“La logica delle nuvole” di Marvi del Pozzo
(La Vita Felice, Milano, 2020)

…..“La mia è una poesia lirica, ma non sdolcinata: è di cuore, ma è anche di mente, di pensiero. Penso che il poeta non si debba fermare all’emozione soggettiva dell’esperienza, ma neppure debba sentirsi immobile, solo in silenzio a guardare il mondo ragionando freddamente, isolandosi con distacco e forse con presunzione di sé. Per me le due cose, emozione e pensiero sono correlate: devono portare comunque a una riflessione che esuli dalla singola persona, devono elevarsi alla generalità”. Devono far sì che il lettore possa ritrovarsi nel testo” (pag., 5).

…..Queste sono le parole, lucide e consapevoli, dell’autrice. E’ raro che un poeta scriva egli stesso una nota introduttiva, in cui si esponga ulteriormente. Già scrivere poesia è un mettersi a nudo e Marvi, che pure tanto si è occupata di poesia, sa bene che ciò potrebbe bastare. Spiegarsi, dis-piegarsi affrontando la narrazione del percorso letterario vuol dire avere una chiara visione del proprio ruolo e del proprio compito poetico. Per lo meno di quello che ci si è assegnati.

…..“Da quel che dico capirete che per me la poesia è passione e destino ed è tra le cose che amo di più al mondo: ho imparati a conoscermi meglio, ho capito che la razionalità è importante, ma non sono le vie logico-conoscitive quelle che a me permettono di capire il senso del vivere… Ho bisogno del linguaggio creativo, incisivo ma figurato, della poesia…“ (pag. 6).
Il titolo stesso, La logica delle nuvole, è così la metafora del programma poetico la cui chiarezza fa onore all’autrice.

…..“La logica delle nuvole” è quindi un libro sincero, frutto di una riflessione adulta sulla poesia e figlio del desiderio di condividere una storia personale in una prospettiva per così dire “maieutica”. Nel senso che, lungi dall’essere didascalica, la poesia di Marvi del Pozzo ci invita a ritrovare il gusto del positivo che c’è dentro ciascuno di noi, a considerare la poesia non come ad uno sfogatoio, ma come lo spazio-tempo della parola che ci può insegnare ad essere migliori. Non certo presuntuosi, ma consapevoli dei nostri limiti, e così più autentici. In più la poesia di Marvi è poesia ricca di risonanze letterarie, ma mai esibite o, peggio, scimmiottate. Forse la chiave del libro è in questa autolettura che Marvi dà della sua poesia e della poesia in generale, per o meno della poesia così come lei, da poetessa, la vive e l’ha vissuta.

…..La poesia di Marvi è un atto d’amore quindi: verso la vita, verso se stessa e gli altri attraverso lo strumento espressivo della poesia. Ma si tratta di un dono ragionato, pensato, appunto. Anche sotto il profilo della forma: “La varietà dei temi affrontati richiede ovviamente altrettanta varietà di registri linguistici, di stili espositivi. E’ una ricerca formale che mi interessa sempre più e in cui cerco di produrmi per sperimentare. Vedrete esempi di poesia dal fraseggio secco, quasi inesistente: un dire fatto di parole e immagini scarne… Troverete un altro registro più colloquiale, affettuoso, cadenze ritmiche dall’andamento lento – come un largo musicale – per le poesia dei ricordi e degli affetti familiari, con versi più classici e cadenze dilatate… Poi altre, quelle più semplici, di modeste vicende quotidiane personali, che ho voluto fissare con linguaggio quasi banale, di tutti i giorni, per ricordare piccoli miei avvenimenti che hanno però una simbologia e una morale universale” (pag. 6 e 7).

…..Davvero colpisce una così precisa padronanza della propria poetica, del proprio comporre. Marvi del Pozzo, che come è noto ha animato per anni gruppi di lettura poetica al Circolo dei Lettori di Torino, ha grande conoscenza della poesia e senza timori, la riversa nella sua stessa poesia. Che ovviamente è solo sua, ma testimonia di una cura per la parola ed il lettore davvero insoliti nel panorama poetico nostrano. Nessuna autoreferenzialità dunque, ma grande capacità di comunicare e di comunicarsi, intrecciando scelte costruttive e formali con slanci emotivi e appassionati, sinceri quasi disarmanti.

