“IL CASO WEBERN. Ricostruzione di un delitto” di DARIO OLIVERI
Prefazione di Roberto Andò
(Edizioni Curci, Milano, 2021)

…..In una tiepida sera di settembre, un uomo esce nel giardino di casa: lo sfregamento di uno zolfanello, la punta rossa di un sigaro nel buio e, come risposta, la fiammata di una pistola. Pare la scena iniziale di un thriller, l’incipit di un racconto giallo. Sono invece gli ultimi istanti di vita di uno dei più grandi compositori del Novecento, Anton Webern (1883 – 1945), la cui morte, avvenuta a Mittersill, in Austria, il 15 settembre 1945, è coperta da ombre, dubbi, reticenze, omissioni e dimenticanze come se si trattasse, appunto, della fitta trama di un noir.

…..Cinquant’anni dopo la tragedia, tre intellettuali palermitani – un regista, Roberto Andò, e due musicologi, Piero Violante e Dario Oliveri, hanno ripercorso la vicenda attraverso le testimonianze dei superstiti, le carte e i documenti abbandonati, per raccontare la verità su quella notte. Un musicista schivo, riservato, rigoroso la cui vita è trascorsa tra le incomprensioni della platea e il livore distruttivo del nazismo, tra la ferma vocazione artistica ed una vita apparentemente normale. Su questa vicenda esiste oggi un documentario di Andò, un’antologia di saggi curata da Violante e questo libro, “Il caso Webern”, di Dario Oliveri.

…..I libro di Dario Oliveri ricostruisce così le circostanze di quella morte attraverso i documenti disponibili e le dichiarazioni dei testimoni oculari. Sullo sfondo uno dei periodi più complessi della storia: l’ascesa e la fine del nazismo, la cultura europea tra le due guerre, i primi passi della ricostruzione post bellica.
La prima parte del libro procede per cerchi concentrici: l’episodio della morte di Webern è riproposto più volte sulla base di diverse testimonianze. E’ come se in un film avessimo modo di rivedere la stessa scena, ma da angolazioni differenti, con gli occhi dei vari testimoni. La base sono quindi le testimonianze dirette e indirette oppure i documenti ufficiali e quelli meno ufficiali.

…..In quella notte del 1945, Mittersill, un paesino del salisburghese, è stato occupato dalle forze americane. Webern, fuggito da Vienna vi si era rifugiato. Lì viveva anche il genero del compositore Benno Mattel. Già fervente nazista, questi faceva allora parte di coloro che avevano seppellito la divisa del Reich per essere pronti a sposare la nuova causa e si era dato da fare col mercato nero. Un poco di buono, forse solo uno che si adattava e cercava di sopravvivere, non un tipo facile in ogni caso.
Due militari americani, un ufficiale e un cuoco, si recarono nella casa di Mattel dove, per una semplice coincidenza, era presente anche Webern invitato a cena con la moglie. Nelle concitate fasi dell’arresto, ecco quindi la sequenza iniziale: il musicista va all’esterno per non disturbare la consorte con il suo sigaro, lo accende e viene fulminato da tre colpi di pistola. Ha la forza di raggiungere la camera da letto, ma giungerà cadavere in ospedale. Al cuoco, responsabile della sparatoria, in quel clima politico ancora caotico, saranno inflitti solo alcuni giorni di punizione. La vicenda sarà insabbiata.

…..Come detto, questa scena Oliveri ce la fa rivivere più volte, come in un ripetuto flashback che ogni volta aggiunge un particolare, corregge un’inesattezza, utilizzando ora una lettera, ora un documento e soprattutto il lavoro condotto da Hans Moldenhauer, musicologo anch’egli, a cui Webern deve molto della sua postuma fama.

…..La ripetizione, la variazione sono tra l’altro tra i pilastri della struttura compositiva della musica di Anton Webern così come ci aveva mostrato bene Adorno nei suoi saggi. Ma l’idea della ripresa dei fatti ha anche l’effetto di sottolineare come Webern finisca vittima di un destino che non poteva controllare, lui che aveva sempre vissuto la sua musica come qualcosa di rigoroso. Fu lo stesso Webern ad annotare in un taccuino che “vivere è difendere una forma”.

…..Questo è anche il titolo del capitolo dedicato ad un articolato e toccante ritratto di Webern. Qui Oliveri si sofferma sulla vita del compositore, ci racconta della sua timida eleganza, del suo riserbo. Webern era un uomo semplice che sentiva forte il desiderio di isolamento per sé e la sua famiglia, in una casa modesta e senza alcun fronzolo, ed aveva la consapevolezza amara di essere sottovalutato e osteggiato. Webern non si era mai iscritto al partito nazista, diversamente dal figlio per altro poi ucciso in guerra e diversamente anche dalle figlie che furono coinvolte, per certi versi, in quei cupi tempi. Webern viveva in nazismo da uomo comune, facendo parte, in fondo (malgrado i suoi precedenti legami con la socialdemocrazia) di una massa anonima dalla quale si distaccava per la sua musica.
Apprezzato direttore d’orchestra, compositore riservato, ma innovativo, anche se poco seguito dal pubblico, Webern cercò in ogni modo di isolarsi dal presente. La sua isola erano appunto gli affetti famigliari e la sua musica. Webern viveva una sorta di resistenza passiva, comunque preferiva sottrarsi, sentirsi esiliato in patria piuttosto che entrare in conflitto: lui che era per natura un uomo pacifico.

