“SHADOW”, IL FLUSSO INQUIETO DEI RICORDI

Las Crues, Xenos Books, 2018 con Chelsea Editions
e la Raizss-Giop Chritable Fondation. Opere di
Ezio Gribaudo

…..Il libro raccoglie testi in Italiano da “Forbici” (2006) e “Plastica” (2010) già pubblicati rispettivamente presso LietoColle e disegnodiverso – Paola Gribaudo Editore. I testi sono presentati sia in inglese (tradotti da Alessandro Carrera e Giorgio Mobili) che in italiano; il libro è infine impreziosito da immagini di opere del pittore Ezio Gribaudo.

…..Si tratta di un libro “impegnativo” nel senso che la poesia di Victoria Surliuga impegna il lettore, prima di tutto, in una sana operazione di sgombero da ogni pregiudizio: infatti è importante immergersi nei testi e lasciarsi guidare dai pensieri, dalle parole della poetessa fidandosi. Victoria Surliuga ha come riferimento prima tutto la propria esperienza che viene esplorata con la poesia, usata come una sorta di torcia accesa in un sotterraneo o, se preferite, una lampada che illumina gli stretti vicoli della memoria. In particolare l’autrice si concentra sull’infanzia che, tuttavia, viene allargata sino a rappresentare una dimensione esistenziale più ampia.

…..I versi si strutturano attorno a quadri successivi che solitamente partono da una situazione in apparenza normale per approdare a territori imprevedibili; altre volte procedono per salti usando processi di scrittura-immagine associativi, come in un flusso di coscienza-memoria che impegna il lettore in una serie di saliscendi emotivi e concettuali. In questa operazione, le modalità di scrittura di Surliuga sono perfette: lo stile asciutto, preciso, senza barocchismi, ma elegante; il lessico diretto e chiaro che però, per l’abilità degli accostamenti, la cura delle immagini sa creare sospensioni, attese, inquietudini, che vanno ben al di là delle ovvie “emozioni”.
La scrittura di Victoria Surliuga è infatti solo apparentemente fredda, denotativa (non è un caso che sia occupata a lungo della poesia di Giampiero Neri), in realtà sa appunto evocare e provocare immagini e visioni assolutamente spiazzanti. Talvolta si ha l’impressione di essere immersi in una sorta di poesia-thriller che rivela poco alla volta il suo ordito, che si costruire passo dopo passo, per frammenti, frames successivi. Forse l’autrice è qui debitrice verso altri aspetti della sua ricerca e della sua cultura che l’ha vista, e la vede, esplorare e studiare il cinema e la pittura. In ogni caso è una sorta di flusso di coscienza ad avere la preminenza: come in un diario di sogni ad occhi chiusi e di ricordi ad occhi aperti.

…..Così, a volte si ha l’impressione che la poesia di Surliuga sia costituita da una serie di soggetti narrativi (o visivi, poco importa) in fieri, con delle bozze di sceneggiature o con una serie di inquadrature che saranno o potrebbero essere la spina dorsale di una storia più ampia. Ciò non toglie nulla alla forza dei versi, anzi gli dona un’aura misteriosa, segreta che incuriosisce e affascina. Così i testi sembrano emergere, come nei quadri di Edward Hopper, da un tempo sospeso ed un profondo straniamento permea l’atmosfera creata da questa poesia.

…..Già il titolo “Ombra” è indicativo dell’atmosfera del libro e lo è anche del contenuto. L’infanzia, e in generale l’esperienza del passato, sono l’ombra che da presso ci segue, sono l’altro da noi che non ci abbandona mai perché è parte integrante di noi. Victoria Surliuga sceglie di ricordare soprattutto la parte oscura, l’aspetto nascosto, il non detto dell’esperienza dell’infanzia. Non aspettiamoci immagini serene, idilliache, non troveremo nostalgiche e mielose ricostruzioni del bel tempo andato. Il passato è inquietante, è qualcosa di non risolto, è uno spazio-tempo che ci sfugge, è un limbo senza fine. Che ci attrae nel momento in cui ci respinge e ci allontana nell’attimo in cui cerchiamo di farlo nostro. Ma resta qualcosa di inevitabile ed inalienabile: “con il passato iniettato nelle vene/ cammini tra due piazze/ le tue mani piene di vissuto antico”.

