IL SORRISO DI HAYDN. Viaggio nelle Sinfonie” di GIOVANNI BIETTI
(EDT, Torino, 2020)

…..L’incipit del libro è chiarissimo e racchiude il senso del compito che Giovanni Bietti si è dato: “A più di due secoli dalla morte, Franz Joseph Haydn continua a sembrarmi il più sottovalutato di tutti i grandi compositori” (pag. XI, Introduzione).
Il quesito fondamentale è perché “nonostante l’immenso peso storico e artistico” la musica di Haydn resta ai margini del repertorio e persino dell’ascolto da parte degli appassionati?”
Va detto subito che questo libro è pienamente convincente: Bietti riesce a spiegarci non solo perché Haydn non è così frequentato, ma naturalmente perché lo si deve conoscere e ascoltare di più e lo fa, con rigore e coerenza, entrando nel vivo del mondo di Haydn e delle sue Sinfonie. Inoltre il suo approccio è diretto, sincero, autentico quando ci dice che: “è questa la reazione che provo, ogni volta, all’ascolto di una sinfonia di Haydn: la voglia di sorridere, di muovermi, perfino di danzare, accanto alla consapevolezza di vivere una grande esperienza, emotiva e intellettuale. Un sensazione di benessere fisico e mentale” (pag. XII). Haydn è importante perché era un modello per Mozart e per Beethoven, perché è una pietra miliare della storia della musica, ma è importante anche perché la sua musica è bella ed ha molto da dirci e da darci.

…..Il libro è dunque una guida raffinata, elegante e, al tempo stesso, divertente e piacevole a questo corpus imponente delle 106 sinfonie di Haydn. Bietti, per la verità, non prende direttamente in esame tutte le sinfonie: ne sceglie 48, considerate tra le più significative dello stile haydniano ed utilizza il supporto di 46 tracce audio che si possono ascoltare con uno smartphone attraverso i QR code. Non che le sinfonie escluse siano meno belle o importanti: come scrive lo stesso Bietti ve ne sono ”almeno un’altra ventina” cui ha rinunciato a malincuore.
Questo ci dà la misura non solo della passione che Bietti infonde nel suo lavoro, ma anche del livello qualitativo del materiale musicale prodotto da Haydn. Egli “nacque 18 anni prima della morte di Bach, al culmine dell’epoca barocca e morì 18 anni dopo la morte di Mozart”. Un arco di vita ampio dal 1732 al 1809.

…..Bietti suddivide il suo libro in due parti: una prima parte denominata “Strumenti” in cui propone una lettura più generale della musica di Haydn: il linguaggio musicale, i processi di orchestrazione, l’organizzazione e la struttura dei movimenti delle sinfonie e gli aspetti della poetica haydniana.
Solo nella seconda parte, come detto, inizia il viaggio vero e proprio attraverso le sinfonie suddivise opportunamente secondo l’intreccio di un criterio cronologico e di autenticità che partendo dalle prime sinfonia (1757-1765) passa alle sinfonie del periodo “Sturm un Drang” (1766-72), poi alle cosiddette “sinfonie teatrali” (1773-84) per arrivare alle sinfonie “Parigine” del 1785-86 e alle “Londinesi” del 1790-95.
Completano il libro un ricco glossario in cui sono spiegati tutti i principali termini tecnici necessari alla comprensione del mondo di questa musica, un’ampia nota bibliografica e molti esempi musicali suonati da Giovanni Bietti stesso al pianoforte e commentati a voce: tutti questi esempi sono facilmente accessibili attraverso il web o mediante un telefonino o un tablet con il meccanismo dei codici QR. Questa scelta ci pare azzeccata: per addentrarsi in un mondo così vasto occorrono degli strumenti preparatori. Non ci si può avventurare nella musica di Haydn senza aver colto il senso complessivo della sua opera. Bietti è comunque bravo a non perdere di vista il suo scopo: “il mio libro, infatti, parla soprattutto della musica di Haydn, prova a trasmettere al lettore l’emozione, la bellezza delle sue sinfonie, il messaggio sempre vivo che ci consegnano” (pag. XVII).