…..La poesia di Marvi del Pozzo dipinge la relatà elevandola a poesia, ma resta ancorata al mondo, al suo mondo reale fatto di persone, luoghi, sentimenti, pensieri; una poesia che è certamente sostenuta da una volontà “universale” e, nel suo caso anche morale, ma senza sentenziosità arroganti; poesia che si nutre di affetti e lo stile è diretto, semplice, colloquiale, il lessico attento e calibrato: una poesia senza fronzoli, curata, elegante ma mai esagerata.

…..Come ha sempre scritto lei stessa ci sono cinque sezioni: Filosofia del naturale con suggestioni legate appunto alla natura; La folgorazione dei frammenti costellazioni poetiche, lampi precisi e scarni colti dallo sguardo attento del poeta; Il nutrimento degli affetti che ci racconta del suo spazio familiare, degli amici, degli incontri più cari; Vita dei miei silenzi in cui l’autrice ci fa parte dei suoi momenti di solitudine e concentrazione personale; Fantasticherie in cui il poeta si abbandona a sogni, visioni creative. Si tratta di un percorso complesso che attraversa un lungo periodo di creatività dell’autrice che qui ci regala una sorta di auto antologia inedita ad illustrazione compiuta della sua visione del mondo e della poesia.

…..Scrivere poesia/ è una forma di preghiera.”: così si apre il libro e “sgomenta il pensiero / che a questo Dio / invisibile / sei tu a donare vita” (pag. 11). Qui c’è il senso profondo del libro: è la parola che, laicamente, crea le condizioni per l’apparire dell’invisibile, è la poesia che si fa carico di insinuarsi tra le pieghe dell’altrove, di ciò che non dato immediatamente. La poesia è la lente che ci permette di superare i nostri limiti, pur restando consapevolmente all’interno del nostro mondo. Che così si ri-crea, prende altra forma, e ci rassomiglia.

…..Ed ogni esperienza diventa occasione per cogliere emozioni e intrecciale col pensiero: “L’orizzonte per tutti si allontana / quanto più uno avanza nel cammino” (pag. 15). “Torna la luna intera nella luce / passiamo noi/ senza lasciare traccia” (pag. 18); “Io sono il sole, l’aria, il filo d’erba. / Adesso. / Il reale latente si disvela” (pag. 28).
Qui siamo nella sezione dedicata alla natura, ma questa spinta a tenere insieme forma e sentimento, sguardo incantato e folgorazione etica, emozione e pensiero attraversa tutta la raccolta. Che non dimentica mai di proporre una riflessione sulla postura del poeta in sé: “Come mendicante / in angolo di strada / tendo la mano, affamata di parole” (pag. 33).

…..Così affamata di parole, Marvi afferra l’istante e ne fa qualcosa che sopravvive all’oblio. Marvi ha “bisogno di parole / risolute e scarne” per non lasciare le cose al loro destino: “Ti spegni invece / di pena stanca / un cedere uniforme / come di cosa / accantona / all’oblio” (pag. 36), oppure ancora: “Brandello disardorno / di mattoni, / scuro di colore / e di vita. / La polvere del mondo/ è la tua coperta” (pag. 40). “Fermare il tempo / in quest’attimo / di pienezza estiva / prima che il giorno / declini / e io con lui” (pag. 46) questo è il desiderio della poesia ed anche di Marvi del Pozzo che affida, come detto, agli affetti familiari una delle parti più sentite e partecipi del libro. “Ascolta il silenzio / di quando non dico / ma ascoltami anche / quando le parole si fan barriera / alla pressante logica / del cuore… Un suono inafferrabile di grazia” (pag. 49).

…..E così si passa, con risonanze gozzaniane, dalle delicate gioie di un compleanno (“Perciò quello che resta / non spaventa: / e più tu invecchi / più ti trovo amabile, / tu più mi guardi / più mi dici bella” pag. 50) alla visione allegra e ironica di “Lenzuola al sole”: “Con fatica e ironia le lavandaie/ rubavano la vita alle “signore” / e nella biancheria distesa al sole / sbiancava ogni segreto di famiglia” – pag. 51, oppure ci si sofferma su ricordi d’infanzia o sull’ascolto di brani musicali. Toccanti i versi dedicati alla madre, al padre, alle sorelle, alla figlia e al compagno della sua vita in un lessico familiare fatto di semplicità e altezza di sentimenti: “Ti amo / perché consistente: / riempi i miei spazi / fisici e mentali / di fantasia e immaginazione. / Alleggerisci il viver quotidiano / liberando dai pesi le mie spalle. / Diventi curvo tu per tutti e due / ma la mente hai leggera… (pag. 67).