…..Lo scorrere del tempo, un arcitema della poesia di sempre, lo ritroviamo qui declinato in maniera originale, come detto, grazie ad una scrittura ed un costruzione poetica specifica, speciale. “…Questi tagli sono sentieri/ senza via di ritorno/ dal buio bottiglia/ di notti senza fine” perché “la vita è il niente che saluta il mattino/la morte è il concentrato di ogni cosa/ irrespirabile dalla mente in corso/ filtrato quando affonda l’àncora del corpo”. E più avanti troviamo versi quali: “il tempo trascorreva/ noi non c’eravamo più/ come pietre appoggiate/ sulle lapidi in un camposanto/ le memoria dei luoghi/ ormai sparivano dagli occhi”.
La poetessa ci rende così partecipi di pensieri neri, paure, sogni, traumi, illusioni, premonizioni, immagini anche dure che attraversano la mente-infanzia, che così diventa, come dicevo, specchio di una condizione più universale condivisa. Persino l’esperienza più banale, ad esempio un piccolo taglietto domestico può diventare esperienza tremenda: perché è la vita che appare ancora tutta da scoprire, grande ombra che fa sentire insicuri: “torniamo alle voci/ da piccina: essere insicura/ adesso: procedere tranquilla.

…..Il mondo poetico di Surliuga è popolato da lemmi quali coltelli, streghe, forbici, lame, sangue, errori, dolori, paura, denti vivificati da predicati quali tagliare, urlare, schiacciare, spezzare, limare… Rimuovere queste ombre non è facile, anche perché “senza memoria del previta/ non saprai mai dove e chi sei”; e ciò è tanto più necessario perché altrimenti “…lo schermo ti inghiottirà/portandoti via per sempre/ dalla tua vita di shopping e cene fuori”. Così la poesia ci racconta quel che forse abbiamo cercato di rimuovere, anche pensieri oscuri: “andavo in cucina/a staccare la testa/ della barbie…” un gesto banale, dicevo, che tanti hanno fatto ma “più tardi le streghe venivano/ a prendersi la testa/ lasciata sul balcone”; come nelle favole “il coro dei bambini abbandonati/ nel bosco urla “lasciateci qui” /.

…..In altri luoghi i testi ci obbligano a fare i conti con paure più grandi come quella della morte che però viene colta nel suo manifestarsi attraverso pensieri improvvisi nel quotidiano: “nella metropolitana le scale mobili/ si spezzano all’improvviso/ buttandoti in aria”…”coltelli volanti sul pavimento della cucina/ oggi come ieri non ho visto nulla nei tuoi occhi spalancati sul buio/ mosche intorno al burro fuso adesso/ sul tavolo briciole di disperazione quotidiana/ com un ricordo dei giorni/ quando andavamo alle ricerca di calore/ come dita che toccano seta ghiacciata”.
Altre volte sono dei sogni tremendi a invadere il campo poetico: “…vede il legno, non le facce/ si aprono le porte/ le bare prendono l volo”; oppure “il vuoto/ la macchina si libra/ poi scompare/ voleremo via/ e non ci troveranno più”. Naturalmente c’è anche il tentativo, tipico dell’infanzia, di controllare questo mondo complicato e inquietante: “ti svegli alla mattina, pensando/ che tutto resterà uguale/ è meglio continuare a evitare ogni/ giudizio e tenersi concentrati/ su micro progetti per fare/ scorrere il tempo senza panico”

…..Spesso le immagini e gli oggetti della realtà si confondono con quelli dell’immaginazione e dell’inconscio determinando un continuo andirivieni di situazioni: è come se Surliuga rovistasse nella vasta riserva delle sue soffitte mentali ed emotive estraendone ricordi balenanti. E così anche la scoperta del mondo adulto entra a far parte di quest’universo: “noi donne costruiremo microscopici/ santuari ai gatti grigi dei nostri ex/ non avremo vent’anni tutta la vita” “a vent’anni ha scoperta che le sue mani/ sono solchi di ferro da preme su piastre/ le dita si sciolgono tra le zollette di burro”… e ancora “è proprio necessario/ credere ai sette nani/ per essere convinti/ dell’esistenza di ampolle/ contenenti buone intenzioni/ e di persone incaricate a gestirle/ ma io?”… e ancora “… l’importante comunque/ è fingere di non essere qui”.

