“Linea di Galleggiamento” di Luca Bresciani
(Edizioni LietoColle, Faloppio (Como), 2020)

…..Partiamo dal principio, dalla poetica del nostro autore: “Io gioco con la lingua/con le mie viti a stella/e la voce diventa coro/nell’universo del palato” (pag. 38) e ancora “La poesia non salva le persone/ma il bene delle cure dimenticate/ e diventa il mercato d’antiquariato/ di ciò che non abbiamo compiuto” (pag. 39). In questa dichiarazione di poetica possiamo riconoscere alcuni degli elementi chiave della poesia di Luca Bresciani.

…..Il poeta è consapevole di dover “costruire linguaggio”, unendo sforzo “fisico” e metaforico, e Bresciani lo fa appunto partendo dalle cose di tutti i giorni. Le parole per lui sono viti a stella che tengono insieme le parti di questa costruzione che ora si specchia, ora amplifica, altre volte deforma, ricompone e scompone, a seconda delle scelte del poeta, l’apparentemente insignificante della realtà.
C’è in questa poetica la consapevolezza che la poesia col suo linguaggio specifico può salvare qualcosa di essenziale, qualcosa che riguarda la cura di noi, degli altri e del mondo soprattutto perché ci rende attenti non solo e non tanto a ciò che accade, ma a ciò che non accade, a ciò che potrebbe accadere tra le pieghe dell’abituale. Forse è per questo che, dal punto di vista dello stile compositivo, la poesia di Bresciani è come un rivedere la vita alla moviola, una sorta di rallentamento del flusso delle cose, dei gesti, delle emozioni.
Ciò determina una forma interessante di straniamento che coglie l’esistenza, anche quella più banale, nello stupore, talvolta angosciato, altre volte disincantato oppure ancora ironico del suo darsi nei piccoli gesti quotidiani, nelle nevrosi dei nostri riti, nelle nostre abitudini.

Le mani accecate dal sapone
non sanno chi andranno a salvare
se un coltello o una tazza
l’appetito o la pienezza.

Meglio una fitta nell’equilibrio
che la fermezza dell’abbandono
e si deforma lo scolapiatti
per accogliere tutti.
(pag. 13)

…..Lo sforzo che si coglie in questi testi è quello di dare forma poetica all’insignificanza delle nostre vite che così rivela la sua drammaticità (anche nel senso di azione) come la possibilità di riscatto, di liberazione.
La poesia di Bresciani è naturalmente anti-retorica, ma non è narrativa o prosastica; la sua poesia è intrinsecamente anti-lirica, ma niente affatto descrittiva. C’è uno slancio verso un linguaggio “altro”, mimetizzato in un linguaggio “prossimo”, che però non nasce dal rifiuto della forma o dal respingimento di un impegno meta-linguistico; c’è un’ossessione definitoria, una voglia di sentenze, quasi una volontà di fissare dei punti fermi, ma che si esprime in passaggi che non disdegnano il tono enigmatico oppure il caustico rovesciamento del senso comune.

Le braccia si perdono
E i gesti rimangono.

Un inverno inverso
dove i rami si scollano
e le foglie continuano ad avanzare
in una mischia di primavere.

La meta è essere
prima di diventare
lasciando i frutti
senza essere fecondi.
(pag. 32)

…..Bresciani è a volte sospeso nel vuoto di una contorsione metaforica e metafisica (nel senso letterale del termine), altre volte è come un cacciatore in agguato nell’attesa di cogliere il lampeggiare di un pensiero proprio nell’istante del suo passare; molto spesso si serve di descrizioni fondate sulla tecnica che i filosofi chiamano della “doppia descrizione”, per analogie di oggetti distanti, così da far dire che nella sua poesia conta moltissimo il modo di dire le cose, di porgere il verso in maniera che la forma si rovesci in sostanza e la sostanza si faccia a sua volta forma poetica. Forse è questa la vera linea di galleggiamento che poi dà il titolo al libro.

