio l’importanza che fu riconosciuta alla funzione critica dei quotidiani.
Oggi il giornalismo musicale è praticamente scomparso, benché si abbia la fortuna di poter contare ancora su “penne musicali” di grande classe e competenza. Come ha rilevato lo stesso Sinigaglia nella prefazione, oggi il giornalismo “lancia artisti e spettacoli ubbidendo ad agenti, uffici stampa e “amicizie”, prescindendo dalla qualità, non ne valuta i risultati, semmai va a caccia di retroscena, pettegolezzi, polemiche. Umilia la critica con ritardi e posizioni periferiche o la esclude”.

…..Per questo il libro di Alberto Sinigaglia è prezioso: lui riesce nel breve spazio di un articolo di giornale a concentrare diversi livelli di analisi e d’informazione. In questi pezzi il discorso musicale resta sempre alla portata del pubblico, si fa “servizio pubblico”, non rinunciando alla qualità delle osservazioni; i testi qui raccolti sono un saggio di come si possa e debba far convivere anche sui giornali l’esigenza dell’informazione con quella dell’educazione culturale del pubblico, di come sia possibile essere leggeri, quando necessario, con una battuta o un riferimento di costume, senza perdere di vista l’oggetto del pezzo. Trattandosi poi, come detto, per lo più di interviste, Sinigaglia ci mostra come sia possibile fare domande non banali, retoriche o persino servili, pur nel rispetto della levatura e della fama dell’interlocutore.

…..Il libro è organizzato in tre parti: la prima dedicata ai “Compositori”, la seconda ai “Direttori d’orchestra”, la terza ad “Altri interpreti”. Anche questi titoli sono un esempio di semplicità e chiarezza di cui abbiamo bisogno. Per stupirci dobbiamo aver la pazienza e la voglia di leggere, entrando nelle pagine di questo libro.
Così si scoprirà che le interviste ai compositori, oltre proporre un’interessante galleria di personaggi famosi, siano anche una forma di conoscenza che permette di ampliare i nessi e i riferimenti culturali. La forma è naturalmente breve, dialogata, talvolta “aforismatica”: ma come scriveva Calvino in “Palomar”: “Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose… ci si può spingere a cercare quel che c’è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile”.

…..Le interviste sono un’incursione nelle poetiche musicali dei vari artisti e non evitano passaggi dedicati alla tecnica, ai presupposti teorici, alle filosofie ed alle finalità culturali che essi perseguivano. Vi si troverà anche l’eco del contesto storico e sociale, di passaggi polemici, di elementi critici, di contraddizioni, di riflessioni sulle diverse scelte di politica culturale. Perché Alberto Sinigaglia sa coniugare la sua passione musicale con i compiti del cronista che partecipa alla storia del suo tempo. Egli legge la contemporaneità che fa musica e dà conto della realtà, con le sue luci e le sue ombre. E allora si avrà il piacere di ritrovare l’impegno di Luigi Nono a “scavare nella cultura” oppure “l’immondo desiderio di poesia” di Sylvano Bussotti o le sagge parole di Oliver Messiaen “non ci sono rivoluzioni, ci sono uomini nuovi”. Si potrà sentire l’eco delle polemiche che caratterizzarono alcune fasi del rapporto tra Claudio Abbado e l’establishment del mondo musicale italiano; oppure rileggere ciò che Luciano Berio o Pierre Boulez pensavano della cultura musicale e della funzione del compositore.
Si procede per bagliori, per improvvisi lampi, talvolta pare di scostare la tenda di un camerino o, come lo stesso autore racconta, di stare seduti nascosti sulle scale del retro palco ad ascoltare Arturo Benedetti Michelangeli. Si incontreranno allora Malipiero, Penderecki, Petrassi, Henze, Rihm ma anche Paolo Conte, Nicola Piovani, Ludovico Einaudi, a testimonianza dell’attenzione di Sinigaglia per la complessità del panorama musicale.

…..La sezione dedicata ai “Direttori d’orchestra” propone ovviamente nomi importanti (da Abbado a Sinopoli, da Giulini a Muti, da Bernstein a Ozawa) i cui ritratti sono costruiti con mano sapiente dall’autore. Egli dosa sempre aneddoti e curiosità, domande personali con riflessioni sulla tecnica, collegando il costume con i gusti e le scelte culturali del momento. Tutti gli articoli sono come tante chicche da gustare con piacere.

…..L’ultima sezione che si riferisce ad “Altri interpreti” e che contiene articoli scritti tra il 1980 e il 2016, è coinvolgente perché Sinigaglia passa da interviste divertite e divertenti come quella intitolata “Pavarotti-Domingo sfida alla Scala?” ad articoli intriganti come quello dedicato a Ken Russell o a Bogianckino. Tutto scorre fluido, senza scossoni: domina il piacere della lettura. In questa sezione, Alberto Sinigaglia ci offre il cameo di un’intervista a Rostropovich o Arrau, la garbata vis polemica del “contrasto” Zeffirelli- Losey, le riflessioni più filosofiche del violoncellista Mario Brunello o del pianista Ramin Bahrami e l’originale “allegro con anima” di Stefano Bollani.

…..Un aspetto importante dell’approccio di Alberto Sinigaglia, come ha rilevato Sandro Cappelletto, è che lui «Non si schiera, non dice chi gli è simpatico e chi no. Del resto ci interessano le storie dei personaggi di cui leggiamo, le loro azioni”). Sempre Sandro Cappelletto dice nella presentazione del libro: «Confidenziale è l’aggettivo che si dovrebbe usare per tutto il libro… riesce a creare un’atmosfera, non solamente domande e risposte, ma un colloquio tra persone che sembrano conoscersi da lungo tempo». (cfr. La Stampa del 29/1/2020) .

…..Versatilità espressiva, grande curiosità e à plomb professionale, discrezione di tono e sagacia di scrittura: queste alcune delle qualità rivelate dai testi, che sono acquerelli delicati, ma efficaci, perfettamente “a fuoco”, in cui il fermo immagine della scrittura sa alludere ad un “altrove”, a qualcosa di ulteriore che ogni appassionato di cultura e di musica cerca in questo tipo di letteratura. E’ di questo che si tratta: di una forma di letteratura in cui l’arte di dire tanto in poco spazio è un bene prezioso che richiede stile e cura, applicazione e talento.

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autore
Alberto Sinigaglia, veneziano, collaboratore di Epoca, Panorama e Il Mondo, nel 1970 si trasferisce a Torino, dove viene assunto come redattore a La Stampa da Alberto Ronchey, dapprima nella redazione di politica interna.
Passato alla Terza pagina del quotidiano, nel 1975 guida il gruppo di giornalisti che fonda il supplemento culturale settimanale Tuttolibri per poi essere promosso nel 1998 a responsabile Progetti editoriali della testata. Ha scritto e condotto programmi radiofonici e televisivi per la RAI quali Addio al Novecento su Radio Tre, Fatti di famiglia, Quarto potere e Vent’anni al Duemila su Rai 3 e Storia su Rai Sat 1.
Insegna Linguaggio giornalistico presso la Facoltà di Lettere e filosofia e presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Torino ed è presidente del Centro Studi sul Giornalismo “Gino Pestelli”. È presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte.

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