“Debitum” di Lucia Triolo,
(Prometheus, Milano, 2021)

…..Con questo suo nuovo libro Lucia Triolo mi pare si sia assestata sulla cifra poetica che ormai la distingue. Una poesia che si costruisce grazie ad un linguaggio sempre colto, sorvegliato, pulito, ma soprattutto organizzato in architetture formali efficaci e originali. Triolo sembra solo apparentemente seguire un pensiero associativo: in realtà ogni suo testo ha un preciso disegno lirico-espressivo, una sorta di viaggio verticale a partire da un tema che viene sviluppato in un gioco di specchi tra riflessioni, emozioni, risonanze. I suoi testi sono come una sorta di labirinto razionale, controllato, ma carico di stupefacente energia.

…..Già occupandomi di “Dedica”, il suo libro precedente, avevo sottolineato, sempre qui su www.ilgiornalaccio.net che “è l’articolazione, la strutturazione architettonica, sono i salti di pensiero e di lingua che determinano originalità e sorpresa dell’incedere poetico dei testi di Lucia Triolo… La poesia di Triolo è certamente lirica, costruita con cura attorno ad un io poetante visibile e forte, attento a tenere alta la tensione del testo. Ciò accade proprio in forza delle scelte strutturali e linguistiche della poetessa”. Ma attenzione: per Lucia Triolo è sempre fondamentale “l’abbandonarsi della scrittura al desiderio carsico della lingua” che la porta a indagare contenuti e pensieri spesso nascosti, sotterranei, persino indicibili.

…..Un altro tema in “Dedica” era quello del “travestimento”. Non come maschera: “Nella lirica della poetessa siciliana, il travestimento non è intesto come semplice mascheramento o costruzione ipocrita ma è il modo in cui si raggiunge il prossimo.” (Giuseppe Cerbino).
La maschera non è sempre un segno di alienazione, ma può essere un modo di porsi, una postura appunto che la persona adotta non per nascondersi, ma per calibrare il proprio apparire e quindi per essere. Il linguaggio stesso è sempre una forma di tra-vestimento.
In “Dedica” lei stessa si era definita “ladra di figure, /inseguita/ da immagini e parole/ rubo anche l’errore/ – desolazione/ – rivelazione. /Rubo infine i momenti alle parole/ lì dove il tempo/acquista suono/ ed è poesia. “Non rubo mai gli Dei”. La poesia è vera perché sa di essere un “travestimento”, la poesia è inganno non perché sia falsa, ma perché coglie ed esprime la nostra più autentica forza-fragile nella e della scrittura, nella e della parola.

…..In “Debitum”, Lucia Triolo prosegue su questa via e sviluppa questa sua scelta. Ed anzi la rende ancora più esplicita. Qui dichiara: “cerco suggerimenti, cordoni cui appendere il mio ombelico/ nutrizioni” (pag. 17). Forse anche tra gli Dei, stavolta.

…..Il debitum è autentico, onesto e dichiarato: Lucia Triolo pone in esergo a tutte le sue poesie una citazione tratta da un poeta o una poetessa che l’hanno ispirata. La sua poesia diviene un tutt’uno con la citazione che l’introduce. Si tratta di un’operazione di trasparenza che ci dice e conferma che per scrivere occorre leggere, che chi è poeta lo è perché si confronta con gli altri poeti. Lucia Triolo non ruba niente, naturalmente. I versi degli altri sono una spinta, altre volte un aggancio, oppure una semplice suggestione tematica (Italo Calvino pubblicò un libro intitolato “I libri degli altri” raccogliendo le sue presentazioni e quarte di copertina, spiegando come sia proprio in questo continuo rispecchiarsi nei libri degli altri che si elabora una visione identitaria propria). Talvolta non vi è alcun nesso apparente se non sonoro o allusivo (vi è anche una sezione esplicitamente “musicale” dal titolo “Divagazioni e assonanze”) tra l’esergo e il testo: non si tratta di sfoggio irritante di cultura, ma è il riconoscimento esplicito di un debito verso qualcun altro.