Sotto le fughe dei pavimenti
Condividiamo urgenze e bisogni
E succede lontanissimo dagli occhi
Quello che non accade guardandoci.
(pag. 18)

…..Certo, si tratta di una poesia, specie nei testi della prima parte del libro (da pag. 13 a pag. 35) che pare scritta sulla linea di confine tra la veglia e il sonno, tra la coscienza e l’incoscienza, una poesia che è fatta di tracce, d’indizi della coscienza ancora da decifrare. E credo che il vero “galleggiamento” stia proprio in questa volontà di tenere insieme mondi distanti, di far convivere linguaggi e significati diversi nella stessa pagina, in ogni singolo verso.
Siamo di fronte ad una poesia che ottiene un “senso” nella misura in cui la si coglie nell’insieme della sua costruzione e della sua architettura. Certamente vi sono versi importanti e netti, come scolpiti; ma è il sistema poetico, la macchina, l’oggetto globale che colpisce in Bresciani che sta alla scrivania come in un negozio di ferramenta (cfr. pag. 38), lui che, da bambino, giocava all’impiccato ed “eravamo già dei poeti/ne bianco sotto i costumi/ a sgranare l’alfabeto/ come fosse un rosario” (pag. 37)

…..I poeti, e noi tutti con loro, sono e siamo “atleti dell’illusione” (20), presi dalla paura “di non sapere come si ama” (pag. 21); per noi “è savana la colazione/ offrendo la gola al telegiornale” (22), abbiamo sempre “poco tempo per sedimentare/scambiando un segno di luce” (pag. 25) e non ci accorgiamo che “l’infinito è area di sosta/pollice di autostoppista” (pag. 26).
Il fatto è che l’esistenza ci dice che “io sono l’eco di una fuga” (pag. 28) e che “Servire la propria esistenza/ è addestrarsi alla penombra” (pag. 30). Ma “disegnare frecce/ è il nostro modo di resistere” (pag. 33) ed “Ogni persona incontrata/ è il seme di una linea/ e vivere è unire i punti/ come nei giochi enigmistici” (pag. 35) visto che , e qui c’è un salto di tono e un cambio di passo, “L’infinito esige radunanza/per non svanire nel nulla” (pag. 34). E da qui partono una serie di testi in cui il tono si apre a prospettive diverse.

…..Emerge infatti un colore poetico che, senza rinnegare il proprio dettato formale e strutturale, rivela altri temi, magari più etici, persino quasi attraversati da una forma di saggezza inattesa E’ come se Bresciani ci indicasse la necessità di una postura attiva, propositiva, come se ci dicesse che non si deve mai rinunciare a tentare di trovare una nuova via. “Nessuno assomiglia a nessuno/ nella menzogna dell’equilibrio” (pag. 41): va bene dunque galleggiare, ma non si dimentichi che occorre scegliere: “chi vive senza un termine/ lentamente diventa vortice” (pag. 42); e ancora “Concediamoci di dire:/l’ultimo accenda da luce/ e l’attesa nella penombra/ primo piano di scintilla” (pag. 43); “C’è sempre dello spazio/ tra porta e pavimento:/ una nota in calce al cielo/ che dice non sei solo” (pag. 44).

…..Il nostro compito, per il poeta Bresciani è di evitare le curve senza memoria (cfr. pag. 47) e di “risalire al seme/ per tornare un’occasione/ e la memoria delle braccia nelle braccia/ a duplicare la semina della salvezza” (pag. 48) perché “fondamentale è il chiaro che resta” (pag. 49) che alla fine, dopo un lungo giro, torna sul pontile di Viareggio “radice finale della terra”. Ma alla fine abbiamo imparato che “la libertà non ha indirizzi” (pag. 52).

…..In questa seconda parte del libro il dato esperienziale si fa forma sommessa di ricerca di saggezza, richiesta di attenzione morale che ci dice appunto che la consapevolezza del negativo “non si trasforma mai in compiacimento del negativo” (come scrive Paolo Maccari nella sua Postfazione). In ogni caso, per noi resta più intrigante quella ricerca poetica, inquietante e misteriosa non certo scevra di afflati etici magari meno espliciti, che ritroviamo nei versi (pag. 17) in cui è contenuto il titolo della raccolta:

Il corpo si costituisce
otto ore a notte
e la pena si sconta su un fianco
diventano la metà di un uomo.

E’ trapianto la parte mancante
in chi è spezzato dalle onde
e ha per linea di galleggiamento
la cicatrice di uno scudiscio.

…..Stefano Vitale

@@@

…..Note sull’Autore
…..Luca Bresciani (Pietrasanta, 1978) ha pubblicato le seguenti raccolte di versi: Lucertola (Edizioni del Leone, 2011), Modigliani (Lietocolle, 2015), L’elaborazione del tutto (Interno Poesia, 2017) e Canzone del padre (Lietocolle, 2018).
Le sue poesie sono ospitate in molti siti letterari tra cui Poetarum Silva, Atelier Poesia, Interno Poesia, Perigeion, Poesia del nostro tempo, Laboratori Poesia, I poeti sono vivi e sul quotidiano la Repubblica.
Linea di galleggiamento è risultata tra i vincitori del premio Guido Gozzano 2019 e Anna Osti 2019 sezioni “silloge inedita”.

***

 

CONDIVIDI