“Le stanze inquiete” di Lucianna Argentino
(La Vita Felice, Milano (2016 – seconda edizione 2021)
…..Ci sono libri che poggiano su un progetto definito, solido, anche se arioso: è il caso delle Stanze inquiete di Lucianna Argentino (La Vita Felice).
I testi formano quasi un canzoniere, quotidiano eppure destato dal mistero. Sono tutte «stanze» dedicate: scritte per persone che hanno incrociato l’autrice nel suo ruolo di cassiera di un supermercato, così protesa sull’abisso dell’altro, attenta a decifrare il prossimo e in cerca di un ascolto reciproco. Perciò la Argentino dà voce a «quel desiderio confuso di poter mettere il cuore / nel cuore di un altro», con la «memoria scorticata a tutto raccogliere e salvare».
Degli altri non è solo quel che appare a fare appello all’ispirazione, ma anche quel che si ignora, che si lascia appena indovinare, costretti tutti in ruoli limitanti, in attimi brevi di scambio e mutuo riconoscimento. Come la poesia si fa interamente stanza abitabile per l’altro, così il verso si allunga e si fa sordo, inseguendo l’integrità di un dono da custodire, che forza le gabbie formali.
Ciò non toglie che i testi siano per lo più risolti ed efficaci: a sostenerli è una sorta di respirazione interiore, di distensione, di accoglimento della voce più segreta, che diventa sapienza («[…] Anche il dolore è interpretazione, / penso, oppure no, può ristagnarci dentro, / non fiorire mai, mai farsi bellezza»). Dopo L’ospite indocile (2012) la poetessa si dedica a un’ospitalità ancora più disponibile, guidata dalle parole amiche di Simone Weil, che indica nell’attenzione orientata fuori del mondo la facoltà di gettare luce su ogni essere umano. Anche quello appena sfiorato.
…..(Daniele Piccini in “La Lettura”)
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Appunti per una est-etica del lavoro
«In ciò che riguarda le cose umane, non ridere, non piangere, non indignarsi, ma capire».
Baruch Spinoza
«L’attenzione creatrice consiste nel fare realmente attenzione a ciò che non esiste».
Simone Weil
…..Ho scritto questo libro perché non volevo andasse perduto quanto vissuto durante lunghi undici anni alla cassa di un supermercato. Soprattutto non volevo andasse perduta la memoria, seppur minima, di alcune delle persone con cui sono venuta in contatto. Un contatto vero, umano, che è andato oltre i gesti e le parole che il mio angusto ruolo richiedevano.
Poi c’erano i foglietti di carta che affollavano le tasche del mio camice e la penna sempre a portata di mano per rispondere alla mia vocazione alla poesia. «Non soltanto l’uomo sappia quello che fa, ma se possibile ne percepisca l’uso, percepisca la natura da lui modificata». Sono parole di Simone Weil che auspicava un’etica del lavoro in cui la comprensione del proprio operare e il senso dell’utilità dessero all’uomo il «sentimento del cuore». Sentimento che, tra gli altri, mi ha sempre sostenuta e in particolare in quegli anni, facendo sì che le centinaia di persone che ogni giorno mi passavano davanti non si trasformassero in una massa informe e indistinta, ma ognuno mantenesse la propria identità perché anch’io mantenessi la mia. E’ stato un dirci umano, un reciproco riconoscerci nell’umanità, nella fraternità che ci rende uguali al di là di tutti i dati contingenti che ci definiscono
…..(Dalla prefazione di Lucianna Argentino)
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…..Come avrete capito si tratta di un libro importante. La cosa che più colpisce è la capacità dell’autrice di intrecciare ed alternare i registri in un lavorio poetico davvero notevole. Argentino sa calibrare con grande bravura gli aspetti più narrativi e descrittivi con quelli più lirici e sospesi; sa integrare immagini, metafore, aggettivazioni con lampi di stile prosaico; sa sollecitare la riflessione con emozioni e sentimenti e sa provocare sussulti con la l’evidenza del pensiero. Il vero punto di vista della cassiera è un punto di vista carico di umanità e di poesia fatto di forza empatica e di attenzione riflessiva.
Si è poeti quando si pensa poeticamente e Lucianna Argentino lo è a tutto tondo. E lo è senza fatica, senza artifici: ci sono passaggi così naturali nel suo testo da lasciare sbalorditi. E tutto sempre in pochi precisi e nitidi versi. A volte il pathos rischia di prender troppo spazio, altre volte certe soluzioni espressive sono prevedibili, ma sono piccole cose in confronto al grande affresco di vita reale che Argentino sa restituirci.
…..Stefano Vitale
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È questione di buon senso. Non credi?, dice la donna all’amica
che annuisce ma come assorta in altro.
E penso che più che buon senso un senso buono potrebbe farci strada,
essere varco verso quel piegarsi pietoso, quel corpo genuflesso in noi
che non ha nome e non si può invocare,
ma lo senti a perdifiato, lo tocchi dal rovescio.
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(ALCUNI)
Vibrano piano, stanno in me
come un granello di sabbia
nell’ingranaggio di un orologio,
anime al macero, anime asfittiche
di case da tempo chiuse.
Si portano dentro un dio abortito.
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(ALTRI)
Vibrano forte, stanno in me
come la mano di un padre
che ti spinge sull’altalena,
anime ariose, anime senza età.
Li abita un dio partorito ogni giorno.
