“PITIGRILLI, un aforista in ombra” di Anna Antolisei
Joker, Novi Ligure, 2018

 

LE OMBRE DI PITIGRILLI, LA LUCE DELL’AFORISMA

Questo libro è un labirinto, è un giardino incantato, un viaggio attraverso un paese sconosciuto. Eppure al tempo stesso è un libro aperto, un teatro limpido, una sosta felice nell’intelligenza.

Anna Antolisei è in un certo senso la vera autrice di questo libro magico. Ne è l’autrice certamente perché è lei che, prima di tutto, ha compiuto un enorme sforzo di scavo, esplorazione e riesumazione di tutta, dico tutta l’opera di Pitigrilli, ovvero Dino Segre, estraendo da quest’incredibile miniera di testi l’oro zecchino degli aforismi che possiamo leggere nel libro. Ma ne è l’autrice anche perché è come se fossimo dinanzi ad un libro che viene scritto la prima volta. L’Antolisei, nel riordinare le folgorazioni di Pitigrilli, trascrive letteralmente un libro nuovo che è un libro su Pitigrilli, fatto dei frammenti, tornati ad essere un corpo, dell’opera di questo discusso e polimorfo autore. Anna Antolisei dà, per così dire, una forma nuova ai testi che raccoglie in quella che, dunque, solo apparentemente è l’antologia di aforismi di un autore. E così facendo, in un spirito che mi pare del tutto coerente con l’oggetto trattato (aforismi) e con lo “spirito” del suo autore (Pitigrilli), Anna Antolisei scrive un metalibro, un iperlibro che non è un omaggio a Pitigrilli, ma un nuovo testo certamente anche di Pitigrilli, come ovvio, ma soprattutto di Anna Antolisei.

Se dico questo è perché questo mi pare essere il senso autentico del libro di Anna Antolisei dedicato a Pitigrilli. Ma non solo: infatti a mio modo di vedere così facendo, l’Antolisei offre a tutti coloro che amano, anzi adorano, il genere dell’aforisma una sorta di “summa” non solo di un autore specifico, ma del genere stesso. Naturalmente ciò è dovuto alla materia, incandescente e iridescente dell’aforisma pitigrilliano (e non “pitigrillino”, si badi bene), ma anche alla competenza e alla bravura dell’autrice, esperta non a caso, appunto, del genere aforisma.

La bravura e la “professionalità” della coautrice/curatrice del libro la si incontra subito nella prefazione introdotta da un aforisma di Pitigrilli: “Prefazione: quella cosa che l’autore scrive dopo, l’editore pubblica prima, e il lettore non legge né prima né dopo”. E invece tutti la dobbiamo leggere subito perché Antolisei, in poche chiarissime pagine, spiega chi era Pitigrilli, ci racconta la sua complessa e controversa storia personale, ci permette di capire i climi e i contesti che questo autore ha attraversato, ci introduce ai suoi temi, ne indica una lettura critica dei maggiori critici che se ne sono occupati (basti citare Umberto Eco) e ce ne dà una propria. Antolisei sa benissimo che Pitigrilli è un autore amato-odiato, sa benissimo che si tratta di uno scrittore che dire controverso è dire poco, ma lei è bravissima a non nascondere mai le ombre ed a far emergere le luci, senza sconti e senza retorica, senza pregiudizi e senza semplificazioni. In questo senso questo libro è un perfetto libro della nostra contemporaneità.

Mi spiego: trovo che una figura come quella di Dino Segre sia quanto mai attuale. Non perché identifichi il tanto desiderato, da alcuni, simbolo del “superamento di ogni ideologia” (né di destra né di sinistra); non perché rappresenti il prototipo dell’intellettuale antisistema ad ogni costo, tanto idealizzato da altri. Mi pare che sia attuale perché sa tenere vivo, come scrive Antolisei “un anti-moralismo sempre censorio, permicamente critico del costume sino alla demolizione dell’intero impianto mentale e comportamentale dell’epoca” (pag.11), ovvero quello che una volta si definiva “spirito critico”; mi pare che sia attuale perché sa, con i suoi aforismi, dirci che prendere troppo sul serio la Verità può essere pericoloso, ma che è altrettanto pericoloso lasciarsi trascinare e prendere per il naso (e presto per il collo) da fabbricatori di false verità spacciate per “soluzioni definitive” che nascondono menzogne; mi pare sia attuale perché ci riporta ad una dimensione umana fatta di ironia ed autoironia (di cui abbiamo tanto bisogno), ad una urgenza etica che certo rigida, ma che anzi ritrovi il senso della chiarezza di un vivere a tempo con se stessi. Forse quest’ultimo aspetto Pitigrilli non ha saputo né potuto viverlo pienamente, viste le contraddizioni della sua vicenda, ma certamente gli aforismi ci danno l’idea che questa spinta mai è in lui venuta meno. E, infine, mi pare contemporaneo perché mai la sua scrittura, almeno quella che ci è restituita in “forma breve” in questo libro, si è sottratta al confronto col suo tempo. In tale senso alcuni degli aforismi posso apparire paradossalmente “datati” (penso a quelli sulle donne e sulle relazioni coniugali ed extraconiugali) eppure non lo sono perché le “mentalità” che Pitrigrilli, ricreato da Antolisei, prende di mira sono ancora oggi terribilmente presenti, malgrè lui.

