“IL MONVISO E IL SUO ROVESCIO” , Mursia Editore, Milano, 2019

L’ALPINISMO LINGUISTICO DI BEPPE MARIANO

Beppe Mariano è in una fase di grande produttività. “Il Monviso e il suo rovescio” viene pubblicato a breve distanza dal precedente “Attraversamenti” che ancora sta riscuotendo attenzioni e successi di critica e di pubblico. Va subito detto che quest’ultimo libro, pubblicato presso Mursia, per certi versi amplia e prosegue il lavoro del precedente (anche perché verosimilmente molti dei testi potrebbero essere coevi), ma per altri versi lo supera e lo precisa ancor meglio.

Prima cosa: il titolo. Certamente per Mariano il Monviso è una sorta di totem, reale e simbolico, un luogo elettivo che protegge e sfida, che veglia e ispira, uno spazio fisico da percorrere ed uno spazio lirico da esplorare. Non ci si faccia ingannare comunque dal titolo. Qui non si troveranno descrizioni di escursioni, di salite e discese, d’incontri montani o di paesaggi acquarellati. Il Monviso e la montagna sono uno spazio poetico reale, certamente sono dei protagonisti che si muovono sulla scena della poesia di Mariano, che accendono lo sguardo e l’intelligenza del poeta, ma sono soprattutto una sostanza che si trasforma in metafora, un pretesto che invita e introduce ad una poetica fatta di saggezza, interrogativi, meditazioni, lucida ironia, impegno civile.

Rispetto ad “Attraversamenti” in cui la nota dominante, non esclusiva certo, era più grave, in “minore”, qui la tonalità si sposta in “maggiore” sia pure restando sui tempi dell’”allegretto”, per usare una metafora musicale. Beppe Mariano propone una forma di “alpinismo linguistico” come dice il titolo di un suo testo (pag. 61) che impegna il poeta anche in una ricerca di organizzazione della forma poetica (usando con sapienza e misurata cura anche gli strumenti classici delle rime) che in questo libro recupera persino, come accennato, aspetti dell’ironia e dell’autoironia di una tradizione che risale a Palazzeschi, abbassando ironicamente talvolta i toni proprio per cogliere la profondità dei temi che egli vuole trattare, senza enfasi o retorica, ma con affilata precisione e divertito melanconico disincanto. Anzi mi pare che questa sorta di “autoriflessione” del poeta sulla “parola”, sulla forza del verso, sul senso della poesia, rappresenti uno dei nuclei centrali e sotterranei della raccolta stessa.

Non è un caso che, come già accaduto nella precedente raccolta, ci si trovi dinnanzi ad una notevole alternanza di registri della parola e del verso e che si possa gustare la compresenza di lemmi che intrecciano cultura alta e colta (con riferimenti a Mario Luzi) ad altri più sperimentali, altri più quotidiani, altri ancora figurati (che mi hanno fatto pensare a Orelli) persino desueti o tratti dal gergo infantile popolare (cosmoballa /lucciolando/montacala /Ala mala cirimela/spiumaggi/spelatato/infosca/incuffiato).

In tal senso il linguaggio di Mariano appare davvero moderno, quasi un modello unico per capacità di far convivere strati poetici diversi facendo comunque emergere ormai un inconfondibile marchio di fabbrica.

I temi della raccolta sono complessi e articolati, come se il poeta sentisse la necessità di spaziare, di rovistare nella realtà e nella propria interiorità. Il paesaggio, come detto, è uno dei punti d’innesco della parola poetante, come lo è la viva percezione dell’attualità, del presente che dà vita a testi critici (dalla politica alle ossessioni quotidiane e culturali, dalla critica sociale alle nostre piccole alienazioni); e infine la memoria (personale e storica ) che fissa un altro punto fermo nella raccolta. I modi di espressione sono anch’essi, come accennato, diversificati: si passa da modi lirici ad altri aforismatici, dall’ironico al riflessivo-meditativo. L’uso sapiente delle rime, dell’enjambement, la ricerca di una cantabilità (pur nell’uso preferito del verso breve) che s’intreccia con il gioco poetico divertito e divertente del verso e della situazione, altre volte persino con il grottesco, cosa che permette a Beppe Mariano di folgorare questi sguardi carichi di leggerezza in momenti di melanconia dolente, di trasfigurare l’onirico (quando lascia libero il flusso delle immagini) in una forma morale che s’interroga sul senso della vita. La qualità della raccolta è quella di presentare, come detto, temi e modalità poetiche diverse, ma tutte perfettamente riconoscibili nell’unicità della voce di Beppe Mariano

Una raccolta davvero ricca, sorprendente, attualissima, divertente e profonda in cui ritroviamo vivissimo il mobile sguardo poetico di Beppe Mariano.

Stefano Vitale

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…..IL PROPOSITO
Anche tu sembri cercare la verità
della parola, pur nella sua
multiformità. Nell’asimmetria
della vita, tra ironia e monito,
pretesa definizione dell’indefinito,
potrà sembrare assunto il proposito…

Oppure l’anello che non tiene
per un attimo terrà?