…..Giovanni Bietti, come accennato, usa una sorta di strategia retorica: parte ponendosi la domanda sul perché la musica di Haydn sia rimasta nell’ombra e risponde proprio mettendo in rilievo le caratteristiche fondamentali della sua musica che, come tali, andrebbero appunto comprese e apprezzate, andando al di là dei pigri luoghi comuni storicistici, della retorica della chiacchiera da intervallo del concerto e, forse, oltre anche le logiche esecutive di mercato.
Secondo Bietti la prima barriera di rimuovere sta nel fatto che “il gesto haydniano non corrisponde a ciò che l’ascoltatore oggi si aspetta (o meglio, a ciò che pensa di doversi aspettare).” (pag. XII- Intro). A differenza di Mozart che privilegia nel tema iniziale di una sinfonia la linea del respiro melodico e a differenza di Beethoven che apre con potenza e drammaticità andando subito al punto, Haydn “ama cominciare una sinfonia con un tema dal carattere “neutro”, poco caratterizzato, dal quale riesce però a trarre conseguenze spettacolari e assolutamente inaspettate” (pag. XIII).
Opportunamente viene ricordato che Haydn era capace di scrivere inizi lirici o drammatici di un certo impatto, incipit sinfonici carichi di brio che hanno reso famose alcune sue sinfonie grazie anche al soprannome apocrifo che le è stato assegnato (L’orso, La gallina, La sorpresa, Rullo di timpano, ecc.).
Ma altrettanto opportunamente Bietti ci dice che essere rappresentano quel decimo del corpus sinfonico di Haydn oggi più noto. In realtà, l’orientamento del maestro viennese è diverso: Haydn coinvolge l’ascoltatore gradualmente confidando “nell’intelligenza del suo pubblico”. Egli vuole tenere viva l’attenzione con una sguardo “illuminista”, rischiarando a poco il percorso, coinvolgendo attivamente e progressivamente l’ascoltatore (e l’esecutore) nel processo musicale. Secondo Bietti occorrerebbe parlare di “stile illuminista” anziché di uno “stile classico” anche per Mozart e Beethoven. Questa è una chiave di lettura fondamentale nel libro di Bietti.

…..Haydn è considerato il musicista che ha stabilito regole fondamentali della sinfonia e del quartetto nel Settecento. Come sappiamo, egli ha definito la cosiddetta “forma- sonata” e lo ha fatto nella consapevolezza di organizzare una forma di linguaggio, fondata sul dialogo e la ricerca dell’armonia. La forma-sonata è un processo drammatico di voci e temi, ma è soprattutto un messaggio dialettico di conversazione, di confronto che tende a risolversi in una conciliazione. In tal senso Haydn è un maestro dell’orchestrazione come forma della risoluzione dei contrasti. Bietti cerca così una ragione “culturale”, calata nel contesto storico in cui vive e lavora Haydn: così sono importanti le “idee etiche del nostro musicista, la volontà di mostrare come un brano musicale possa risolvere i contrasti, conciliare le opposizioni” (pag. XVII).

…..Haydn considera le sinfonie una forma di linguaggio, un modo di articolare il discorso ed i “gesti retorici” della sua musica tendono a esprimere persino dei “caratteri morali”. Nei suoi temi, Haydn fa coincidere l’ideale illuminista dell’emancipazione del soggetto con quello di una società armonica, con una “repubblica dei suoni” che sa riflettere sui propri ideali, sulle proprie “posture” morali. Non a caso, ci dice Bietti, i suoi toni riportano spesso ad un personaggio, ad una figura morale dello spettro dei comportamenti umani.

…..Haydn compone musica che è fonte di serenità intelligente, che non nasconde i contrasti, le tensioni, le differenze, ma le valorizza nella conciliazione. Il passaggio “dal buio alla luce” attraverso i passaggi dal modo minore al maggiore, la funzione sintetica della “Coda” nella trasformazione tematica in risoluzione dei contrasti; il dialogo tra stile galant e stile contrappuntistico, l’integrazione di materiale musicale di stile popolare (Haydn, secondo Bietti, vuol far dialogare esplicitamente tra loro le diverse classi sociali e le diverse culture), l’intreccio di situazioni ritmiche danzanti con passaggi solenni e religiosi (Bietti parla di “discontinuità stilistica” come fattore che è frutto di una deliberata volontà del linguaggio di Haydn), sono esempi dello sguardo illuminista e della poetica musicale di Haydn, oltre che del suo genio musicale assoluto.

…..Per Haydn la sinfonia è un “racconto fatto di suoni” in cui quella che è stata definita “orchestrazione eterogenea” ha un ruolo importante. Essa esprime la sensibilità haydniana di valorizzare i timbri solistici dei diversi strumenti: essi vengono esposti e poi amalgamati, fusi insieme cosa che emerge anche nella prassi compositiva del Maestro viennese messa da Bietti a confronto con quella di Mozart di Beethoven.(cfr. pag.99-113).
Questi elementi sono poi ripresi in maniera esaustiva nella seconda parte del libro con l’ausilio di ascolti specifici delle singole sinfonie.