DEBITO POETICO

“Io mi intuo come tu ti immii

darti questa carezza è il segreto del mondo? immiati, m’intuo…”
D. Rondoni, La natura del bastardo

Ecco l’orma desueta la magia del
…..dattilo straniero l’ impronta è di
continuo
…..ma nel verso è discreta sono nella bellezza tua
di contrabbando
vado per fratte dentro il suo splendore “Io m’intuo come tu ti
immii”
quasi l’ in-te dovesse a tua insaputa essere in-me
e quell’ora-arrivo che mai mi concedesti
sgrano nei miei
…..sensi in fuga

Ogni giorno è
……altro eppure uguale raccoglie ciottoli di versi
…………appena munti
latitudini
…..longitudini di assenze deste sempre quali
…………inavvertite presenze

…..Come ha scritto Giuseppe Cerbino nella sua introduzione, non sono omaggi ma appunto debiti dichiarati che ci dicono quanto la poesia sia anche un fatto collettivo, un continuo travaso di anime e di pensieri, una ricerca di consonanze dialettiche. E non si creda che ciò sia un modo per abbassare l’ansia creativa o la qualità dei testi.

…..“La poesia si ferisce a morte/ nel pusillanime canto/ imprigionando sprigionando fuoco/ quando il coraggio non fa luce” (pag. 26). Anzi il confronto non è sempre una facilitazione, ma Lucia Triolo ha coraggio e sembra sentirsi a suo agio proprio nel dialogo. La nostra autrice prende sul serio i versi di Amelia Rosselli (molto presente ormai nella poetica e nello stile di Lucia Triolo): “Ironicamente fasulla, o v’è una verità/ ch’io possa dire anche tua?” (da “Dialogo con i poeti”) e ci porta per mano in questo labirinto/laborinto direbbe Sanguineti, di testi dove l’emozione vira in pensiero ed il pensiero si trasfigura in nuova emozione.

…..Ecco, il tema della verità emerge in questo libro in maniera originale: non come riflessione sul vero e il falso, sull’essere e l’apparire, ma come presa di coscienza che verità e non-verità sono continuamente imbricate. E questa è una posizione “contemporanea” che coglie il nostro Zeitgeist, ma lo fa standoci dentro, senza falsi moralismi.

…..La poesia di Lucia Triolo vive, in “Debitum”, nel gioco degli specchi borgesiani che lei riesce ad evocare, nella dialettica degli sguardi poetici: “rovesciate allo specchio/ righe intrecciate/ come immagini dei /nostri silenzi” (pag. 22). La poesia è un processo di proiezioni, uno scavo di immagini che non accetta verità stabilite e consolidate, ma che è sempre in viaggio, pronta a trasformarsi, a costruire nuovi mondi. “La verità, non concedendosi, si doppia, si moltiplica e si riproduce all’infinito” scrive acutamente Cerbino.

…..Le parole sono come le parti di una scatola di montaggio che può dare vita a nuove soluzioni inattese e inedite. E’ l’originale sensibilità di chi scrive a fare la differenza. Triolo non scrive alla maniera di nessun altro che di se stessa, le poesie di “Debitum” non sono giochi letterari, ma poesie autentiche, frutto dell’onestà etica e della fantasia dell’autrice.

…..Non stupisce affatto che questa bella idea di scrivere poesie stando in relazione con altri poeti sia venuta ad una siciliana. La terra di Pirandello è da sempre testimone di questi ammiccamenti (mentre scrivo penso al quadro dell’Ignoto marinaio di Antonello da Messina), di questi retabli barocchi e complessi (e penso al racconto “Retablo” di Vincenzo Consolo), di questi depistaggi (e penso all’opera di Leonardo Sciascia). L’introduzione di Giuseppe Cerbino spiega anche gli aspetti filosofici di questo libro e del suo originale impianto (originale, perché evidente, semplice, quasi un uovo di Colombo): “si perviene così a una poesia che si abita e non a una poesia che si legge, perché la scrittura da sempre prepara la trappola per farci credere che il poiein sia ridotto al gramma dimenticando che esso è un luogo di incontro” (pag. 8).

…..Poesia aperta all’incontro con l’altro, che è ombra certamente, che è anche il nostro doppio, ma anche spazio creativo in cui ci si abbraccia e ci si abbandona. E la galleria dei suoi “riferimenti” è ampia e nobile: spazia dalla poesia internazionale (Celan, Bachmann, Strand, Ashbery, Graham, Walcott, Sexton, Cassian, Jabes) ai classici (Leopardi, Rimbaud, Mandel’stam); si confronta con grandi romanzieri come Kafka, e con alcuni poeti italiani del ‘900 (Amelia Rosselli in particolare). Ma, come detto, questo confronto è soprattutto il segno di lucida capacità compositiva e di consapevole padronanza della lingua. Da notare che questa scelta amplia anche la gamma delle risonanze tematiche e rende ancora più imprevedibile la poesia di Triolo.