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…..SALI A TE STESSA
La tua montagna è una delle parlate.
Lacerti di latinorum e d’arabico
con bruissi di selva, belati e pii muggiti,
grugniti del tuono, striscio del vento
sulle rupi, squittii del volo
sciacquio d’acque, ritrosia
di marmotta, nidi in pigolio
fragori di cascata…

ma tu vai oltre:
lasci la cordata indigena
e sali a te stessa,
alla te stessa ancora sconosciuta,
alla parola che ti significa e ti perturba.
Vuoi, e pur temi, all’uscita il nuovo ingresso.

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…..APPIEDATI
Se ne sta vilipeso ai piedi di un muro
dove hanno orinato tutti gli animali
uomo compreso

rassegnato a non più volare,
dagli altri piccioni scartato.

Ci siamo reciprocamente guardati
ci siamo intesi,
entrambi appiedati.

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…..LE PECORE
Le pecore, forzatamente abbandonate
dal pastore terremotato, s’aggirano
smarrite tra le macerie della stalla,
slanate, come per alopecia sulla schiena.
Hanno di lana dovuto alimentarsi,
strappandola coi denti una all’altra,
pur di non sbranarsi.

Pur di non sbranarsi, molte hanno preferito
morire con l’intestino ingolfato.

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…..ALZARE MURI
Cemento in grandi blocchi: un muro
di possente egizia precisione
a dividere una nazione dall’altra.
Altri muri sono più ordinari:
di mattoni uno sull’altro disposti con varie
calce e malta a formare il divisorio
tra un famiglia e l’altra.

Vi è spesso un muro tra te e lei,
pur insieme nella stessa abitazione
in cui vi siete agli altri murati.
Si è fatto muro in te l’abituale.
Ad ogni poesia lo abbatti; ma nell’ordinario
si riforma. Strenuamente lo combatti
poetando quasi senza interruzione.

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…..DOMANDE
Osservi il calabrone
suggere il nettare dalla campana
del fiore: inutilmente ti dibatti
mentre lui te lo inietta
giù fino al cuore.

Per razione anafilattica
potrà far rinascere
in te la passione?

Oppure ti trasformerai
a tua volta in calabrone?

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…..ALPINISMO LINGUISTICO
Salire in creata per il dorso
alto d’una parentesi, seguire
virgole d’aria o di cirri
e altra punteggiatura
di ghiaia franante.
Risalire il saracco
delle fessure esclamative,
agganciarsi per la tesa delle corde
e con i ramponi riuscire
a metter punto alla scrittura delle cime,
vigorose calligrafie.

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Note sull’Autore
Beppe Mariano (1938) è stato fondatore di riviste letterarie: tra queste “Pianura”, a metà degli anni settanta, insieme con Sebastiano Vassalli, che la diresse, Giorgio Bárberi Squarotti, Adriano Accattino, Cesare Greppi e altri. Nell’ultimo decennio del Novecento Mariano ha condiretto, prima a Milano e poi a Roma, la rivista “Il cavallo di Cavalcanti”. Da qualche anno collabora a “In Limine”, redatta dall’Università di Tor Vergata, e a “Mosaico italiano”, redatta dai dipartimenti di italianistica delle università brasiliane.
Sue pubblicazioni recenti di poesia: nel 2007 
Il passo della salita, con note di Giovanni Tesio e Sebastiano Vassalli (Interlinea); nel 2012 (ristampato nel 2013) Il seme di un pensiero (Poesie 1964-2011), con presentazione di Giuseppe Conte e contributi critici di Giorgio Bárberi Squarotti, Gianni D’Elia, Giovanna Ioli, Elio Gioanola, Barbara Lanati, Giorgio Luzzi, Giovanni Tesio e Sebastiano Vassalli (Aragno). Il seme di un pensiero ha vinto il premio internazionale Sulle orme di Ada Negri, il Guido Gozzano e l’Arenzano-Rodocanachi, ed è stato premiato al Sandro Penna, al Giovanni Pascoli e al Michelangelo.
Negli anni novanta Mariano ha vinto due volte il premio Cesare Pavese, per l’inedito e per l’edito. Nel 2014 è stata discussa all’università di Tor Vergata una tesi sulla sua poesia. È presente in una decina di antologie poetiche (l’ultima delle quali, edita nel 2017 a Rio de Janeiro da Comunità Editora, si intitola 
Vozes: Cinco décadas de poesía italiana, a cura di P. Peterle e E. Santi). Auspice il critico e pittore Albino Galvano, Mariano ha svolto negli anni settanta e ottanta attività di poeta visivo (catalogo edizioni Marcovaldo, 2002). Per il teatro ha scritto il dramma Il caso Molineri e alcuni monologhi. Nel 2018 ha pubblicato presso Interlinea il libro “Attraversamenti”.

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