“DECIMO DAN”, di Marco Plebani
(Edizioni La Gru, 2022)

…..“Quando, bontà sua, Marco mi ha chiesto la prefazione alla propria raccolta di poesie, non sapeva dei miei tempi mitologici. Ci sono volute quasi tre stagioni, diverse emicranie, nel mezzo vertigini e il caldo delle ferie prima che ci mettessi mano. «L‟ho tutta in testa», gli dicevo a ogni sua timida sollecitazione. Nonostante l‟avessi in testa, un inghippo era sempre pronto a intervenire.
…..Per Decimo Dan ho sofferto di una vecchia, ma necessaria idiosincrasia che si metteva tra me e il flusso del pensiero che si fermava sempre di fronte alla stessa pietra miliare: Il Ramo d’oro di James G. Frazer. Da quando la giovane professoressa universitaria, ai margini del foyer del teatro La Rondinella, a proposito di certi medaglioni del decoro pittorico, raffiguranti scene mitologiche, mi disse: «A ogni dubbio apro Il Ramo d’oro e lì
consulto.» Quindi per scrivere, pensavo: da un lato la raccolta di poesie; dall‟altro le mille pagine del volume; in mezzo la tastiera del computer. A ogni citazione mitologica di Marco, prendere l‟indice dei nomi e cercare aiuto nelle interpretazioni del saggista di Cambridge.
…..Nella vita molte piacevoli sorprese. Mentre scrivevo la lettura ha trasformato l‟ansia per la prefazione in un cammino senza ostacoli. Questa silloge di versi dispari (per la maggior parte settenari ed endecasillabi da decifrare, talvolta, secondo forme e figure dei miti) scorre leggera, a tratti pacata, a tratti oscura, ma senza la necessità di ricorrere a manuali.
…..Come tutte le sorprese l‟interpretazione stava proprio lì, dietro un angolo. La brezza mossa dallo sfogliare delle pagine odora di fresco aliseo che spinge l‟equilibrata velatura di questo libro verso porti di piacevole soggiorno. Bastano quattro o cinque versi per entrare dapprima intimoriti per uscirne poi soddisfatti, col gradito mistero di un
racconto. Piccole ebbrezze d‟incursioni corsare nel mito, grazie alle quali non si staziona nel genere, ma si gode della commedia umana.
…..Con Decimo Dan ho trascorso la stessa scansione temporale del giorno vissuto da l‟Ulisse di Joyce, ma senza quel dedalo di significati che disperde il lettore.

…..Pier Marino Simonetti

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