…..Il viaggio continua poi tra i silenzi che aprono mondi: da quello pittorico di un Van Gogh a quello musicale di Debussy oppure a quello poetico di Cristina Campo, che certamente ispira il suo lavoro. Qui il filo conduttore è, come detto, il silenzio, il desiderio di autoascolto: “Ho fame di silenzio / nei miei giorni / e fame di parole / nella notte” scrive coerentemente Marvi del Pozzo che vuole andare oltre “la babele sguaiata / delle voci” per “ribaltare le tenebre / del mondo / attraverso le tinte della vita, / l’amicizia, l’amore / il ritrovarsi / il progettare mentre il mondo / dorme” (pag. 84) : Marvi ha fiducia nella poesia, nella parola, nella letteratura e più in generale nella cultura come strumento che può “migliorare” l’uomo.

…..E partiti dalla natura, da qualcosa comunque di “concreto” si arriva a Fantasticherie, libero fluttuare di immagini e pensieri che però sempre torna al tema dello scrivere e della poesia come gesto fondante dell’essere: “Vorrei mettere in riga le parole / ordinare i mie lampi di pensiero / nel rigore cui tendo senza approdo” (pag. 96) oppure alla consapevolezza che essere poeta vuole dire dialogare con altri poeti. “Certi poeti del passato / vivo talmente incorporati in me / che mi scopro persino / a pregare per loro” (pag. 97) e ancora: “Poeta/  è chi riesce a farsi aria / quella che avvolge / il senso delle cose, / trasvolando / e uscendo dalla storia” (pag. 99).

…..La poesia è aria, qualcosa di inconsistente in apparenza, ma che ci porge e apre il senso delle cose, ovvero sostiene nel desiderio, quello di dare un senso al vivere al di là degli accidenti della realtà. Non per trasportare in un mondo ideale, distate, assoluto, ma calarsi più consapevolmente nel mondo reale. Quello che conta è la persistente dialettica tra luce ed ombra, tra notte e giorno, tra silenzio e parola che genera senso e bellezza in un dialogo continuo tra presente e passato, tra la poesia che si fa qui ed ora e i maestri che abbiamo amato.
In tale senso va letta la poesia “Volo di notte” (pag, 102)

Volo di notte è
levitazione di pensiero
coperta protettiva di silenzi
gravi e leggeri insieme.
E’ esodo, abbandono, dispersione
del sé diurno e solare.
Volo di notte è funambolismo
di passioni compresse non finte
è ascolto di sussurri erranti e vaghi,
voci di aedi andati, visionari.
Volo di notte è patria senza luogo,
emozione maestra d’alchimia.
Rilke, Chagall, Rimbaud mi stanno intorno
in sincronia di fantasticherie.
Volo di notte è la mia piccolezza
sostenuta per mano da presenze
che vanno, che ritornano, rivanno
sul ritmo dell’ipnosi e del creare.

…..E noi ci sentiamo vicini a questa magica ipnosi che ci afferra e ci fa essere più vicini a noi stessi. Almeno di tanto in tanto ne abbiamo bisogno.

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autrice
…..L’estremo Nord Ovest dell’Italia, a pochi chilometri dalla Francia, caratterizza una certa austerità di base e un rigore sabaudo, tuttora radicati almeno nelle generazioni non giovanissime come quella di Marvi del Pozzo. Tale imprinting ha comportato che l’insegnamento nei licei, dopo gli anni della formazione al Classico D’Azeglio di Torino e gli studi universitari, non ha esaurito la spinta ad approfondire la frequentazione della poesia, diventata totalizzante, che ha portato l’autrice a creare e a scrivere in prima persona.
…..Da sempre si occupa, oltre che di poesia classica, di quella contemporanea nazionale e internazionale e da undici anni coordina il gruppo di poesia Tempo di Parole del Circolo dei lettori di Torino. Ha scritto nove volumi di poesia, autoprodotti. I più recenti: Pietre nel tempo (2014), Immagini ed Immaginazione (2015), Esserci e Riconoscersi (2017).
…..Collabora con la rivista cartacea torinese di poesia «Amado mio» e cura la rubrica fissa di critica letteraria Letture condivise sul Blog romano ParolaPoesia.
…..Ama affiancare all’attività di scrittura poetica quella di autrice di monologhi teatrali, incentrati sulle più autorevoli figure di poeti contemporanei internazionali.

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