“L’incanto dell’onda” di Daniela Feltrinelli
(Helicon Edizioni, Arezzo, 2020)

…..Scintillio di luci e colori, bagliori in movimento nell’armonia di una natura specchio di un’anima inquieta, alla costante ricerca di appagante serenità, di pace per sé e per gli altri”: così scrive Rina Gambini nella sua prefazione centrando perfettamente lo “spirito” che Daniela Feltrinelli immette a piene mani in questa sua nuova raccolta poetica. Il tema della natura si diffonde e dilaga in tutto il libro: nelle sezioni dedicate alle persone e ai suoi affetti o nel racconto dei suoi viaggi o quando affronta le questioni umanitarie, assumendo così il valore di cifra poetica identitaria.

…..In una corrispondenza continua, spontanea, la poesia di Feltrinelli cerca il contatto con l’elemento naturale. Si tratta di una ricerca esistenziale diretta, aperta, senza mediazioni. La poetessa non si limita alla metafora naturalistica (come accade in altri poeti quali Bacchini o Neri) per mimetizzare dietro le descrizioni della natura delle riflessioni filosofiche e delle complesse sospensioni liriche; e neppure cerca un sostegno consolatorio come accade nella poesia dell’ultimo Fortini, per citare esempi importanti.
Al contrario per Feltrinelli è la fisicità dell’incontro con la natura che conta, è lo scambio sensitivo che fa scattare la poesia, è il desiderio di immedesimarsi con gli elementi materiali che attiva la sua vena poetica.
La natura, ed in particolare il mare ed il paesaggio ligure mediterraneo, è il soggetto-oggetto della sua poesia, è l’universo nel quale la poetessa trova il suo habitat “naturale”. In tale direzione appare più vicina alle scelte di un Giuseppe Conte, ligure anch’egli, che immerge la poesia, lirica per vocazione, nelle emozioni prodotte dal contatto fisico-visivo col mare: “il mare è sempre diverso e sempre se stesso…. / chi conosce il mare/ a lungo senza non può stare” (pag. 30 e 31) scrive Daniela Feltrinelli e così dicendo lei si fa elemento marino, si fa “natura”.

…..Daniela Feltrinelli privilegia così la postura dello sguardo, dell’osservazione del paesaggio che diventa ora soggetto dei suoi versi ora sfondo, oppure direttamente si presta a rendere vivo e mosso il verso stesso. La poetessa intrattiene un colloquio permanente con la natura e da qui con se stessa.
Perché questo è l’altro capo della questione. L’approccio panico non è finalizzato al dileguarsi della soggettività: è il tramite necessario per aprire le porte ad una riflessione esistenziale, oppure per richiamare alla memoria il ricordo di affetti familiari, per festeggiare un evento, per rievocare un viaggio, per una posizione critica nei confronti dell’indifferenza della società di fronte alle catastrofi umanitarie: “le onde con il loro ritmico avanzare e ritirarsi, con il respiro che infondono al mare, con il loro profumo e i mille colori che assumono, somigliano alla nostra vita” (pag. 11) così scrive la stessa Feltrinelli nella sua breve, ma lucida, introduzione.

…..“Vago libera nella natura / perché ho bisogno di luce / di suoni, di profumi, di colori / e di libertà” (pag. 74). E’ questa una dichiarazione poetica fondamentale che si completa nella chiusa che dice: “Ancora tanto cammino / mi auguro e ti auguro / perché la vita è un libero viaggio / e ciascuno viaggia per scoprire qualcosa…/ anche se non sa che cosa”.
Questa poesia è dedicata al compagno della sua vita e colpisce, come dicevo, proprio il continuo riferimento alla natura anche in contesti tematici diversi. Il desiderio di libertà che la natura comunica si sposa con il piacere del gustarne i colori, i profumi, insomma con il desiderio di vivere immersi in una dimensione primordiale libera e felice che tuttavia non si chiude in una forma di passività consolatoria, ma si apre al dinamismo della ricerca, al rischio della libertà e della novità.

