“La faglia del fuoco” di Floriana Coppola
(Il Laboratirio / le edizioni, Nola (Na) 2019)

…..Quando si ha tra le mani questo libro non si può non provare una certa emozione. Quella che provano coloro che amano il contatto fisico con l’oggetto-libro. Il formato è piccolo, ma compatto, la carta è liscia e sensibile, il suo colore avorio attrae col suo richiamo. E poi la sua struttura interna: sulla sinistra folgoranti, e ambigue al tempo stesso, frasi in corsivo che introducono, chiosano, commentano il testo che sta sulla pagina di destra il cui margine è posto verso destra, come sistemato dentro ad una griglia invisibile, ma ferrea.

…..Di tanto in tanto appaiono i disegni di Aniello Scotto, con le sue figurine stilizzate, forme surreali di insetti-umani, scheletri forse, carboncini misteriosi che non decorano i testi, ma vivono di vita autonoma, raccontando una storia a volte parallela e distante, altre volte quasi a commento cifrato del testo. Tutto è comunque sobrio ed elegante, eppure intrigante e prezioso. Poi il titolo: “La faglia del fuoco” è un titolo incisivo e allusivo al tempo stesso. Il fuoco è faglia, frattura, ma anche qualcosa da cui stare, e che ci fa restare, distanti, è una sorta di fossato di difesa. Una faglia potrebbe anche arginare quel fuoco, potrebbe spegnere e bloccare la forza di quel fuoco. Ma la faglia del fuoco è anche metafora del sesso che si accende, dell’eros che reclama i suoi diritti nella nostra vita e che emerge come focus del libro. Accanto all’altro fuoco: quello della parola e della poesia.

…..Dicevo dei testi: bella la disposizione del testo per la lettura. Da leggere in piena rilassata concentrazione, senza dover forzare l’occhio, il testo sta dalla parte giusta. E lo si legge come un lungo respiro ininterrotto. Qualcuno diceva, probabilmente per denigrare la poesia, che essa non è altro che un testo che ogni tanto va a capo. Floriana Coppola evita la questione e non va mai a capo. Lei comprime le sue parole nella pressa dello spazio che lei stessa ha stabilito (“le parole sono gabbie terribili”).
C’è una chiara e sentita libertà d’espressione in questi testi, ma la poesia supera ogni questione di “genere” e si manifesta nel ritmo, nel suono e nel lessico ora alto, ora basso, ora diretto ora sognante, a volte duro e secco altre volte sensuale e dolce, altre volte ancora seduttivo oppure melanconico, triste e desolato, oppure esaltato e felice. La gamma delle emozioni e dei sentimenti è vasta come si addice alla poesia che penetra nel profondo del suo oggetto, ovvero il desiderio, e che cerca la parola per dirlo.

…..Così Floriana Coppola dà voce a emozioni, situazioni, stati d’animo, attimi che prima o poi tutti abbiamo vissuto, attimi legati al piacere dell’amore, al dolore della separazione, alla trepidazione delle attese, al dispiacere dell’assenza, allo sgomento per una ferita affettiva o alla gioia per un incontro inatteso eppure necessario. Floriana Coppola cerca, e trova, le parole per dire quel che ribolle dentro e può anche venir fuori, altrove, in maniera banale, standardizzata, retorica, magari avvolta dalla mielosità melmosa di una certa pseudo letteratura degli affetti, del “cuore”.
Ma non è il suo caso. Qui domina la parola forte, decisa, precisa, carica di autentica passione e lucida auscultazione dei sentimenti, delle emozioni che stanno alla base dell’esperienza del desiderio e dell’amore. Il libro può essere letto anche come il diario di una storia d’amore, nata improvvisamente, una passione che ha scombinato le carte e restituito alla protagonista del testo calore e forza, gioia e voglia di vivere. Un amore che ha conosciuto la clandestinità, il tremore dell’attesa, ma anche il dolore dell’assenza e della sua fine.

