“Dove un’ombra sconsolata mi cerca” di Andrea Molesini
(Sellerio, Palermo, 2019)

…..A Venezia, negli anni che vanno dal 1938 al 1945, anni di guerra, di fascismo e di occupazione nemica, Guido, protagonista del romanzo, passa dall’infanzia all’adolescenza. Una crescita dominata dalla imponente figura del padre – il «Comandante», un ufficiale della Regia Marina che diventa capo partigiano – e della madre che decifra il mondo «con il naso e con le orecchie», beffandosi della presunta razionalità maschile.
Il rapporto col padre sarà decisivo nel mettere Guido a confronto con l’etica del dovere e al tempo stesso per scoprirne le contraddizioni. Un padre amato, ammirato ma anche un padre difficile, troppo importante. Nel rapporto con la madre, invece, è come se Guido-Molesini cercasse il controcanto delle cose: ci deve essere spazio nella vita per le emozioni, le intuizioni che sono anche più razionali delle presente razionalità dominanti. Ma non si pensi ad una classica dicotomia “cuore-ragione” – “maschile-femminile”: Molesini tiene sempre insieme le due dimensioni grazie ad una scrittura poetica che sa seguire i tortuosi confini delle anime che descrive e racconta.

…..Centrale, nella vita di Guido e nella dinamica del racconto, è l’amicizia, nata sui banchi di scuola, con un compagno di umile estrazione sociale e di poca cultura, ma capace di fulminee intuizioni. I due amici – Guido e Scola – entrano nella pericolosa rete clandestina del contrabbando, e quasi senza rendersene conto divengono staffette partigiane.
La vastità e i segreti della laguna si rivelano in lunghe giornate in cui i due ragazzi portano di isola in isola messaggi criptati, curano i loro piccoli traffici, incontrano le persone più strane. Ma altro li unisce: le donne, che per un adolescente sono fuoco, tormento, mistero; Scola, più grande e già seduttore, è per Guido un modello. Le vicende interiori, le relazioni interpersonali si fondono ed emergono al tempo stesso nel fluire del racconto.
I due personaggi, Guido e Scola, vivono un’amicizia controversa che in quel contesto, quella della guerra partigiani, entra inevitabilmente in conflitto e comunque a contatto con interessi e situazioni più grandi. Che non è detto siano state scelte sino in fondo dai protagonisti.

…..In questa vicenda, sono coinvolti altri personaggi memorabili, tra cui spiccano il nostromo Tobia e la vecchia Sussurro, la somala Maria, che vive nascosta nella palude, una contessa e un maggiore tedesco. Ognuno di loro ha una storia da svelare e mette un granello di saggezza, di poesia e di coraggio nella formazione di Guido. Ma quando, all’improvviso, il sospetto di un tradimento si insinua, l’impalpabile senso del rischio e della sfida («tutto quel che conta è segreto») che eccitava le peripezie dei due amici si trasforma in angoscia e poi in tragedia.

…..La bellezza del romanzo risiede in alcuni elementi che cercherò di indicare. In primo luogo la sua struttura narrativa. Molesini costruisce il racconto per quadri temporali che si richiamano. Non c’è una sequenza cronologica tradizionale. Ma il racconto procede per salti, per pause e deviazioni, scavalcando gli anni, arrivando ai nostri giorni per poi ritornare verso il passato o viceversa.
E’ uno schema dal sapore teatrale, molto efficace che ha il merito di favorire nel lettore una conoscenza dei fatti che procede con una dose utile di suspense e di coinvolgimento progressivo. La tensione resta sempre alta, mai enfatica, ma certamente viva. Inoltre questo metodo narrativo permette all’autore di tracciare anche il carattere interiore dei personaggi, visti mano a mano nel confronto con se stessi, gli altri, la storia comune. Ed è bello scoprire le sfaccettature dei vari protagonisti così, a poco a poco, come stando dentro alla dialettica delle trame più o meno segrete delle vita.

…..Altro elemento importante è la scelta di Molesini di cercare, e trovare, un equilibrio tra la macro-storia della Resistenza e le micro-storie dei suoi personaggi. La vicenda storica ha un suo peso, ma i personaggi non sono mai burattini mossi dal Mangiafuoco della Storia; non c’è retorica, non c’è volontà di descrivere un teorema precostituito, non c’è il plotter trito e ritrito di presunte verità. Questo è un merito di Molesini: accompagnarci all’interno di una vicenda di resistenza e lotta antifascista senza pesantezze, ma con lucido sguardo di scrittore libero, attento soprattutto alla complessità della natura psicologica ed umana dei suoi personaggi.

…..Un terzo elemento significativo è rappresentato dal modo di “gestire” il finale del racconto: come dovrebbe accadere in ogni grande romanzo la conclusione è qualcosa di aperto. Non che l’esito sia indefinito, nebuloso. Al contrario, tutto è molto chiaro, perché tuto è già accaduto nei fatti. Ma è questa chiarezza dei fatti che apre a nuove domande, che obbliga tutti, protagonisti e lettori, a ripensare al senso della propria storia, delle proprie posizioni, dei propri pregiudizi.
Il romanzo diventa così anche una metafora non solo dell’intreccio complesso dei sentimenti, delle passioni che agitano, ma anche metafora di quel grande tema che è il rapporto tra necessità e libero arbitrio che rimanda a sua volta a questioni quali la dinamica etica generale e scelte soggettive, responsabilità individuale e obbligo sociale.

…..Infine, la scrittura di Andrea Molesini: forse è la cosa più bella del romanzo. L’autore con una scrittura di potente e naturale musicalità, che aderisce al dettaglio realistico senza rinunciare al vigore della metafora, coinvolge il lettore all’interno di un processo narrativo in cui ogni pagina è una sorta di “rivelazione. La scrittura di Molesini, leggera e precisa, poetica, sospesa e scolpita quando necessario, evocativa, ma anche essenziale quanto misurata: è una scrittura che esprime bene quella necessaria forza nascosta che il racconto, in bilico tra memoria e realtà, stesso richiede.
L’autore sa mettere in scena i turbamenti della coscienza, che in ogni essere umano convivono con il travolgente mistero della felicità che ciascuno desidera e che forse mai troverà. Tutti troveremo, invece, spunti per riflettere, laicamente, senza pregiudizi.

…..Stefano Vitale

…..@@@

…..Note sull’Autore
…..Andrea Molesini (1954) con il romanzo Non tutti i bastardi sono di Vienna (Sellerio 2010, 20a ed. 2019) – tradotto in inglese, americano, francese, tedesco, spagnolo, norvegese, sloveno, olandese, ungherese, danese e serbo croato – nel 2011 ha vinto, tra gli altri, il Premio Campiello e il Premio Comisso.
…..Nel 1999 ha vinto il Premio Andersen alla carriera e nel 2008 il Premio Monselice per la Traduzione letteraria. La primavera del lupo (Sellerio 2013) è tradotto in tedesco e in francese. Presagio (Sellerio 2014, 3a ed. 2015) è tradotto in francese. La solitudine dell’assassino (Rizzoli 2016) è ora un tascabile della BUR Contemporanea (2018). Dove un’ombra sconsolata mi cerca (Sellerio 2019) nel luglio 2020 esce anche in un’edizione speciale abbinata al quotidiano “la Repubblica”.

***

 

CONDIVIDI