“FRATELLO CATTIVO” di Sandro Gros-Pietro
(NEOS Edizioni, 2018)

“Il ricchissimo Harvey, in un’analisi a ritroso dell’esistenza, sostituisce i Dieci Comandamenti con i Dieci Fondamenti della Ricchezza, divinità della quale si ritiene sacerdote e che gli fornisce un alibi per ogni misfatto. Ma fra le pagine della memoria affioreranno fatti che non potrà semplicemente archiviare; il Quinto Comandamento “Non Uccidere” sarà la soglia della follia”.

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Il commento di Anna Antolisei

Volendo cominciare dal titolo, questo recente romanzo di Sandro Gros-Pietro, “Fratello cattivo”, non potrebbe averne uno più appropriato. Il protagonista Harvey, infatti, cattivo lo è davvero; a tutto tondo. Anzi; fa della sua perfidia sia un vanto, sia un obiettivo sempre volto al caparbio e perverso fine d’infrangere tutti e dieci i Comandamenti che la religione e la morale comune impongono alla società.
Qualche attenuante gliela si può riconoscere, intendiamoci. Rampollo d’una famiglia di plutocrati anglo-globali, con un padre dominatore e impositivo sino alla spietatezza, Harvey cresce nel culto del denaro e del successo, figlio all’apparenza obbediente che in realtà cova un odio feroce, vendicativo nei confronti di cotanto genitore; e un rabbioso disprezzo verso chiunque faccia parte di quel mondo di eleganti, subdoli traditori di cui suo padre è il potente promotore.
Essere “fratello”, però, comporta uno stretto legame di sangue con almeno un altro soggetto, in questo caso Gerald, il ribelle della famiglia che – a voler ben vedere –  dimostrerà nello svolgersi del racconto di non essere esattamente lo “stinco di santo” da contrapporre, come figura positiva, all’immagine tanto negativa di Harvey.
La rivalità tra i due sarà il leitmotiv dell’intera vicenda, ma sarebbe assai riduttivo ritenere questo libro la semplice esposizione dello scontro perenne, mortale tra due identità così diverse. Nel “Fratello cattivo” di Gros-Pietro, infatti, c’è molto di più.
Vi si scorge, ad esempio, la profondità di analisi dell’autore mentre fa percorrere a ritroso, al suo oramai ottantenne protagonista, un accurato esame di coscienza volto però  all’unico fine di giustificare e assolvere se stesso. E si nota una rara lucidità di osservazione nel descrivere un ambiente, in via di tragica espansione, dove i valori più seguiti sono i “Dieci Fondamenti della Ricchezza”; dove il ricordo negativo e umiliante s’incista, incancellabile, nell’Io del protagonista fino a spingerlo verso una folle autodistruzione; dove le figure che affiancano Harvey non possono che rendersi vittime sacrificali o, al contrario, disumani complici di Harvey stesso.
Altri risvolti ancora, più sotterranei ma ben decifrabili, impreziosiscono quest’opera: fermo restando che la più immediata evidenza di fronte alla quale il lettore si trova, è la scorrevolezza del linguaggio che Gros-Pietro adotta per esporre l’intera vicenda. Il suo è uno stile di scrittura naturale e fluido eppure impeccabilmente corretto, tanto che la nostra bistrattata lingua italiana torna, in questo libro, ad assumere tutta la dignità che da sempre merita. Un pregio infrequente nella letteratura d’oggi; e va sommato all’incalzare della trama in un romanzo che non concede distrazione o tregua, che “sequestra” fino all’ultima pagina l’attenzione di chi legge.
Un’ultima nota va spesa, poi, nell’elogio sperticato all’architettura del romanzo. A detta dei critici più competenti, l’esperienza e la validità di un romanziere si misura proprio dal superamento, più o meno brillante, della prova di edificazione e di organizzazione di una qualsivoglia trama. E, nel “Fratello cattivo”, il Gros-Pietro già poeta e saggista si dimostra anche un eccellente ideatore di strutture narrative. Di certo lo è abbastanza da potersi confrontare alla pari con osannati autori di lungo corso: ultimo elemento, questo, che consiglia di non perdere, con “Fratello cattivo”, l’occasione di un’ottima lettura.
Anna Antolisei

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Note sull’Autore
Sandro Gros-Pietro
 
è nato e vive a Torino. Ha svolto attività nel campo della consulenza, dell’insegnamento e dello scambio di beni e servizi. Nel 1980 ha rilevato dall’editore Giappichelli di Torino la collana di poesie “I Gherigli” e ha fondato la Genesi editrice che dirige con la moglie Eleonora.
L’attività di editore rappresenta la priorità dei suoi interessi, ma egli è anche autore di poesie, prose, saggi e articoli di riviste.
In poesia ha pubblicato Il soggolo, Torino, 1975; Io sono cento, Torino, 1977; Pause, Torino, 1978; La battaglia di Marostica, Forlì, 1979; Dado caudato, Torino, 1981; Qual buon vento, Torino, 1986; Centamore, Torino, 1988; Postura alla corte di Vulcano, Torino, 1996; Le geoepiche e altri canti, Torino, 2010.
Di narrativa ha pubblicato Da qualche parte è primavera, Torino, 1986, da cui ha tratto, con Paolo Quaregna, la sceneggiatura Capogiro, Torino, 1988; Cuore spaccato, Torino, 2014.
Ha curato una serie di antologie critiche, tra le quali si ricordano Il rinoceronte tra le nuvole, Torino, 1982; in collaborazione con Giorgio Bárberi Squarotti, Agenda del Poeta n.° 1, Torino, 1985; Agenda del Poeta n.° 2, id., 1987, e Almanacco del Poeta, 1990.
Ha pubblicato diverse antologie critiche e nel 2010 è uscita quella commemorativa Trent’anni della Genesi, Torino, 2010 e nel 2011 Il buon sorriso.
Di saggistica ha pubblicato la traduzione dal greco dell’Elogio della calvizie di Sinesio, Torino, 2003; Liliana Ugolini: poesia, teatro e raffigurazione del mondo, Torino, 2005; La contemplazione della fiamma: Giuseppina Luongo Bartolini tra impegno e dolorosa luce, Torino, 2008.
È responsabile della Rivista di formazione e di cultura Vernice e Presidente dell’Associazione culturale onlus Elogio della Poesia di Torino, e ha fondato il premio di Poesia I Murazzi di Torino, giunto alla sesta edizione.
 
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