“Spiegate alle vele” di Rodolfo Cerè.
La convincente prova d’esordio di un giovane aforista ticinese
(LietoColle Edizioni, 2019)

Storicamente, il Canton Ticino ha offerto un contributo non secondario allo sviluppo dell’aforisma in lingua italiana. Ricordiamo almeno due nomi: il filologo e teologo di stretta osservanza cattolica Romano Amerio (1905-1997) e l’economista, nonché direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale, Carlo Gragnani (1910-2010) – compresi ambedue nel fondamentale Scrittori italiani di aforismi dei Meridiani Mondadori (2 voll., 1994 e 1996), a cura del prof. Gino Ruozzi, massimo studioso del genere letterario nel nostro Paese.

La Svizzera Italiana ha espresso recentemente anche un altro scrittore di forme brevi, tuttora attivo e di assoluto rilievo, come Mario Postizzi, impostosi nel 2010 nel più prestigioso premio aforistico italiano, il ‘Torino in sintesi’, del quale è doveroso citare almeno le brillanti, sottili, malinconiche raccolte Hommelettes e Una lama tra le nuvole, pubblicate entrambe da Aragno Editore.

Giunge ora dalla limitrofa Confederazione una nuova voce, originale e promettente, quella di Rodolfo Cerè (Mendrisio, 1979). Il giovane ticinese non può essere considerato, a stretto rigore, un debuttante assoluto: una scelta di suoi aforismi dal titolo Crisma di Aforisma compariva già nella significativa antologia ‘Geografie minime’, a cura di Sandro Montalto (Joker, 2015), che offriva un panorama quanto mai vario e completo dell’odierna attività aforistica, raccogliendo un numero notevole di autrici e autori, sia già affermati che emergenti. Cerè ha, inoltre, appena vinto l’ambìto concorso ‘La lingua del Girasole’ (edizione del 2019), primo riconoscimento ufficiale attribuito a una sua composizione aforistica.

I bei disegni che corredano questa sua silloge d’esordio, essenziali e ispirati, sono di un illustratore d’eccezione, il Maestro (e mentore di Cerè) Alberto Casiraghy (1952) – liutaio, pittore, poeta, aforista, nonché fondatore delle note, preziose Edizioni Pulcinoelefante (che stampano ‘mini-edizioni per libridinosi’) – sulla cui figura, fra l’altro, verte in larga misura il bellissimo documentario Il fiume ha sempre ragione, diretto nel 2016 da uno dei più importanti registi cinematografici del nostro Paese, Silvio Soldini (un altro svizzero-italiano!), autore di film quali Un’anima divisa in due, Pane e tulipani e Agata e la tempesta, per non citare che i più noti.

Entrando nel dettaglio di “Spiegate alle vele”, la silloge espone con scabra, esemplare stringatezza una condizione esistenziale – quella dei giovani d’oggi – fatta di reiterate difficoltà economiche, precarietà lavorativa, cocenti delusioni ideali, e connotata da un tenace e diffuso disagio, espresso in toni spesso polemici, quando non esplicitamente sdegnati, nei confronti di una contemporaneità quanto mai ingrata, stolidamente glamour, irriducibilmente votata al profitto e intrisa di un’onnipresente, ossessiva, irrinunciabile tecnologia:

“Sono così diviso da vivere sul confine delle mie metà.”
“Più che un custode della verità, mi sento il portinaio del dubbio.”
“Sull’amore tutti hanno qualcosa da dire, e qualcosa da tacere.”
“Ci si mette volentieri nei panni degli altri, se sono firmati.”
“Le morti bianche contengono qualcosa di oscuro.”
“L’equilibrista moderno passa la vita sul filo della rete.”
“È logico che le strumentalizzazioni siano orchestrate.”
“Ci si salva solo in rubrica.”

Pagina dopo pagina, il giovane aforista smaschera, con una giusta dose di perfidia, le ipocrisie imperanti, iniettando i propri sagaci veleni:

“Il peso delle parole comprende anche la tara.”
“I noccioli della questione sono poco digeribili.”
“Le fonti letterarie possono essere inquinate.”,

anche se, a stemperare il ritmo teso e fortemente risentito della raccolta, compare qua e là qualche spunto vagamente zen:

“Se il tempo vola, può anche precipitare?”
“Cerco il silenzio in un’altra lingua.”
“Sarà il vento a spostare il confine fra le nazioni.”

Conferiscono un tono – almeno apparentemente – più disteso alla silloge anche alcuni riusciti e gustosi calembour, mai però fini a sé stessi, che in definitiva ne suggellano il clima tendenzialmente pessimistico:

“Non accendo un mutuo perché ho paura di scottarmi.”
“Mi appartengo, ma solo a rate.”
“I lati oscuri, sono messi in cattiva luce?”
“I giorni spesi non sono rimborsabili.”

Al tirar delle somme, una silloge lucida ed equilibrata, che non manca di una propria sostanziale unità. Al netto di qualche veniale incertezza, “Spiegate alle vele” rivela un talento con ampi margini di miglioramento, meritevole di essere coltivato negli anni con umiltà e tenacia. Del resto, se consideriamo che la forma breve, salvo sporadiche eccezioni, è un genere praticato principalmente da persone (non necessariamente letterati) in non più verde età, colte nell’atto di tirare le somme della propria varia e vasta esperienza di vita – e che, per es. (caso limite, certo), la carriera aforistica del sopraccitato Carlo Gragnani, luganese d’adozione (ma livornese di nascita), si svolse dai 78 ai 100 anni di età – si capirà come la precocità dell’ispirazione del Cerè lasci intravedere doti non comuni, da svilupparsi, naturalmente, ma tali da indurre fin d’ora gli ‘addetti ai lavori’ a seguirne con attenzione le future, auspicabili testimonianze.

Amedeo Ansaldi
(da “Scenario”, 8/11/2019 – “http://www.inscenaonlineteam.net/)

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Note sull’Autore
Rodolfo Cerè nasce a Mendrisio nel 1979. Ha trascorso la maggior parte della sua esistenza in quel territorio tra laghi e monti che si estende da Como a Lugano. 
Chef di professione, coltiva l’espressività creativa nel quotidiano, attraverso la ricerca poetica del cibo e nel nutrimento delle parole. Vive, cucina e scrive a Zurigo.

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