…..Vorrei segnalare comunque un tema che mi pare significativo: quello del tempo e della sua precarietà. E per la precisione del tempo-ora, dello jetzt-zeit direbbe Walter Benjamin. Tutta la raccolta è attraversata dall’ossessione poetica dell’attimo, dell’augenblick, del momento esatto del presente, quell’istante che non è prima e non è più dopo, ma è adesso.
E’ lo spazio estremo della creazione, della poesia come capacità di cogliere l’invisibile, il non-ancora-avvenuto se non nell’utopia della sua raffigurazione poetica. E’ in questo spazio-tempo indefinibile che appare la poesia, il balenare di una immagine, di una forma in-costruita, direbbe Ernst Bloch, che ci svela qualcosa di vero. La poesia di Triolo lo cerca questo istante nei paradossi e negli ossimori del pensiero: “ci chiamiamo l’un l’altro con / un nome che sta per arrivare” “il sipario di un’altra profezia / da sollevare/ per attraversare il burrone controsenso” (pag. 30) oppure “… o forse/ l’incanto di ciò che non/ è stato/ ma ti ha raggiunto/ e non ti ha mai lasciato.” (Pag. 33), si legga “Nessuno può dire/ quante volte al giorno/ è la prima/ per ciascuno di noi/ né quando il tempo /ha un sorriso sbagliato” (pag. 38). E ancora “… e le insonnie di queste vigilie /(come sta fermo! Un ti amo) / a contare il tempo con un pallottoliere/ perché sia colorato/ a raccogliere il vuoto/ a riempire di per sempre l’attimo/ Esserti! Sempre” (pag. 44 e 45).

…..Lucia Triolo più esplicitamente (o inconsapevolmente…) si collega poi all’Angelo di Paul Klee non a caso fondamentale proprio per Walter Benjamin: “Ho messo un piede nel futuro/ l’altro l’ho lasciato/ nel passato/ e il mio corpo oscilla/ come una danza rossa/ o un ultimo congedo:/ vibra l’ora che ci imbozzola/ nella sua incessante preghiera” (pag. 81).

L’INVISIBILE

“Chi può guardare due volte le scarpe di una creatura qualunque
senza mettersi a piangere?”
H. Murena, Chi può guardare due volte, in C. Campo: “La Tigre Assenza”

L’anima vede
quel che non ha luce qualcosa si avverte e non si mostra
un rifiuto
una resistenza.

L’invisibile ha dei ricordi
prende nota del pianto delle
…..nostre scarpe

…..Accennavo al tema della precarietà connessa al tempo. La ricerca dell’attimo felice deve fare i conti con la consapevolezza che “il corpo è un ponte su cui passa leggera morte” (pag. 53). E questo è qualcosa che ci inquieta, e che pervade tutta la nostra esistenza cui la poesia si oppone ora con la forza della resistenza morale: “non morirò con me/ ho una storia” (pag. 89); altre volte con il desiderio dell’amore. “parlavi in piena lue alla mia bocca/ baciavi il sì e il no” (pag. 41) o quando scrive: “… si stacca una vita con i piedi/ in ritardo./ Adesso è da me come dono/ provo a chiamarlo essenziale/ Per esempio; sei viva. Ti amo” (pag. 43).

…..Ma la precarietà si può vincere anche ignorandola:

PRECARIETÀ

“…il Nulla
dispiega i suoi mari per il Vespro, la vela sanguigna punta su di te

(Sapevate di me, mani? Io…
…camminavo, il mio Tempo,…
gittava la sua ombra-sapevate di me?)”
P. Celan, Grata di parole: “Matiére de Bretagne”

Ho visto la precarietà
-luce azzurrata-
precipitarsi addosso al sentiero con la furia di una
calma squassante
…..millenario squarcio

come ogni giorno
andammo a pranzo -eravamo io e te- affittando una tovaglia di fine
accidentale.

…..Come suo uso, dal punto di vita della composizione poetica, Lucia Triolo si serve di assonanze, talvolta di rime, allitterazioni, usa la paronomasia, figure ossimoriche, usa l’enjambement, preferisce il verso breve. Triolo sa modulare e modellare i registri espressivi grazie ad una notevole capacità letteraria mimetica. La sua poesia è ricca di metafore (“E tu venivi / senza fretta/ insegnavi alla mia fronte/ la ruga”) e immagini notevoli (“Inferno maggiore/ una sconsolazione in ogni parte/ amaro aguzzo come /pietra/scivolato mondo”); è costruita su salti logico-poetici (“A volte/ durante il giorno/ ho paura che nessun giorno/ ci sia/ lo sguardo non ha/ un posto/ non c’è posto/ per lo sguardo/ E’ allora che riprendo a contare”); altre volte la sua poesia è segnata da versi aforismatici (“l’inizio ha un profumo che/ solo la fine avverte”), altri allusivi (“Ci chiamiamo l’un l’altro con un nome che sta per arrivare”); altre volte è persino surreale, per adattarsi alla sua ispirazione:

CRONACHE DAL MONDO
Omaggio a Max Ernst

Qui tra i muri è freddo
la rabbia non ha più nulla di sexy
né toast da offrire
come in un quadro di Max Ernst
gira gente
che ha scambiato
la scarpa della madre per la sciarpa e se l’è appesa al collo:
vanno tutti in cerca della propria pazzia la coscienza non abita più
la parola

io sono la reincarnazione di un tostapane.