…..Ma resta in primo piano il fatto che l’eros e il desiderio vengono presentati nello scavo profondo degli attivi vissuti e filtrati dall’intelligenza della parola che ce li restituisce con ferma voce poetica. Che è perfettamente consapevole della sua forma poetica. Floriana Coppola padroneggia, infatti, le strutture della poesia “normale”: endecasillabi, versi quinari, novenari, settenari si inerpicano sulle sue pagine rovesciando le tendenze frammentate e frammentarie di certa poesia contemporanea. I suoi testi sono falangi di parole organizzate e strutturate e niente accade a caso, tutto sta nell’ordine stabilito dal poeta e dal suo fuoco compositivo.

…..Come ha notato Ariele d’Ambrosio in “PoesiaInverso” del 26 giugno 2020 si tratta di “Trentotto poesie, ma anche, a mio avviso, trentotto monologhi teatrali che si dipanano in una contiguità di un unico lunghissimo respiro. Ma anche dialogo a tre voci di epistole ottocentesche e aristocratiche, di un dannunzianesimo virtuoso riletto e riscritto in chiave contemporanea, e lette in solitudine, in una penombra che le tiene unite sulla scena, unite con le sue voci umane”.

…..Già perché se il desiderio e le sue declinazioni legate all’amore sono al centro del libro, l’altro centro è, come detto, la parola. E non solo perché è attraverso la parola che Floriana Coppola ci restituisce il dettato dell’eros, ma perché è la parola stessa ad essere l’eros-telos del suo comporre: “la parola finale è il filo di congiunzione, il calendario delle ore scrive la scatola e ogni confine. Senza la regola e la trasgressione non si può esistere” (pag. 94). L’amore è passione trasgressiva e la parola poetica le dà vita, la fissa sulla pagina, conferendogli una regola. Occorre trovare le parole per dire la vita. Così la vita esiste, sembra dirci la poetessa che fa della parola il controcanto dell’eros. “Non credo nell’amore contratto aziendale”: l’amore è lasciarsi andare, è non fare argine alla passione, accettare la fragilità del darsi senza calcolo. Ma serve la parola per rappresentare il desiderio e coglierne il senso.

…..Questo intreccio tra il desiderio e la parola appare sin dall’inizio: “Che cosa ci fa pensare? Cosa ci spinge nel pensiero?” (pag. 10) dice la prima voce e l’altra risponde: “Torna sull’onda degli ossimori improvvisi e fai di un’eco la meraviglia delle parole che si rincorrono” (pag 11.) E subito dopo: “Tocchiamo e siamo toccati. La breccia è fatta di parole. Le parole portano lo slancio verso di noi e noi verso le cose” (pag. 12) e così si passa al registro del desiderio: “… ho spaccato la corteccia dura del tronco, ho morso e aperto a brani ogni fessura , ogni poro, ogni finestra del mio corpo si è spalancata, arriva giusto al centro del tuo sesso” (pag.13). E se non bastasse: “La verità ha una meta, un corpo e una parola” (pag. 16). Ed è molto coinvolgente l’onesta lucidità di Coppola quando scrive: “Ci si innamora dell’amore e diventiamo schegge spezzate sul cuore asciutto dell’altro, scagli ruvide ficcate nella pelle fino in fondo … il desiderio un fiume in piena, mi travolge: un boato, un tuono e poi un fulmine al petto. Non offre tregua. Così mi perdo, amore” (pag. 21). Coppola arriva a dire: “Come un amplesso è la parola” (pag. 58) a sigillo di questo scambio di ruoli tra desiderio e parola.
D’altra parte che cosa spinge il poeta a scrivere se non il desiderio della scrittura, la sua urgenza? E che cosa travolge la persona se non l’urgenza incontrollabile dell’amore? “Prendimi, è urgente, e questa urgenza non ha ragione” (pag. 61). E la cosa importante è che questo connubio, questo interscambio non blocca affatto l’esplosione della passione e del desiderio, che anzi si esprime con registri diversi: “Baciami ancora, cade la mia bocca come frutto maturo” (pag. 67); “Il mio sesso aperto ha il suono di una campana che scocca sette rintocchi” (pag. 81); “Volevo la tua lingua su ogni mia parola, rimasticata da te con quel brio allegro“ (pag. 23). Così come non impedisce alla poetessa di soffermarsi su immagini delicate e cariche di risonanze: “Torno nel buio. Solo una leggera trasparenza che tona ad essere nuvola. Pietra. Brezza. E poi onda in un’onda più grande. Immensa”(pag. 95)

