“Note dal silenzio” di Anna Beer
(EDT, Torino, 2019)

“Note dal silenzio”
Le grandi compositrici dimenticate della musica classica

…..Che cosa è necessario per diventare un grande compositore? Ovviamente, il genio è fondamentale. Così come lo sono la formazione musicale e lo studio assiduo della composizione. Di norma, poi, al grande compositore servono un incarico professionale e l’autorità, i guadagni e le opportunità che quell’incarico offre. Un grande compositore deve inoltre poter accedere ai posti dove si suona e si fa circolare la musica. E, soprattutto, ha bisogno di mogli, amanti e muse che sostengano, spronino e ispirino i suoi grandi successi. Ma c’è anche una risposta più semplice a questa domanda: bisogna nascere uomo.

…..In questo libro Anna Beer, scrittrice inglese e storica della cultura, racconta la storia di otto donne meravigliose che hanno raccolto la sfida di presentarsi come creatrici e compositrici di brani musicali, e non come esecutrici o interpreti virtuose. Una dopo l’altra, in periodi storici e contesti culturali diversi, dalla Firenze del Rinascimento alla Londra del Novecento, ciascuna di esse ha fronteggiato le ideologie e le consuetudini che cercavano di escluderle dal mondo della creazione musicale.
Il libro ci racconta dei fallimenti, delle rinunce ed anche dei successi di compositrici donne che hanno avuto enormi difficoltà per trovare uno spazio nel mondo “maschilista” della musica. E questo attraversando tutte le epoche e le diverse situazioni storiche dove però era rilevabile un’invariante: le discriminazioni verso le donne in quanto tali, e soprattutto la svalutazione delle donne in quanto compositrici.

…..Il libro si legge come un romanzo, naturalmente attento alle fonti storiche, che ci fa incontrare Francesca Caccini (1587-1640) e Barbara Strozzi (1619-1677) che cercarono di affermare il loro talento venendo però emarginate dall’ambiente culturale sociale in cui vivevano.
Poi è la volta della storia di Elisabeth Jacquet de la Guerre (1665-1729) musicista e compositrice di grande capacità e professionalità che certo riuscì a farsi apprezzare alla corte parigina di Luigi XIV, che scrisse alcune delle opere per clavicembalo più significative della sua epoca, ma che dovette sempre in qualche modo sacrificare questo talento ai suoi doveri di donna.

…..Il viaggio continua con Marianna Martines (1744-1812) che a Vienna conobbe Metastasio, Nicolò Porpora ed il giovane Haydn. Marianna faceva parte di quel mondo culturale che la musica di Mozart avrebbe in un certo senso superato, ma lei era musicista e compositrice, grande organizzatrice di serate musicali e concerti privati costretta comunque ad un’esistenza angusta, limitata.
Grandissima e tristissima invece la vicenda di Fanny Hensel (1805- 1847), sorella di Mendelssohn, straordinario talento musicale che dovette sacrificarsi per la carriera del fratello Felix, genio incedibile, ma senz’altro sostenuto apertamente dalla ricca famiglia in quanto maschio. La vita domestica e il matrimonio fu il destino della sua vita, lo stesso Felix era geloso della bravura della sorella di cui sempre disapprovò l’ardire di pubblicare opere. Fanny era posseduta da un profondo desiderio di musica, ma dovette assoggettarsi ad un ambiente che considerava invalicabile il confine tra “musica maschile” e “musica femminile”. La donna doveva rimanere cortigiana oppure custode delle mura domestiche anche perché “oggettivamente” inferiore.

…..Clara Schumann (1819-1896) nata Wieck non si sentiva affatto inferiore. Amava Robert e il suo genio musicale, lo sposò anche contro la volontà del padre, scriveva musica e il marito le sottoponeva le sue geniali composizioni, suonava magnificamente il pianoforte tanto che sarebbe diventata la più grande pianista e concertista del suo tempo.
Ma doveva stare un passo indietro, tutto ciò che apparteneva e nasceva dal suo genio doveva restare un passo indietro, nell’ombra. E intanto doveva sacrificarsi, fare figli , accudire il marito che beveva, giocava d’azzardo e divenne pazzo probabilmente per una sifilide. Lei era preposta a far si che nulla interferisse con la piacevole (e tormentata) vita d’artista, del grande Robert di cui sarebbe divenuta la custode della sua eredità musicale e artistica. Lei riuscì di realizzarsi almeno come interprete, come pianista eccelsa, ma mai poté essere, e lei l’avrebbe potuto, una creativa. Ad una donna ciò non era permesso. Lei stessa poco prima di sposare Robert scrisse: “Un tempo credevo di avere un talento creativo, ma ho rinunciato a quest’idea. Una donna non deve aspirare a comporre. Non ce n’è mai stata una capace di farlo, perché dovrei riuscirci io?

…..Lili Boulanger (1893-1918) fa un passo oltre. Nata in una famiglia di musicisti, mostra precocissima la sua predisposizione musicale. Allieva di Gabriel Faurè e poi di Alphonse Hasselmans impara a suonare il pianoforte, il violino, il violoncello, l’arpa e persino l’organo. Entra al Conservatorio di Parigi nel 1909 e sarà la prima donna a vincere nel 1913 il prestigioso “Premio Roma” di composizione musicale. Ma ha una salute fragile che la porterà alla morte a soli 24 anni. Lili rappresenta così l’immagine della sofferenza, dell’infermità che tuttavia cerca di farsi spazio da professionista in un mondo dominato dagli uomini. Boulanger è sul confine: quello tra realtà borghese e semiprofessionale nel quale erano appunto confinate le donne e quello del mondo pubblico e professionale della composizione e dell’opera lirica. La sua determinatezza, la sua preparazione riuscirono a mostrarsi solo in parte: anche a causa della malattia, Lili restò sul limite.

…..Fu Elizabeth Violet Maconchy a superarlo (1907-1994). Iniziò gli studi musicali a Dublino e da sempre restò legata a quella dimensione culturale nazionale. Nel 1923 si trasferì a Londra studiando con Charles Wood e Ralph Vaughan Williams. Le sue prime composizioni mostrarono le influenze delle scuole nazionali europee e di Bartok in particolare sino a quando nel 1930 ricevette un primo riconoscimento con il suo Concerto per piano e orchestra e poi della cantata “The Land”.
Riuscì a costituire un gruppo di giovani musiciste donne, praticamente escluse dalla vita musicale e compositiva, per organizzare regolarmente concerti nel piccolo teatro del Ballet Club di Notting Hill a Londra. Sposò William LeFanu ed ebbe due figlie. Maconchy fece molto per migliorare le condizioni dei compositori, essendo stata eletta presidente della Composers Guild of Great Britain nel 1959, posizione che ricoprì per diversi anni. È stata anche Presidente della Society for the Promotion of New Music. Maconchy era una socialista, e il suo attivismo si estese per sostenere la parte democratica / repubblicana, ad esempio, nella guerra civile spagnola.
Elisabeth fu sempre animata da un’idea di riscatto, dalla necessità di combattere per ottenere quel che desiderava, per affermare il proprio talento e le proprie idee. Oggi le sue opere sembrano essere scomparse dai programmi delle sale da concerto.

…..Un libro quindi serio e ricco di suggestioni, che non si perde in una prevedibile discorso “femminista”, ma che mostra un lato oscuro, poco frequentato della storia della musica. E lo fa con ricchezza di documentazione e , soprattutto, con uno stile narrativo e scritturale coinvolgente.

…..Stefano Vitale

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