…..Anche le figure familiari , come il padre e la madre, sono coinvolti nel gioco della messa in scena poetica dei ricordi: figure colte a volte nei loro gesti di sostegno: “i padri aprivano le mani/ sulle trecce scompigliate/ delle figlie iscritte al college”, ma anche nella loro distanza: “mio padre guidava/ mia madre sbucciava le mele/ io guardavo dal finestrino/ immaginando”; e ancora: “da bambina camminava/ sulle ali degli aerei/ a volte infilava un braccio/ nel tritacarne sull’ala destra/ impassibile suo padre/ la tirava per la bretella/ e chiudeva il finestrino”. Oppure sono visti come riferimenti prescrittivi, ma anche figure esigenti con le quali si era in conflitto: “sempre dirò le cose sbagliate a mia madre al telefono”; e in un’altra poesia: “mia madre si è buttata/ per anni dalla finestra/ ma i fili della biancheria/ sono stati il suo telone”.

…..“Shadow” è dunque un libro particolare, che affascina e che richiede una lettura per cerchi concentrici immergendo il lettore, passo dopo passo, verso dopo verso, in un universo inatteso e ricco di suggestioni. Victoria Surliuga è brava nel sapere tenere la barra della sua piccola barca nell’oceano dei ricordi ed è brava perché sa evitare le secche del banale elegiaco come la supponenza di un io esclusivamente autoreferenziale immerso nei propri deliri. Le paure di cui ci parla mettono a nudo la sua anima di poeta, così sono situazioni , espresse come detto con linguaggio chiaro e diretto, che ci riguardano da vicino perché sono esperienze che tutti possiamo aver vissuto. Ma che abbiamo voluto o dovuto nascondere. Forse è al mattino, riemergendo dalla notte che qualcosa ancora può essere intravisto, qualcosa di lontano e di prezioso come una sorta di “visioni mattutine/ bisbigliate tra formiche devote alla vita”. Victoria Surliuga parte ritorna qui, nel punto esatto in cui l’ombra trova un suo spazio, qui accanto a noi, sempre.

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autrice
Victoria Surliuga è professore associato di studi italiani, coordinatore del programma italiano e coordinatore del cinema mondiale nel dipartimento di lingue e letterature classiche e moderne della Texas Tech University.
Ha studiato Letteratura comparata al Mount Holyoke College e ha conseguito un Master presso la Brown University e un Ph.D. dalla Rutgers University in Italian Studies. È studiosa di arte, cinema e letteratura italiana moderna e contemporanea, nonché poetessa e traduttrice. Le è stata assegnata la Fellowship del 1905 dalla Mount Holyoke College Alumnae Association per le sue ricerche su Peggy Guggenheim e il patrocinio artistico; una borsa di studio per il programma italiano presso la Texas Tech University della CH Foundation per curare la mostra Teatri della memoria di Ezio Gribaudo presso il Louise Hopkins Underwood Center for the Arts (2016); Borse di studio Catalyst concesse dalla Texas Tech University; ed è stato Humanities Fellow presso il Humanities Center della Texas Tech University (2016). Ha anche curato le mostre  Ezio Gribaudo: Life and Art  presso il Dipartimento di Lingue e letterature classiche e moderne, Texas Tech University (2019) ed  Ezio Gribaudo: A Lifetime in Art  presso la Texas Tech University Library (2018).
Tra le sue pubblicazioni: 
Seashells di Ezio Gribaudo (Pistoia: Edizioni Gli Ori, 2019; in italiano e inglese), Ezio Gribaudo: Enchanted Archaeology  (Pistoia: Edizioni Gli Ori, 2018; in italiano e inglese),  Ezio Gribaudo’s Landscapes  (Torino: Archivio Gribaudo, 2018; in italiano e inglese),  Ezio Gribaudo: My Pinocchio (Pistoia: Edizioni Gli Ori, 2017; libro in italiano: Ezio Gribaudo: Il mio Pinocchio ), Ezio Gribaudo: The Man in the Middle of Modernism (New York-London: Glitterati, 2016; Premio per il primo posto del President’s Faculty Book Award della Texas Tech University per il 2017-2018), un volume di traduzioni di poesie di Giampiero Neri Natural Theater: Selected Poems (1976-2009) (Edizione e Introduzione; New York: Chelsea Editions, 2010), Nell’epoca del gremito: Conversazioni con Giancarlo Majorino (Milano: Edizioni Archivi del ‘900, 2008), e Uno sguardo sulla realtà: L’opera poetica di Giampiero Neri (Novi Ligure: Joker Edizioni, 2005).
Ha anche scritto poesie e dipinti su Giambattista Marino, su Federico Fellini, sulla poesia di Andrea Zanzotto, Franco Loi, Giancarlo Majorino e Giampiero Neri. È autrice di sei libri di poesie, di cui il più recente è 
Shadow (Las Cruces, Xenos Books, con Chelsea Editions e la Raiziss-Giop Foundation, 2018).

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