NON ERA IL PRINCIPE AZZURRO – I belli del Risorgimento mariti improbabili
di Giusi Audiberti (Neos Edizioni)

Continuare a dire che non ci sono più lettori mi sembra davvero uno sproposito: come già in altre occasioni ho sostenuto, non ci sono più consumatori di una certa editoria. Quando vengono immessi sul mercato migliaia di libri del tutto inutili, anche il lettore più attento subisce – seppure in forma minore – le problematiche di chi cerca qualche testo che possa in qualche modo nutrire la propria mente. Per non parlare del nutrimento dell’anima!

I libri, infatti, dovrebbero seminare nel lettore sprazzi di saggezza che, risvegliando nell’inconscio immagini archetipiche, potrebbero collegarci a quel codice genetico padre di un sapere ben più profondo del mero gioco intellettuale della nostra mente.
Se però le grandi case editrici invadono lo spazio nelle poche librerie (e nelle loro vetrine da cui si può essere attratti senza essere fagocitati all’interno) che ancora resistono all’assalto della distribuzione on-line; se la micro-editoria cerca di offrire il proprio prodotto (solitamente ai pochi interessati oltre all’autore e ai suoi familiari) ma a volte davvero interessante e disgraziatamente sommerso, il grande magma di pagine e pagine in cui ci si imbatte ci dà un panorama in cui non è semplice districarsi.
Fa piacere però che ci siano luoghi dove si possono incontrare autori non necessariamente provvisti di quella pomposità tipica del ricercatore depositario dell’autentico “sapere”: nella sede dell’Associazione Immagine per il Piemonte presieduta da Vittorio Cardinali.

Come superare il problema dell’identificazione di qualcosa di nuovo da leggere?
Principalmente con il passaparola: “Hai letto Non era il principe azzurro della Audiberti? È edito dalla Neos” e contiene diverse linee guida.

In prima istanza il titolo intrigante: chi non ha sognato il principe azzurro che ci veniva a rapire sul cavallo bianco? Se poi, passata l’età delle illusioni, ci siamo trovate sposate con quello che abbiamo eletto a principe nel nostro cuore, abbiamo scoperto che il sogno comprendeva come minimo la di lui famiglia; a volte il premuroso cavaliere senza macchia e senza paura nell’intimità era diverso dalle aspettative; il principe, poi, doveva imparare l’arte del regnare, impegno leggermente più gravoso di quanto avremmo voluto…. e noi abbiamo imparato la difficile arte dell’essere donna/moglie oggi. Per le eroine di questo saggio la vita si è svolta in modo diverso.

Secondo punto focale è il nome dell’autore, in questo caso autrice.
Giusi Audiberti è una di noi, una donna appassionata di storia del Piemonte vista spesso “dalla parte delle bambine”: una donna che nel volontariato ha trovato il modo di avvicinare alla cultura persone di tutti gli strati sociali, preoccupandosi poco del giudizio di chi crede di essere tenutario della verità storica. Lei è in grado di fare ricerche approfondite dichiarandosi “Topo da archivio”; di porgere sia parole scritte sia orali con gentilezza e soprattutto con un’esposizione chiara, senza supponenza o noiose caratteristiche saggistiche.

Terzo motivo di notevole importanza è la casa editrice Neos: Silvia Ramasso è una giovane donna che mi piace immaginare come un grande cedro dalle radici ben piantate nella terra, e i rami che si allargano per offrire riparo alla calura estiva. Una conifera simbolo dell’eternità e incarnazione della bellezza; un albero dedicato ad Artemide, divinità protettrice di un femminile non sottoposto al patriarcato.

Avessi trovato in libreria questo libro lo avrei sicuramente comprato e soprattutto letto con voracità perché:
ci consegna un panorama del Risorgimento italiano da un punto di vista emotivo, cioè con le dinamiche interpersonali molto definite, ma con un distacco che solo un’autrice che conosce bene la Storia e i «gossip» può permettersi di fare.
Perché, lasciatemelo dire, è scritto in un italiano elegante, con la giusta punteggiatura e periodi calibrati, cioè di lettura scorrevole; cosa che di questi tempi non è proprio così comune.
Perché anche quando descrive Virginia, la Contessa di Castiglione, non ne giudica la parte meno trasparente; anzi, fa emergere l’uso che di lei ne hanno fatto i vari politici e le situazioni.
Perché Giusi Audiberti sta appunto quasi sempre «dalla parte delle bambine» nonostante la rigorosa professionalità nell’affrontare l’argomento: la Storia è scritta dai vincitori (solitamente uomini) e solitamente ciò che appare non è proprio la realtà cristallina…
Perché anche se per Costantino Nigra e Massimo d’Azeglio il loro non è stato quel che si suol dire un matrimonio d’amore (le famiglie delle mogli hanno dato loro una maggiore visibilità sociale), questi matrimoni d’interesse vengono trattati con la giusta, ironica descrizione di un ruolo femminile che, nella società ottocentesca, non prevedeva grandi libertà.

Infine perché mette in luce quella realtà (in molti casi nascosta ma non per questo meno vera) della vita di uomini che hanno fatto l’Italia, eroi del Risorgimento, ma mariti che l’eufemismo “improbabili” è certamente un termine molto edulcorato: le mogli che hanno vissuto un momento storico così importante sono state donne la cui l’autostima è stata ampiamente calpestata.

Chicca Morone

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