…..Feltrinelli abbraccia così una poesia che si fa prospettiva di vita, che si fa apertura alla vita accogliendola nelle sue diverse sfaccettature, vita che è natura, natura che è vita. Colpisce in questo libro la serena consapevolezza della propria voce: un poeta è tale quando sente che quel modo di esprimersi è il suo, che quel modo di costruire il verso, il pensiero che il verso esprime, è appunto il timbro che lo caratterizza.
E Daniela Feltrinelli non ha alcun timore a mostrarsi per quello che è: una poetessa innamorata della luce del mare e del suo paesaggio. Il che la porta a costruire forme poetiche dal sapore impressionistico, a privilegiare passaggi emotivi segnati dallo stupore di un’emozione o di uno sguardo, dalla sorpresa per il ritrovare il proprio habitat sempre nuovo, sempre diverso eppure sempre lo stesso, identico nella sua continua metamorfosi. “Aghi di luce / penetrano / tra ombre mutevoli” (pag. 25).

…..Abbiamo detto che Daniela Feltrinelli tende ad immedesimarsi negli elementi naturali, ma ciò che emerge nei suoi testi è sempre la forza della contemplazione, della visione: fondersi nello sguardo, questa la definizione che darei del telos poetico di Daniela Feltrinelli. Dove il fondersi non implica il dissolversi, ma proprio un sentirsi parte. Nel suo “guardare”, un verbo chiave della raccolta, non c’è distanza, non c’è senso di lontananza dall’oggetto: c’è come un approccio quasi stilnovista al proprio oggetto per cui è lo sguardo a ri-creare l’oggetto amato. Lo sguardo, che pure è autonomo, accoglie, attira a sé gli oggetti amati, non li allontana.

…..L’altro verbo importante è “ascoltare”: la poetessa si pone in una posizione di ascolto, di disponibilità. Il silenzio non genera depressione, ripiegamento, ma è la condizione per il dialogo con il mondo e con se stessi: “Osservo un silenzio coatto, / mantengo il mio vivere fermo / ed il mio tempo invero dilata / ed impone infine la quiete” (pag. 43).

…..Guardare ed ascoltare, coltivare il silenzio per meglio dialogare; lasciare che il paesaggio entri nel verso ed il verso si faccia paesaggio come accade nella poesia “Giardino”: “Esplodono aulenti cespugli dorati / sfiorati da lame di luce divise…/ L’agave immobile, dimenticata scultura, / resta nell’ombra di siepi d’alloro /… In questa comoda quiete silente / coltivo con cura frammenti di tempo / e silenziose pagine scritte / piene d’amore, di luce e di vita” (pag. 34).
Così il legame con il paesaggio e la natura permette la dialettica delle emozioni e dei sentimenti: solitudine, ostinazione, speranza, desiderio di pace e silenzio, abbandono, ricordi passati, paure, gioie e fragilità, malinconie si intrecciano e rincorrono all’interno del corpus poetico del libro senza affaticare il lettore, espressi sempre con spontaneità, immediatezza, semplicità e partecipazione. E qui, se c’è un altro più o meno consapevole riferimento, è proprio Pascoli con la sua capacità di trasformare i sentimenti in forme di natura e le forme della natura in sentimenti.
Così troviamo “ombrelli bagnati di malinconia / sul far della sera / che ti sorprende per via / ed in casa ti accoglie / e ti invita al pensiero…” (pag. 44); oppure “la neve dei ricordi/ si posa silenziosa / sulla mia anima / e lascia tracce leggere/  indecifrabili messaggi del tempo/ inciso sul mio vivere presente” (pag., 45); oppure ancora “E allora si allunga il respiro ghiacciato / si espande lo sguardo e si spinge là attorno / al di là delle vette più avanti” (pag., 49).
La poesia di Daniela Feltrinelli cerca dunque nell’innocenza del verso la sua efficacia, utilizzando registri narrativi e toni colloquiali per esprimere le diverse situazioni.