Ma il libro di Anna Antolisei è essenzialmente un libro di aforismi, come detto, tratti dai testi di Pitigrilli, che mai ha scritto una raccolta specifica di aforismi. In lui l’aforisma era un modo di essere e di scrivere, uno stato della mente, una forma specifica di intelligenza, uno stile narrativo che l’Antolisei, con meticolosa applicazione e passione, ha tirato fuori. E anche se in alcuni casi troviamo nel testo delle ripetizioni non importa, anche il ritrovare, magari con una lieve modifica lo stesso concetto è la dimostrazione della profonda natura aforismatica di Pitigrilli.

Giustamente Sandro Montalto ha scritto che : “Ne risulta il distillato di un pensiero libertino nel senso più filosofico del termine: spregiudicato, controcorrente nel decostruire i miti della società in cui abitava, scettico, non paradossale (pur avendo l’aria di esserlo) ma interessato a sottolineare l’imbarazzante realtà. Un pensiero che si è forgiato sulle asperità dell’esistenza e si è saputo tramutare in schegge folgoranti ma durature capaci ancora oggi di divertire e far riflettere”. I temi degli aforismi sono amplissimi, come è giusto che sia, sostenuti dal gusto del paradosso, a volte da forme di mondanità salottiera, altre volte dal piacere di una battuta fine a sé stessa, il più delle volte da un’esigenza di “morale anti-moralistica”, di “spirito caustico” melanconico quanto spumeggiante la cui efficacia formale rappresenta un esempio per i malati del genere: «Siamo fatti gli uni per gli altri. Dicono gli altri»; «C’è un tale bisogno d’amore nel mondo, che certe donne amano persino il loro marito»; «Se un uomo dice che una donna si è concessa a tutti, può darsi che ciò sia vero. Ma è certo che non si è concessa a lui»«Le aule dei tribunali sono botteghe: infatti la padrona di negozio, la Giustizia, si raffigura sempre con la bilancia in mano»«Morì assistito dal figlio medico. Se il figlio non fosse stato medico sarebbe morto vent’anni dopo»«Pubblicava poemi nelle riviste di avanguardia. Si chiamano di avanguardia perché muoiono al primo numero»; “L’educazione non è altro che ipocrisia disciplinata”.

Da questo punto di vista molti aforismi non sono completamente “commestibili”: “Lei era il vero tipo di donna per uso estivo”; “Più conosco le donne più stimo i pederasti”; “ L’occasione fa l’uomo ladro e la donna refurtiva” , “Per me c’è una sola cosa peggiore dell’abuso: l’astinenza”. Ma non può essere messa in discussione la forma, perfetta, degli aforismi. E così il testo rapisce e incanta in un gioco di specchi che trascina e incatena alla lettura. Quindi incontriamo ovunque il Pitigrilli analista spietato e lucido della psicologia umana o quello caustico della critica sociale e dei costumi venata sempre dall’ironia e dalla malinconia. “L’infelicità non è che la successione ininterrotta di incidenti spiacevoli”; “E’ da preferirsi un vero borghese a un falso snob”; “Che cosa pericolosa per la società dev’essere il buon senso, se qui è vietato farne uso”; “La guerra è un’emulsione di retorica e brigantaggio”, ”La natura ha orrore del vuoto: l’uomo ha orrore del silenzio”; “Non si può viaggiare senza biglietto tutta la vita”. Ma mi si creda, c’è molto di più di queste poche citazioni sparse. Questo è un libro che non si finisce mai di leggere perché se è vero che “il silenzio è la voce delle cose” è anche vero che “l’uomo colto conosce se stesso e la propria incoltura”. E con questo libro possiamo rimediare.

Stefano Vitale

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Note sull’Autrice
Anna Antolisei è nata e lavora a Torino. Esordisce nel giornalismo, collabora poi a riviste letterarie e specializzate nella comunicazione in forma cartacea e ipertestuale.
Ha pubblicato i romanzi 
Per troppo amore, per troppo odio (Teknos, Roma 1994), L’altra faccia della Luna (Fògola, Torino 2004), A mani nude (Fògola, Torino 2006), Madre indomita (Fògola, Torino 2008), Caccia all’innocente (Fògola, Torino 2010), Legno e cristallo (Robin, Torino 2014). È anche autrice del poemetto Il Muro (Lietocolle, Faloppio 2004), della raccolta di poesie ispirate alla pittura impressionista Sono solo Impressioni (Genesi, Torino 2004) e della raccolta poetica Dialoghi dell’Es (Wunderkammer, Torino 2005; illustrato da quadri di Elena Piacentini).
Da sempre interessata all’aforisma, ha curato le antologie 
Aforismi URLati (Fògola, Torino 1998), Aforismi URLati 2 (Fògola, Torino 2001) e L’Albero degli Aforismi (Lietocolle, Faloppio 2004). Interessata anche alle potenzialità della Grande Rete, ha curato i progetti Voce del Verbo Vivere (2002) e fondato nel 2006 la rivista letteraria on-line «Il Giornalaccio».
Cura presso LietoColle la collana di narrativa e aforistica “Et Nunc Imprimatur”. È presidente dell’Associazione Italiana per l’Aforisma, del Premio Internazionale per l’Aforisma “Torino in Sintesi”, nonché vice-presidente del Premio Internazionale di Poesia “Rodolfo Valentino – Sogni ad occhi aperti”.  Milita da decenni contro la censura nel P.E.N. Club Italiano e nel Centro P.E.N. della Svizzera Italiana e Retoromancia.

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