…..Triolo cerca comunque il verso folgorante, ad effetto (“Mentre scrivi/ conosci la morte/ scrivi adesso/ con impeto e ferocia/ Ti si è sganciata l’anima”) ma che si situano sempre dentro alla cornice di un comporre attento, autentico, rispettoso. Lucia Triolo cura con attenzione il suono e il risonare delle parole, cercando di rimanere cauta nel rivelare il senso profondo del testo stesso. Ed obbligando così il lettore ad uno sforzo di condivisione.

APRO LA PIOGGIA

“con uncini tocchiamo grandezze infime, quasi leggera morte”.
O. Mandel’štam, Ottave: “Nov. 1933”

Apro la pioggia mi guarda
come una tragedia voltata
a contare una per una le lettere dei nostri nomi
e noi: soliloqui di un ventriloquo!
Il corpo è un ponte su cui passa leggera morte

questa notte
scopre l’attesa della tua bocca.

…..Ogni componimento è un mondo, ogni testo apre a dimensioni diverse, talvolta abissali: “Di bestia in bestia /la paura di perderti / quell’abisso dentro il mio orecchio/ a dismisura/ nel verso/ chissà se i morti/ si ricordano dei poeti” (pag. 69).
I versi in esergo sono di Ingeborg Bachmann “non domerà la bestia colui che ne imita il verso” che mi paiono perfetti per identificare al meglio la fatica poetica cui si è sottoposta Lucia Triolo con questo suo generoso “Debitum”.

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autrice
…..Lucia Triolo è nata e vive a Palermo, nella cui Università ha insegnato Filosofia del diritto. Come docente ha al suo attivo numerose monografie e saggi su riviste italiane e straniere di settore.
…..Il suo impegno da scrittrice di poesia è recente, ma intenso. Numerosi i riconoscimenti di prestigio: tra i più recenti: finalista al Premio InEdito 2020, e al premio Alda Merini 2020. Segnalazione al Premio Montano 2020. Da ultimo: menzione d’onore per la raccolta inedita al premio Montano 2021 e, recentissimo, il premio Amelia Rosselli al Premio Nazionale di Poesia e Narrativa Città di Conza della Campania 2021.
…..Alcune sue poesie – di cui una anche in traduzione spagnola – sono apparsi sulla Rivista Atelier Web, su Limeslitere, su Il pensiero di Alex, su Le stanze di carta, su Germogli-Tropismi, su Il sasso nello stagno: “La poesia italiana che si incontra oggi”, su AmArgine e numerosi altri. Suoi testi sono inoltre stati pubblicati sul quotidiano Repubblica di Roma, Napoli. Altri ancora sono reperibili in diverse riviste di settore come Luogos, Bouquet, Frequenze poetiche etc…

…..Inserita nell’ agenda poetica Il Segreto delle fragole 2020 (Lietocolle edizioni), è presente in numerose ed autorevoli antologie. Tra le più recenti: Poeti per l’Infinito”, Una furtiva lacrima :“Poeti al tempo del dolore” (V. Guarracino, a cura di), la raccolta antologica Antologia di poeti contemporanei di Sicilia, vol. 1 (Josè Russotti, a cura di) e nell’ antologia italo-tunisina Nello stesso mare (Abdallah Gasmi e Lucilla Trapazzo a cura di)
…..Ha pubblicato: L’oltre me” (2016); Il tempo dell’attesa (2017); E dietro le spalle gli occhi (2018); Metafisiche Rallentate (2018); Dedica (2019); Dialoghi di una vagina e delle sue lenzuola (2019); Debitum (2021).
…..Hanno scritto e parlato di lei, fra gli altri: Vincenzo Guarracino, Armando Saveriano, Giuseppe Cerbino, Flavio Almerighi, Gerardo Santella. Adriana Gloria Marigo, Giancarlo Lisi, Federico Preziosi, Stefano Vitale, Deborah Mega, Lia Bronzi. Enrico Taddei.

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