…..Nella prefazione leggiamo: “La faglia non è in stasi ma in movimento, si sta creando”. La metafora geologica scelta all’autrice si adatta perfettamente al rapporto d’amore e a quello erotico perché “l’amore è un cane che viene dall’inferno” e perché  “il detto e il “sottinteso”, gli allegati del linguaggio (che sono, invece gli “atti” primari) operano come detriti disperanti”.

…..“Nel desiderio si torna stranieri. Estranea /anche la lingua dei corpi e delle parola. Solo/ nominati si torna a esistere” (pag. 74). Così la parola si fa anche cura di sé, gesto che protegge dalla dissoluzione, dalle passioni travolgenti e necessarie. “Parlavano, parlavano e si scambiarono la pelle, l’anima e il sangue.” (pag. 51). Ma niente è grande come l’amore: “una macchia che si allarga e prende spazio come un gocciolare lento ogni giorno su una tela bianca” (pag. 89).

…..La poesia di Floriana Coppola sa quindi toccare corde di pensieri e di sentimenti che ci appartengono: ma solo pochi poeti e poetesse sono in grado di restituirceli in forma di poesia, coi filtri e le misure, i ritmi e le pause giuste. Floriana è una di queste.

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autrice
…..Floriana Coppola, scrittrice napoletana, collagista, docente di Lettere negli istituti statali superiori, counselor in Analisi Transazionale e in Psicologia esistenziale, perfezionata in Didattica e Cultura di genere e in Scrittura autobiografica, fa parte della Società Italiana delle Letterate.
…..Ha pubblicato il romanzo
Donna Creola e gli angeli del cortile, ed. La Vita Felice, la silloge poetica Il trono dei Mirti, Melagrana onlus editore; la silloge poetica Sono nata donna, Boopen LED/PHOTOCITY. Nel 2011 ha curato i primi due quaderni antologici di poesia Alchimie e linguaggi di donne Boopen Led/Photocity, l’antologia poetica con Ketty Martino La poesia è una città Boopen Led/Photocity.
…..Nel 2012 ha pubblicato il romanzo
Vico Ultimo della Sorgente ed. Homo Scrivens e la silloge poetica Mancina nello sguardo ed. La Vita Felice. Nel 2013 scrive con Anna Laura Bobbi la silloge poetica MiticaFutura, itinerari nel mito di ieri e di oggi ed. Dalia. Presente nelle antologie poetiche La percezione dell’invisibile a cura di Giuseppe Vetromile, Alter Ego. Poeti al Mann a cura di Marco de Gemmis e Ferdinando Tricarico, Le strade della poesia a cura di Mimmo Cipriano, Ifigenia siamo noi a cura di Pino Vetromile ed. Scuderi, nell’ antologia di poesia civile Risvegli poetici a cura di Lorenzo Spurio, ed. Poetikanten, nell’antologia di poesia e narrativa Ciò che Caino non sa a cura di Maria Teresa Infante. …..Cura con Lory Nugnes, le antologie poetiche del movimento dei Poeti Viandanti Contatti di/versi e Oltre la coltre di silenzio Ed. Decomporre. Presente nei saggi critici di Raffaele Messina Letti tutti di un fiato ed. Homo Scrivens , in Le forme della poesia a cura di Raffaele Urraro, ed. La Vita Felice, in Il luogo della parola a cura di Alessandro Ramberti, FaraEditore.
…..Nel 2016 pubblica la sua nuova antologia di racconti, poesie e monologhi
Femminile singolare Homo Scrivens. Nel 2016 presente con un contributo critico letterario su Claudia Ruggeri nell’antologia curata da Luigi Cannillo Passione Poesia. Letture di poesia contemporanea ed. CFR. Nel 2017 pubblica la silloge di poesie Cambio di stagione e altre mutazioni poetiche, ed. Oedipus.

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