…..Ma giustamente Giovanni Bietti dà spazio al tema dell’umorismo nella poetica musicale di Haydn. In che consiste? Consiste in una vasta gamma di soluzioni musicali che coinvolgono l‘ascoltatore, lo destabilizzano costringendolo “letteralmente a seguire passo dopo passo il percorso del brano” rinnovato con brio grazie a situazioni improvvise, salti di tonalità, cambi di ritmo, ecc. Questo è un aspetto importante, non solo perché già sottolineato da tanta critica musicale, ma quanto perché ha una funzione essenziale nell’economia compositiva e nella fruizione dell’ascoltatore.
E qui tornerei alla domanda iniziale: perché Haydn è stato marginalizzato, per lo meno in parte? Forse perché quest’aspetto dell’umorismo è stato in realtà malinteso. Abituati come siamo alle limpide sublimi melodie di Mozart o alle rigorose, sofferte, serie costruzioni sinfoniche di Beethoven (con eccezione dell’Ottava sinfonia) non riusciamo a cogliere la portata originale del messaggio di Haydn.
Ora, al di là del buon carattere di Haydn (che era sempre proverbialmente di buonumore) è la sua musica, che giocando sui rapporti tra note e convenzioni formali, crea effetti “umoristici”, forme “scherzose” (cfr. pag, 88-99): giocando con le irregolarità ritmiche per “mandare fuori tempo” gli esecutori, introducendo un forte improvviso che interrompe una frase piano, per non parlare della “Falsa Ripresa” che nel corso dello Sviluppo dei temi “finge” una risoluzione per poi continuare prolungando l’attesa del ritorno sulla Tonica, oppure avviando un brano con materiali dal sapore decisamente conclusivo; o ancora usando della ripetizione che isola, ripetendo più volte, un singolo materiale producendo un effetto di sospensione. Insomma l’umorismo di Haydn tiene sveglio l’ascoltatore, lo tiene per mano e lo spinge ad essere attento e curioso.

…..Ecco così un libro scritto magistralmente per chiarezza e competenza: Giovanni Bietti si conferma un bravissimo musicologo musicista, nel senso che il suo scopo è certo rendere omaggio ad un grande compositore come Haydn, ma soprattutto di spingere i lettori-ascoltatori a migliorare il proprio orecchio, i propri gusti superando stereotipi e pigrizie mental-musicali. Speriamo che anche tanti organizzatori di stagioni musicali possano dare ad Haydn lo spazio e la posizione che merita.

…..In un’intervista che troverete sul sito della Edt, Bietti dice: “Sono convinto che abbiamo sempre più bisogno di Haydn, del suo ottimismo, della sua leggerezza e del suo modo tutto speciale, unico di mostrarci attraverso la musica la possibilità di cambiare il mondo. Haydn crede nell’intelligenza dell’ascoltatore, lo invita a scoprire, passo dopo passo, i sentieri tracciati dalla sua immaginazione. Vuole sconfiggere le tenebre dell’ignoranza grazie alla luce della conoscenza. Quindi l’ascolto di una sinfonia di Haydn non è solo un’esperienza emozionale: è allo stesso tempo un percorso di scoperta e di apprendimento, direi perfino di formazione umana e spirituale. Ecco perché oggi è particolarmente importante ascoltare la sua musica: perché è un antidoto contro la superficialità, il grigiore, l’incompetenza. Un antidoto contro le malattie del mondo che ci circonda.”.

…..E allora procuratevi questo libro, predisponetevi al sorriso e mettevi in viaggio alla scoperta del mondo di Franz Joseph Haydn e buona lettura e, soprattutto, buon ascolto!

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autore
Giovanni Bietti è considerato uno dei migliori divulgatori musicali italiani, è compositore, pianista e musicologo. E’ collaboratore esterno dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, e ha inoltre insegnato Composizione presso il Conservatorio “V. Bellini” di Catania ed Etnomusicologia presso l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. Tiene regolarmente conferenze e in particolare concerti-conferenze, direttamente al pianoforte, presso molti dei più prestigiosi Enti italiani.
E’ il curatore delle seguitissime “Lezioni di Musica”, la grande iniziativa di divulgazione musicale che va in onda settimanalmente su Rai-Radiotre, e del ciclo omonimo dal vivo che attira migliaia di persone negli spazi dell’Auditorium-Parco della Musica di Roma. Le sue composizioni sono state eseguite, in Festival Internazionali di grande importanza ad opera di interpreti quali il violinista Thomas Zehetmair ed il pianista Boris Berezovsky. Nel 2012 è uscito il suo volume intitolato “Ascoltare la Musica Classica: la Sinfonia in Haydn, Mozart, Beethoven”, per i tipi delle Edizioni Estemporanee di Roma.; nel 2013 per Laterza ha pubblicato “Ascoltare Beethoven” corredato da un Cd di ascolti prezioso e interessante.

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