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Mi fa trasparente,
mi fa il tasto zero di questa cassa,
l’uomo che paga e va via senza uno sguardo,
senza sapere che c’è un modo più vero
di stare nella vita. Lo sapeva Giulio,
quando mi donava mazzetti di margherite
legati con un filo d’erba, o Jaime che
mi lasciò una rosa rossa sulla cassa e scappò via.
Lo sa Eugenio che teme io possa fraintendere
le sue intenzioni quando mi offre un caffè
o Raffaele che mi portò un bicchiere di vino bianco
fingendo fosse tè. Ed è bellezza umana e fiori e caffè
sono aria, sono ossigeno,
sono la salvezza terrena dell’anima.
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Nell’aiuola del parcheggio un gatto si rotola nell’erba in pieno:
mi consola il suo essere lì, perfettamente aderente all’attimo presente.
Verde anche il mio camice in cui sto dentro poco arresa,
eppure sorrido alla donna che mi mostra la foto del nipote,
coprendo col pollice il volto della mamma
e rivolgendomi uno sguardo mesto
si giustifica mia figlia è una ragazza madre.
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Mi buttava via le bambole, mi racconta Pamela di suo padre
con uno smottamento che le fa più neri gli occhi.
Ma ora che non può più farlo ne ho la stanza piena!
Amara la rivalsa in quel rullio di nave
scossa dalle onde, ma tese e gonfie le vele,
le guance paffute e lei, bambina, piange senza capire,
e si sente buttata va con le sue bambole.
Pina un metro e cinquanta di acciacchi
mi dà monete dal calore buono
e un po’ rassegnato come il suo sguardo
velato di pianto nel raccontarmi che il marito,
malato da tempo, l’ha scegliata in piena notte
e le ha detto Pina, Alberto se ne va…
E se ne è andato, come ce ne andiamo tutti,
già distanti gli uni dagli altri
per certi invalicabili silenzi.
Quando era piccola Gaia
e arrivava alla mia cassa
sul seggiolino del carrello
voleva fossi io a farla scendere.
La nonna protestava sta lavorando,
ma non l’ascoltavamo.
L’ho persa poi in quelle strade oscure
che solo somigliano alla vita.
(In quale precipizio d’anni rimasta intrappolata?
In quale diverbio tra infanzia e pubertà?
E dove è fisso ora il tuo sguardo muto?
A chi rivolgi quel tuo sorriso immobile?)
Ma poco importa se non mi riconosci
che anch’io sai non mi riconosco
e guardo estranee le mani, i gesti
sempre, sempre quelli, estranei e stanchi
anche gli occhi riflessi sotto i numeri del display.
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…..Note sull’Autrice
…..Lucianna Argentino è nata a Roma nel 1962. Dai primi anni novanta il suo amore per la poesia l’ha portata a occuparsene attivamente come organizzatrice di rassegne, di letture pubbliche, di presentazioni di libri e con collaborazioni a diverse riviste del settore.
…..Sue poesie sono presenti in varie antologie tra le quali “Poesia’ 90″ (Il Ventaglio), “Incontro di poesia” (Rebellato, 1992), “Poesia degli anni novanta” (Poiesis), “Poeti senza cielo, vol. 2°” (Il Melograno) e in riviste quali “Poiesis”, “Origini”, “Gradiva”, “La Mosca”, “Italian Poetry Review”, “Il Monte Analogo”, “The world poets quarterly”, “L’ustione della poesia” (ed. Lietocolle 2010), “La Clessidra”, “NoiDonne”, “Capoverso”, “Il Fiacre n.9”, “Arenaria”. E’ presente in diversi blog di poesia, come “Lapoesiaelospirito”, “Imperfetta Ellisse”, “liberinversi”, “Isola Nera”, “Furioso Bene”, “Blanc de ta nuque” “Amigos de la urraka”, “La dimora del tempo sospeso”, “Nazione Indiana”, “Le vie “poetiche”, “Rai News24”, “Moltinpoesia”.
…..Fa parte della redazione del blog letterario collettivo “Viadellebelledonne”. E’ coautrice con Vincenzo Morra del libro “Alessio Niceforo, il poeta della bontà” (Viemme, 1990).
Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: “Gli argini del tempo” (ed. Totem, 1991) con prefazione di Gianfranco Cotronei, “Biografia a margine” (Fermenti Editrice, 1994) con la prefazione di Dario Bellezza e disegni di Francesco Paolo Delle Noci; “Mutamento” ((Fermenti Editrice,1999) con la prefazione di Mariella Bettarini; “Verso Penuel “ (Edizioni dell’Oleandro, 2003), con la prefazione di Dante Maffia; “Diario inverso” (Manni editori, 2006), con la prefazione di Marco Guzzi; “L’ospite indocile” (Passigli, 2012) con una nota di Anna Maria Farabbi, Abele (Progetto Cultura, 2015) con introduzione di Alessandro Zaccuri. Nel 2009 ha pubblicato la plaquette “Favola” (Lietocolle), con acquerelli di Marco Sebastiani.
…..Ha realizzato due e-book, uno nel 2008 con Pagina-Zero tratto dalla raccolta inedita “Le stanze inquiete” e nel 2011 “Nomi” con il blog “Le vie poetiche”. Il suo lavoro inedito “La vita in dissolvenza” (quattro poemetti- monologhi) è stato musicato dal chitarrista Stefano Oliva e, dal marzo 2011, presentato in vari teatri, associazioni culturali e festival. Dal 2014 collabora con l’Ensemble Acquelibere con lo spettacolo “Almanacco indocile”.
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