…..Le pagine di Oliveri per descrivere questi aspetti della vita e del carattere di Webern sono tra le più belle ed intense del libro. Esse ci danno conto anche delle storie di altri musicisti: ricordiamo, tra gli altri, Richard Strauss e Wilhelm Furtwängler che invece ebbero purtroppo molti legami col nazismo oppure citiamo Schönberg costretto a fuggire dall’Austria perché ebreo (mentre altri furono perseguitati, deportati). Ciò ci permette di leggere anche delle vicende storiche dell’Austria sino alla fine della guerra con la conquista della capitale da parte delle truppe sovietiche. Da qui emerge poi un ritratto di Anton Webern come artista di coerenza assoluta, destinato a diventare un autore di culto per la nuova generazione dei compositori d’avanguardia degli anni Cinquanta e Sessanta.

…..Webern fu allievo di Guido Adler a Vienna, ove nel 1906 si laureò in musicologia con una tesi sul Choralis Constantinus di Heinrich Isaak, compositore vissuto tra la fine del 400 e l’inizio del 500. Dal 1908 studiò composizione con Schönberg al quale rimase profondamente legato per tutta la vita, collaborando con lui dal 1918 per l’organizzazione dei concerti della Verein für musikalische Privataufführungen.
Webern fu così a contatto con i più autorevoli esponenti del movimento espressionista e tra il 1908 e il 1920, poi fu maestro sostituto a Vienna, Teplitz,  Danzica e Strettino e Praga, infine dal 1927 direttore stabile dell’orchestra di Radio Vienna. Dopo l’Anschluss del 1938 visse come detto in un isolamento quasi totale e durante l’occupazione nazista dell’Austria la sua musica fu proibita come “arte degenerata”.

…..Webern fu inizialmente influenzato dalla musica di Schumann, Brahms, Wagner Strauss ed era un grande ammiratore delle musica di Mahler ed a lui si ispiravano parte delle sue prime composizioni, quelle forse più eseguite oggi nei programmi da concerto. Fu poi attratto dalla personalità e dalla concezione musicale di Schönberg, applicando con rigore alla propria musica i principi della tecnica dodecafonica. Sotto la diretta influenza di Schönberg nacquero i Lieder op. 3 (1907), poi nel 1908 la Passacaglia op. 1, in cui rivelò la tendenza a sottolineare certi valori sonori caratterizzati da una particolare struttura contrappuntistica che sarà poi tipica della sua maturità.
La sua musica certamente non è facile, musica che per molti versi ha perso la sua battaglia. Ma il contributo di Webern è particolare: fatto di composizioni brevi, aforismatiche, rigorose, estremamente poetiche, immerse in uno spazio sonoro assoluto, astratto.

…..Il lavoro di Dario Oliveri è un esempio di felice coesistenza tra generi diversi e multidisciplinarietà. Non è un testo per addetti ai lavori e musicologi, non è un saggio storico, non è un racconto letterario: ma un’opera che li contiene tutti. Oliveri racconta gli ultimi momenti di vita di Webern sotto la suggestione, denunciata in esergo, di Sciascia e Gadda. Indaga, come Simenon e Chandler – anch’essi citati – tra le righe delle deposizioni e dei carteggi, per approdare a un finale “aperto”. Ma attinge anche alle sue competenze di musicologo e storico della musica per raccontare sia il “personaggio” Webern, che l’artista che solo dopo la morte ha goduto di un rinnovato interesse.

…..Dalle pagine del libro di Oliveri escono le note di una musica nuova, che sfida tonalità e armonie.
E per questo andrebbe ascoltato di più e compreso in modo più vasto ed ampio.

…..Il libro è poi arricchito in appendice con l’albero genealogico della famiglia Webern, a partire dal 1850, e con la cronologia della vita del compositore. Infine troverete il prezioso catalogo delle opere, una nota discografica e bibliografica, con le indicazioni per ascoltare sul web le sue composizioni.

…..Stefano Vitale

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Ritratto di Anton Webern (Max Oppenheimer)

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Note sull’Autore

…..Dario Oliveri (1963) insegna Storia della Musica Moderna e Contemporanea all’Università di Palermo.
…..Per venti anni è stato direttore artistico dell’Associazione Siciliana Amici della Musica e attualmente coordina la Sezione musica del Festival delle Letterature Migranti. I suoi studi riguardano la musica europea nell’epoca dei totalitarismi.
…..Fra le sue pubblicazioni: Hitler regala una città agli ebrei. Musica e cultura nel ghetto di Theresienstadt (2008), Il passeggero sconosciuto. Viktor Ullmann L’imperatore di Atlantide (2020) e Il caso Webern. Ricostruzione di un delitto (2021).

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