…..Poesia lirica dunque, poesia di “pulita eleganza” che spesso si serve dell’anafora per incalzare il lettore e trattenere la sua attenzione. Così facendo si stabilisce un contatto diretto col lettore chiamato a far parte del gioco poetico. In tal senso, la poesia di Daniela Feltrinelli non teme di mettersi in gioco, non si ripiega in forme criptiche tormentate o autoreferenziali: così la sua poesia ne esce più solida perchè condivisa.
Così accade nei versi “E’ la pietra che con le mani sollevo: / al sole ed al mare la voglio offrire / e su altre pietre la voglio posare / per segnare e ricordare / il mio passaggio esistenziale” (pag. 33), oppure nella poesia “Non ditemi” dove l’incipit ritorna martellante come in una preghiera per sciogliersi poi in un “Ditemi, invece, / che la vita / sempre / è insicura, dolce e dura/ facile e difficile, / estenuante ed amabile (pag. 53).
Oppure ancora in “Se non fosse per te” (pag.63) dove la ripetizione anaforica in avvio del verso serve a testimoniare della solidità e sincerità del sentimento d’amicizia, che ritroviamo in “Noi” (pag. 66) ed anche in “Padre solo” (pag. 69) dove il tono si fa elegiaco e quel “Vieni, padre solo…” in avvio di verso suona come una melanconica canzone che culla l’anima e ristora la mente. Per non dire della poesia “L’amore” (pag. 72) in cui la scelta dell’anafora dà un ritmo ossessivo quanto liberatorio al canto della poetessa che s’incunea nei meandri del sentimento amoroso con spirito esplorativo e desiderio di saggezza.
Dal punto di vista stilistico, Feltrinelli si misura anche con l’antica forma dell’Haiku e ci offre una serie di 13 componimenti. La cosa non stupisce vista la passione per il paesaggio che, per altro, è affine proprio alla forma dell’haiku e il risultato è piacevole. Belle sono infatti le immagini impressionistiche che ci colpiscono col pennellate delicate: “E sempre sola / in giardino coi fiori/ colgo pagine…”; “Lampi estivi / or s’attende invano / la fresca pioggia. ; “Ali aperte / un fiore le accoglie / sembra grato”; “Fiore d’inverno / tra le pietre di strada / la mia sorpresa”. (Pag. 98 e 99).

…..Infine l’ultima sezione è dedicata alle “emergenze umanitarie” a testimonianza del fatto che la sensibilità di Daniela Feltrinelli è ampia ed aperta. Così, sempre col suo stile misurato, connotato da visioni naturalistiche, ma ferma sul suo obiettivo di risvegliare l’indignazione civile, Feltrinelli ci parla di “Corpi tra le onde” (pag. 103) per ricordarci le tragedie dei migranti:
Corpi umani tra le onde / ancora vivi! / Straziati/ annegati / naufraghi / come tutti noi siamo!” (Pag. 104), dove la scelta del punto esclamativo finale esprime, teatralmente, la sua indignazione. Oppure ci invita a guardare con occhi diversi “La donna del futuro”: “E’ lei / la giovane donna che viene / e avanza decisa / nel nostro mondo e nel suo. / Viene da un mondo lontano / e ha camminato per mesi / ha attraversato deserti e mari / aggrappata soltanto a un’idea…” (pag. 105).
Feltrinelli si sofferma sul tema della violenza sulle donne: “Un cielo bianco ostinato / occlude la via dei sogni di una bambina” (pag. 106); poi chiude la raccolta dolcemente, ma con commossa malinconia ricordando i bambini del ghetto di Terezin. “Guardate i loro disegni, / leggete le loro poesie: vedrete coi loro occhi incantati e disperati, / sentirete con le loro parole palpitanti di umanità / il profumo delle vita e della libertà…” (pag. 111).

…..Il profumo della vita e della libertà: è questo l’approdo del lungo viaggio che Daniela Feltrinelli ci invita a fare seguendo il suo percorso poetico nell’incanto dell’onda che ci avvolge ed affascina.

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autrice
Daniela Feltrinelli, è nata e risiede a La Spezia. “L’incanto dell’onda” è la sua seconda opera letteraria. Nel 2018 ha esordito con la silloge “Isole Vicine” interamente dedicata al suo intimo connubio con le isole del Golfo dei Poeti e alle emozioni che la loro selvaggia bellezza (da preservare) le suscita.
Sono innumerevoli i premi letterari che il suo libro d’esordio ha conseguito in molte parti d’Italia, in particolare a Firenze, Poppi (AR.), Siena, Ferrara ma anche in Lunigiana e nel nostro Golfo.
Alcune poesie presenti nel libro
“L’incanto dell’onda” hanno già ricevuto degli ambiti premi letterari in particolare: “Isole-Tra Palmaria e Tino a volo d’uccello”, 1° premio alla poesia inedita nel concorso “A vento e sole”, “La casa nella roccia”, premio speciale della giuria nel concorso La Ginestra di Firenze 2019, “Corpi tra le onde”, menzione di merito nel concorso Giglio Blu di Firenze 2019, “Disegni a Terezìn”, premiata nel concorso “Dimensione donna” 1997.

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